Google non vuole lasciare nulla in dietro e si lancia nel mercato della musica digitale : questa è l’indiscrezione che circola in rete e che già avevamo da tempo preannunciato.
Il digital store avrebbe una configurazione tradizionale consentendo l’ acquisto tanto di album che di singoli brani a fronte di un corrispettivo abbonamento annuale e consentirebbe l’ascolto di brani in streaming; insomma, sembrerebbe che Google sia effettivamente pronto a porsi come alternativa ad i-Tunes nella vendita on line di brani musicali.
Certo sarebbe una grossa novità non solo per gli utenti ma anche per le case discografiche non accettano di buon grado la politica adottata dalla Apple, di mantenere i prezzi di vendita dei brani inalterati da anni.
Secondo le previsioni più attendibili rilasciate da Billboard, con un prezzo annuale di 25 dollari gli utenti pare possono prelevare la musica a loro piacimento direttamente da un cloud-server in modo da riprodurla da qualsiasi postazione essi si trovino. Su questo server gli utenti potrebbero collocare sia i brani acquistati che quelli già in proprio possesso, in modo da averli sempre a disposizione.
Non mancheranno funzioni per rendere il servizio più social, infatti, si troveranno playlist da condividere e brani da raccomandare agli amici e sarà persino possibile ascoltare un brano nella sua interezza prima di portare a termine l’acquisto vero e proprio.
Attualmente i-Tunes Music Store detiene il 70% delle vendita di musica digitale e in quest’ottica il progetto di Google verrebbe senza dubbio accolto con favore qualora fosse in grado di rappresentare un’alternativa valida al monopolio della Apple, a tutto vantaggio degli amanti della musica.
Google Music Store sarebbe poi pensato appositamente per Android, il sistema operativo per dispositivi mobili acquistato dalla società Google Inc. nel 2005, tutti coloro che utilizzano Android avranno a disposizione un catalogo musicale intuitivo da cui scaricare music e condividerla in streaming.
Però rimane una questione irrisolta il peer to peer, per il quale più volte le case discografiche hanno esercitato pressione su Google per fermare i riferimenti che portano a contenuti controversi. La soluzione che si attende è quella di capire in che modo conciliare i risultati del motore di ricerca con il negozio per la vendita di brani.
Staremo a vedere se la rivalità tra Apple e Google si amplierà al campo della musica.