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Sursumcorda: “La porta dietro la cascata”, l’intervista

Dopo la recensione del loro ultimo album,La porta dietro la cascata“, ho pensato, che sarebbe stato bello sentire anche la loro voce, alla vigilia di una serrata serie di date alle quale consiglio vivamente di assistere. Un live dei SurSumCorda è qualcosa di assolutamente intimo. Un’esperienza stupenda dalle incredibili atmosfere ai limiti della teatralità. Prima di ricordarvi gli appuntamenti da segnare in agenda, quindi, vi lascio a un’esclusiva, quanto folle,  intervista, per la prima volta rivolta a tutti i membri del gruppo; per capire meglio cosa c’è nella testa di chi è in grado di partorire simili melodie. Cinque domande al quale ognuno di loro ha risposto all’oscuro degli altri. Il risultato è questo “gioco” divertente e molto stimolante dal quale è emersa la varietà di questi artisti e, allo stesso tempo, una coesione davvero forte.

1- Che distanza c’è tra l’albero dei bradipi e la porta dietro la cascata?
Francesco Saverio Gliozzi (violoncello/piano) – L’albero è stato un disco “di pancia” in cui ognuno aveva l’impellente necessità di dire delle cose in un certo modo e di ritrovarle poi in quelle degli altri. Un disco totalmente emotivo senza troppi filtri direi. La porta invece è figlia di un’evoluzione che si è data nel tempo, vuoi per gli incontri fatti o per le esperienze maturate; è più strutturata: spesso si è scelto di partire dalle basi ritmiche per poter completare “nell’ambiente” più adatto il percorso emotivo dei brani. Non solo cuore dunque, ma anche “ratio”. E un po’ più di polmoni.
Fabio Carimati (batteria) – è un pò come il concetto di distanza e lontananza, tanto caro a noi Sursum’ nel nostro singolo A la mercy du voyage, una cosa può essere distante fisicamente ma vicina spiritualmente, e lo stesso vale per l’albero dei bradipi e la porta dietro la cascata…distanza tanta perchè sono passati degli anni e le cose cambiano, è stato cambiato il modus operandi nella registrazione, ma i due dischi spiritualmente sono molto vicini tra loro…probabilmente la porta è il giusto seguito dopo un disco come l’albero, è il segnale che la strada intrapresa è sempre più bella e non finirà mai di stupirci!!!
Emanuele Cedrone (percussioni/voce) – Nessuna distanza, parlo a livello concettuale, è la normale prosecuzione di un percorso iniziato che ha subito mille sterzate, frenate, accellerazioni, momenti di stasi, di euforia e sconforto fortissimi, fino alla forma attuale che è la forma più equilibrata e solida e per questo più duratura. Questo disco è, come spesso nella nostra musica accade, un “cambio pagina” un’evoluzione naturale, perché quando si gioca mettendosi in gioco e confrontandosi con gli altri i frutti non possono che essere succulenti. Certo che a livello tecnico e compositivo ci si è allontanati da quello che erano alcune soluzioni sonore caratterizzanti “L’albero”, ma questo è appunto parte del percorso di crescita ed evoluzione che ogni creatura deve compiere, attraverso, a volte, incontri con personaggi che spingono a guardare le cose da diversi punti di vista apportando il loro preziosissimo contributo. Cosa questa a cui i Sursumcorda non fanno certo eccezione.
Giampiero Sanzari (voce/chitarra classica) – Non c’è un vera distanza, direi più una svolta, un cambio pagina: l’Albero dei bradipi è un disco più istintivo, un mare di idee tutte da dimostrare, è un disco che ha il pregio della spontaneità. La Porta dietro la cascata è invece un disco pensato, più concettuale, più adulto.
Piero Bruni (chitarra classica/voce) – la distanza e’ penso 2-3 volte quella della circonferenza terrestre, ovvero la strada effettiva che in questi pochi anni ha percorso Giampiero in auto e in treno, su e giù tra Milano e Livorno… Spero solo che il nuovo tour ci faccia fare altrettanta strada, ma mi accontenterei anche di molto meno, visti i km di cui stiamo parlando… Altro che Willy Fog!!

