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Intervista a Giacomo Loprieno, direttore dell’Ensemble Symphony Orchestra

Quest’estate l’Ensemble Symphony Orchestra sarà impegnata in una serie live al fianco di importanti nomi della musica italiana e internazionale e “MelodicaMente” ha intervistato per voi il Maestro Giacomo Loprieno, direttore dell’orchestra che si contraddistingue per la capacità di affiancare artisti pop e di fondere la struttura e la natura classica dell’orchestra con i parametri e le esigenze della musica contemporanea pop – rock italiana.

Il maestro ci ha parlato di come è nato il progetto che l’ha portato ad incontrare tra gli altri, Francesco Renga, Sting, Mario Biondi e Mauro Ermanno Giovanardi, di come avvicinare i giovani all’opera lirica e alla musica classica, dei suoi desideri di collaborazione, commentando anche il successo di Giovanni allevi.

D. Com’è nato il progetto che la vede impegnato quest’estate con l’Ensemble Symphony Orchestra che le dirige?

R. Il progetto è nato due anni fa  quando un’orchestra come la nostra che si occupava esclusivamente di musica classica e lirica ha incontrato artisti che fanno musica classica ma con attenzione per altri generi. Come Stefano Bollani, Giovanni Allevi, Luis Bacalov. Da lì abbiamo capito che sono gli spazi perché un’orchestra classica si impegni anche nel jazz e nel pop,  generi  che non sono propri della classica. Dopodiché  l’incontro con Francesco Renga è quello che ci ha consacrato come l’orchestra che può esibirsi nel live, nelle piazze e nei teatri al fianco di artisti pop.

D. Dunque lei giudica positivamente il frutto della contaminazione tra generi, tra musica classica, jazz e pop ad esempio?

R. Assolutamente si. E’ un arricchimento reciproco. Noi prendiamo stili e linguaggi dagli altri generi e gli altri generi, da strumentisti classici acquisiscono nuovi colori, nuove sonorità, nuovi modi di eseguire che portano un arricchimento del progetto che migliora per tutti, ma soprattutto  per il pubblico che ascolta.

D. Tra i tanti artisti con cui  lei ha collaborato in passato, c’è  anche  Giovanni Allevi. Viste le critiche che spesso accompagnano il personaggio Allevi, cosa  pensa lei  del successo che ha riscosso? Pensa che in qualche modo l’opera di Allevi possa agevolare l’avvicinamento del grande pubblico alla musica classica?

R. Giovanni Allevi è un miracolo per tutti quelli che fanno musica classica. Con la potenza della sua musica, con il suo talento e  le sua capacità, ha portato ad avvicinarsi alla musica classica un pubblico che altrimenti non ci sarebbe mai arrivato. Un pò perché la musica classica appare esteriormente come qualcosa di serio, di troppo  vecchio perché i giovani si avvicinino. Giovanni Allevi ha portato a conoscere la classica persone che non la conoscevano.  Personaggi come lui in questi anni sono i benvenuti e importante punto di riferimento per la grande musica in italia e nel mondo

D. E lei che musica ascolta? C’è un artista che predilige?

R. Nei miei rarissimi momenti liberi ascolto principalmente musica lirica,  e in particolar modo Puccini. In realtà da qualche anno, un po’ per lavoro, un po’ per approfondire la mia conoscenza di altri generi musicali  ascolto veramente di tutto e credo che oggi un musicista non possa più avere un settore unico ma debba essere cosciente di tutto quello che il pubblico gradisce.

D. In un articolo recentemente pubblicato da Tgcom, si accenna ad una sua possibile collaborazione con Franco Battiato. C’è qualcosa di concreto che può anticiparci?

R. In realtà è più un mio desiderio che una certezza. Il management di Battiato è uno di quelli con cui ragioniamo spesso per possibili impegni futuri. Per il momento, però,  non c’è nulla di concreto in campo.

D. Cosa ne pensa del ruolo di internet e del digitale nella diffusione della musica?

R. Chiaramente tutto quello che facilita l’ascolto e premette di approfondire la propria conoscenza  è benvenuto. Il problema vero è che, quando abbiamo questa overdose di musica a  disposizione, si tende a non soffermarsi troppo sulla musica che ascoltiamo maa renderla un pò usa e getta. Questo è il male che affligge la discografia e soprattutto costringe tutti i musicisti del mondo ad uscire con nuovi lavori con una frequenza troppo breve per rimanere in qualche modo agli apici della musica. A noi che ci occupiamo di live, di esecuzioni con il pubblico  dal vivo, tutto questo ci tocca marginalmente e preferiamo pensare ai nostri progetti come qualcosa che il pubblico ascolti con le proprie orecchie senza l’intermediazione di internet e del digitale.

D. Un ultima domanda: spesso si dice che i giovani sono lontani dalla musica classica e dall’opera. Lei pensa che progetti come quello che lei porta avanti possano avvicinarli o ci sono altre possibili soluzioni?.

R. Io penso che questo sia l’unico modo: portare la classica dove loro non se l’aspettano e in qualche modo farla ascoltare al grande pubblico miscelata con i loro gusti e le loro preferenze musicali e artistiche. Bisogna svecchiare la classica ma  soprattutto proporla in modo diverso, non si possono più portare i ragazzi, come succedeva una volta, con la loro classe ad ascoltare un’opera lirica senza spiegargli nulla di quello che andranno ad ascoltare quasi come fosse un’ora di ricreazione a scuola. La classica deve entrare nel loro modo di vivere e ascoltare la musica e affascinarli  dove loro non se  l’aspettano: questo è poi quello che si fa all’estero da sempre e a cui noi italiani, che siamo un attimo indietro, stiamo arrivando solo oggi.

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Spirito pratico e razionale, ama la musica in tutte le sue forme come strada per lasciarsi andare alle emozioni. Condivisione e lavoro di squadra sono le sue parole d'ordine; Lenny Kravitz e Francesco De Gregori il suo debole.
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