Avrebbe avuto 48 anni Clifford Lee Burton, celebre bassista dei Metallica, se non fosse morto all’età di soli 24 anni il 27 settembre del 1986. Burton viene oggi ricordato per aver saputo imprimere ai Metallica quello stile inconfondibile che ha poi caratterizzato l’intera produzione della band: secondo molti Burton fu il vero fautore del successo internazionale dei Metallica, e di certo gli anni dal 1982 al 1986, furono per loro stessa ammissione, i più creativi della loro carriera.
Il 1986 fu un anno grandioso per la band: reduci dal successo del tour negli USA, i Metallica diedero il via alla tournee in Europa: il 26 settembre i Metallica suonarono a Stoccolma : quella fu l’ultima esibizione del giovane Burton . Il 27 settembre, infatti, durante il viaggio sul bus ufficiale del tour, in una strada di montagna nei pressi della cittadina di Ljungby, l’autista perse il controllo del mezzo che finì ribaltato fuori strada. Dalle lamiere uscirono indenni l’autista e tutti i membri del gruppo tranne Burton il cui corpo fu ritrovato sotto la carcassa del veicolo dai suoi stessi amici.
La causa effettiva dell’incidente non è mai stata accertata, si dice che l’autobus sia uscito di strada per colpa di una lastra di ghiaccio anche se c’è chi sostiene che l’autista quella sera fosse ubriaco. Il corpo di Burton fu cremato e al suo funerale fu eseguita ” Orion” dall’album ” Master of Puppets”; dopo la sua morte i Metallica pubblicarono l’album “… And Justice for All” nel1988, mentre l’anno prima pubblicarono un documentario-tributo intitolato “Cliff’em All: retrospettiva della vita di Burton“.
In occasione dell’anniversario della scomparsa, è uscita in italiano (grazie alla Tsunami Edizioni) la biografia del musicista, intitolata “To Live Is To Die”, scritta da Joel Mclver: l’autore e giornalista inglese si è servito di interviste rilasciate nel tempo da amici, collaboratori, dai genitori e da Corinne Lynn ( la fidanzata di Burton al momento dell’incidente), per tracciare il ritratto dell’uomo e del musicista: disponibilità e correttezza sembrano essere i due aggettivi più comuni nei racconti di chi l’ha conosciuto a dispetto delle apparenze, scatenato sul palco introverso fuori.
Eppure è il punto di vista musicale, quello che assume nel libro un peso maggiore e riesce a portare l’attenzione sulle abilità del giovane musicista: la sua tecnica innovativa, la passione per le partiture di basso di Bach, l’apertura a generi e stili diversi e soprattutto la capacità di portare nei Metallica elementi di teoria e armonia musicale. Tutte queste innovazioni hanno fatto sì che Burton entrasse nella storia, non solo del metal, e ci rimanesse .