2- Che profumo ha questo vostro ultimo disco?
FSG – Un profumo apparentemente ricercato ma che in realtà possiamo ritrovare ogni giorno tra i nostri sensi: è il profumo fragrante del pane fresco appena sfornato, quello di un giardino in fiore o ancora quello della creta che si modella tra le mani. Profumi semplici infine ma su cui capita raramente di soffermarsi nel contempo e forse ciò li rende più complicati.
FC – Per me profuma di pulito, come un lenzuolo appena lavato e asciugato che ha quell’odore rassicurante, di pulito appunto…
EC – I profumi sono fortemente legati ai ricordi e forse essendo ricordi di infiniti giorni chiusi in studio notte e dì a registrare ad ascoltare a mixare e ‘are ‘are ‘are non ha proprio un ottimo profumo, anzi forse è più avvicinabile ad un odore e neppure troppo piacevole, ma pensando a tutto quello che significa “La Porta dietro la Cascata”, a quanta ambizione e speranza c’è dietro questo titolo e dentro ogni singola nota o colpo, il profumo che mi riempie il cuore è di quelli che fanno da balsamo per l’anima, di quelli che ti riportano a cose sicure amorevoli dove rifugiarsi nei momenti duri, quindi la cucina della mia casa natale nelle marche di domenica mattina, inondata degli odori del pranzo e del sugo di mia mamma.
GS – Ha il profumo della primavera. Di un nuovo, ennesimo inizio.
PB – Personalmente il disco nuovo lo trovo ripieno di pregi, ma ha il difetto forse di essere in generale un po’ “laccato” e l’odore (insopportabile) della lacca è anche onnipresente dietro le quinte, prima dei nostri concerti, propagandosi a botte di orride zaffate dal camerino di Manolino (Emanuele ndr), la nostra insostituibile maitresse…

3- Se chiudi gli occhi, prima dell’inizio di un vostro concerto, cosa vedi?
FSG – Sento. Ogni volta che sto per suonare sono le emozioni più belle che si liberano (ora, dopo il mio incidente alla mano, ancora di più di prima). Nel caso dei Sursumcorda c’è anche lo stupore di vedere che ogni cosa trova la sua collocazione come per magia. Ed un affetto profondo per i miei fratelli musicisti.
EC – Prima di andare in scena ognuno di noi ha i suoi rituali da fare, consciamente o inconsciamente. Per quanto mi riguarda avendo una moglie che mi ha insegnato a conoscere e amare il teatro sono sempre stato affascinato dall’aria che respiro nei camerini durante le sue tourné, dagli attimi che precedono il “chi è di scena!”. Ogni cosa viene fatta con la massima cura, prima il trucco poi il parrucco poi la vestizione, come i cavalieri prima della battaglia o della giostra, prima il viso con la cura di un pittore, la matita sotto gli occhi i capelli che prendono vita e poi le scarpe, i polsini, il profumo, con la sigaretta sempre accesa (perchè fa atmosfera) e una volta che il miracolo si è compiuto…. non lo so cosa penso… dovrei chiederlo a l’altro, si! A quello che va in scena…. io sono quello che lo porta sulle spalle e che spera di poterlo vedere camminare con le sue gambe senza inciampare….. io sono “Leporello”…..non so cosa pensa “Don Giovanni”, so che camminare su quelle tavole pregne di sogni non ha prezzo e avere un pubblico che fossero 1000 o 1 non ha altrettanto prezzo; forse ecco cosa c’è dietro la Porta, di sicuro il palco non fa fa parte della realtà è un’altra dimensione magari più vicina agli dei.
FC – Come se vedessi un paradiso terrestre, vedo stupore, emozione, ma non da parte del pubblico, vedo stupore nei nostri occhi e nei nostri cuori che si riempiono di gioia quando il sipario si apre, gioia che non vediamo l’ora di trasmettere e condividere con chi ci segue.
GS – Vedo attesa e curiosità, in noi come in chi ascolta.
PB – Lo faccio spesso e penso all’ultimo bacio dato alla persona che più ho amato nella mia vita e la cosa mi carica sempre della giusta emozione.

4- Quanto c’è di “frattale” in te, negli altri SurSumCorda e nel rapporto che hai con loro?
FSG – Stare nei Sursum’ è come partecipare ad una seduta di analisi di gruppo. Un caleidoscopio di passioni, desideri e paure. Tu credi di fare musica ma in realtà stai mettendo in gioco, oltre che la tua anima, fino all’ultima cellula del tuo corpo. Io, come gli altri, sono un frattale di questo caleidoscopio.
FC – Tantissimo, perchè come ti dicevo prima (e torno al tema della distanza e della lontananza) noi 5 siamo molto diversi ma se ci scomponiamo in tanti piccoli “frattali” scopriamo di aver un miliardo di cose in comune tra noi, cose che a prima vista non si notano e che stiamo scoprendo mano a mano che passa il tempo, più ci conosciamo e più scopriamo di avere sempre più “frattali” in comune.
EC – Io per gli altri gruppi non so come funziona….. ma in questo la cosa strana è che tutti si fa qualcosa che aiuta, supporta, ispira, suggerisce e facilita il lavoro degli altri. Sursumcorda non è un progetto, non è un gruppo, (potrebbe essere il nome di un “complesso” effettivamente) lo so che suona proboante e spocchioso ma è, cerca di essere e vuole diventare, un modo di ascoltare, di creare, di rapportarsi con le varie arti mettendole in correlazione anche a volte in maniera azzardata ma legate dal linguaggio poetico e dalla fortissima e inconfondibile matrice italiana della musica. Per fare questo c’è bisogno che ogni molecola di questa creatura si riconosca in lei e viceversa perchè ogni cosa fatta pensata proposta può dare luogo a milioni di altre possibilità che altrimenti rimarrebbero nel limbo del silenzio, ecco… il fondamento su cui si basa il “Sursumcordiano” è il dialogo…… oggi sono proprio concettuale
GS – Il frattale esiste in natura anche se non è così frequente. Pensare di essere frattali ci porta ad ipotizzare di essere una proiezione infinita e infinitesimale dell’universo. Spero che questa rarità, e questa universalità, siano elementi dello stile Sursumcorda, quindi di ognuno di noi, nessuno escluso.
PB – I Sursum’ di oggi sono per me il miglior gruppo che potessi mai sognare di avere, siamo tutti parte di un’unica geometria, di un’unica cellula, come dei fratelli, dei moschettieri. Auguro a chiunque di collaborare con un vero gruppo, di qualsiasi lavoro si tratti, perché è un’emozione senza precedenti, lo assicuro. L’armonia non è solo musicale, è anche un traguardo umano ed universale.

5- And last.. in pieno stile Carrà: Se SurSumCorda fosse un animale, quale animale sarebbe?
FSG – Un bradipo, senza dubbio.
FC – Per me sicuramente un uccello, forse un gabbiano, che sorvola maestoso il mare e si lascia cullare dalle correnti.
EC – Direi un asino, che a differenza di quello che si crede non è affatto un animale scemo, è caparbio, sa essere dolce e affettuoso, è molto paziente e riservato, capace di provare affetto e riconoscenza, lavoratore instancabile, se non si ha fretta ma si vuole la certezza di arrivare è l’animale giusto per un viaggio ma, come per i cavalli…. mai stargli dietro o stuzzicarlo solo per diletto.
GS – Sicuramente un mammifero, lento ma con scatti improvvisi e repentini. Pigro, ma reattivo e comunque amante della buona tavola.
PB – Spesso definisco i sursum’ come una tigre dal pelo irto, essendo questo per me un progetto al quale dobbiamo sempre dedicarci con perseveranza e pazienza, giorno per giorno, senza distrazioni eccessive e con infinita passione e amore… nella buona e nella cattiva sorte.

Il tour di La porta dietro la cascata continua:

  • 7 aprile 2011 Diavolo Rosso | ASTI
  • 8 aprile 2011  TEATRO FERRINI | Caraglio | CUNEO
  • 9 aprile  2011 L’Isola Ritrovata | ALESSANDRIA
  • 10 aprile 2011 Torre dell’acquedotto | Cusano Milanino | MILANO
  • 6 maggio 2011 TEATRO DEI FILODRAMMATICI | Apecchio | PESARO – URBINO
  • 7 maggio 2011 TEATRO SANTA CRISTINA | Porano | TERNI
  • 14 Maggio 2011  TEATRO CINEMA GLORIA | Montichiari | BRESCIA
  • 15 Maggio 2011 Vinilmania | Parco Esposizioni Novegro | MILANO
  • 20 Maggio 2011 Count Basie Jazz Club | GENOVA

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