Poche ore fa si è tenuto l’attesissimo Flippaut Alternative Reload che qualche settimana fa, dall’Arena Rho Fiera è stato spostato al Castello Sforzesco di Vigevano. Il festival è stato davvero emozionante e, come avevamo documentato ampiamente nei giorni scorsi, i gruppi e gli orari d’esibizione sono stati a grandi linee rispettati.
La torrida giornata dal 12 Luglio inizia con i primi temerari che fin già dalla mattina si posizionano davanti all’entrata del castello. La cornice di Vigevano racchiude un’atmosfera molto intima e particolare, nulla a che vedere con l’asfalto di Rho Fiera. Il motivo di spostamento della location non è mai stato spiegato ufficialmente ma, probabilmente, visto la vendita dei biglietti disponibili ancora pochi minuti prima dei concerti, ci si aspettava un sold out mai avvenuto.
A parte questa nota doverosa, la scelta di cambiare location è stata apprezzata soprattutto visto la giornata davvero molto calda. I cancelli vengono aperti con circa una quarantina di minuti di ritardo rispetto all’orario previsto inizialmente, ossia le 15.00.
Ad aprire le danze ci sono stati gli italiani Elizabeth che, in un’atmosfera ancora con poco pubblico hanno cercato di far comunque divertire gli spettatori, ovviamente non presenti principalmente per loro ma che hanno saputo vivere comunque una giornata musicale con tutti gli artisti presenti alla kermesse.
La folla, ancora in numero davvero poco incisivo, si ascolta tranquillamente il gruppo italiano riparandosi dalla calura estiva sotto gli alberi presenti o vicino le mura del castello, a parte i fedelissimi delle prime file che si sono accampati nei posti privilegiati dei fan più esagitati fin dai primi minuti d’apertura dei cancelli.
La band scherza con il pubblico riguardo al caldo, veramente torrido, e propone un rock italiano che richiama molto a band del panorama inglese. Il gruppo presenta al pubblico brani del loro cd d’esordio dal titolo “Ruggine” e, alcune canzoni, sembrano essere apprezzate dai fan, ancora forse un po’ troppo freddi visto le ore intermedia fra la band d’apertura e i grandi gruppi.
Il tempo per il cambio degli strumenti ed ecco sul palco Dan Black, di bianco vestito con la sua voce immediatamente riconoscibile . L’ex leader dei The Servant e Planet Funk ha un modo di gestire il palco molto personale: balla e si muove come una marionetta ritmicamente mentre canta. Il pubblico ai suoi piedi, inizia a ballare e divertirsi. Dan Black sicuramente ha maturato una capacità di mantenere l’attenzione del pubblico e del palco davvero notevole e, anche in una giornata cosi calda che mette a dura prova la capacità di resistenza, il cantante inglese, imperterrito, confeziona una prova davvero molto buona.
Sono le 18.30 circa e sul palco si presentano James Allan e soci che riconfermano la grande capacità di questo gruppo proveniente da Glasgow. I Glasvegas sono una delle esibizioni più belle della giornata, insieme ai Verdena: James Allan è un animale da palcoscenico. Parla con il pubblico, scherza, regala addirittura un cubo di Rubik ad uno spettatore dicendo che ha provato a trovare la soluzione del noto rompicapo durante il viaggio, senza riuscirci. La band soffre molto il caldo, specialmente il frontman che è l’anima del gruppo: immaginare i Glasvegas senza James Allan sarebbe davvero uccidere una band che trova luce e fulcro vitale nel cantante, in una forma davvero eccezionale.
James Allan chiede anche al pubblico alcune volte come si fa a sopportare il caldo di queste giornate che lo mettono a dura prova: con una voce davvero da brividi, canta gli ultimi successi della band che principalmente propone i brani tratti da “Euphoric /// Heartbreak “. Da menzionare la bellissima “Lots Sometimes“, e la trascinante e struggente “You“. La band, inoltre, afferma pubblicamente di amare gli Strokes e di essere felice di fungere da loro apertura. Con un sorriso sulle labbra e “I love the Strokes“ James Allan e soci si congedano dal palco, dopo aver regalato un momento musicale davvero da brividi.
Pochi minuti dopo è il momento dei Verdena che, come sempre, sono una sicurezza. Il concerto scivola liscio e davvero molto entusiasmante: come solito, Alberto, appena entrato, senza guardare il pubblico e con una voce che lascia trasparire ancora la timidezza prima delle canzoni, introduce il gruppo con “Noi siamo i Verdena“, frase che ripete ad ogni esibizione, fin dagli esordi della band. L’esibizione prosegue, come abbiamo detto, davvero in modo potente e senza pause: la band bergamasca ha un’affinità ormai perfetta. I Verdena propongono i brani di “Wow“, deludendo le aspettative di chi si aspettava un grande classico come “Luna” o “Ultranoia“.
I brani che più entusiasmano il pubblico sono la divina “Scegli me” e il singolo di Wow, “Razzi arpia inferno e fiamme“. Roberta Sammarelli ringrazia più volte il pubblico semplicemente con un “grazie” mentre Luca Ferrari, batterista della formazione, prosegue inesorabile nel trip musicale dell’esibizione, senza mai alzare lo sguardo. Una prova che ancora una volta sancisce la maestosità di una formazione italiana che ha ormai il favore di critica e pubblico e può ritenersi soddisfatta per il sound musicale costruito.
Penultima esibizione in scaletta ossia quella dei Chromeo che sicuramente si discostano da tutto quanto ascoltato prima e sono un ottimo intrattenimento fra un gruppo e l’altro. Il pubblico ora, disteso sul prato, inizia ad essere davvero corposo: ai The Strokes manca poco e i Chromeo fungono da band in grado di far ballare il pubblico e scaricare l’attesta prima del gruppo statunitense.
L’attesa per i The Strokes si percepisce davvero nell’aria e, il cambio degli strumenti e l’allestimento del palco richiedono più tempo del previsto, durante il quale iniziano a sentirsi i primi cori verso la band di Julian Casablancas e soci. Accerchiati da fasci di luce sullo schermo e bande bianche i lati, i The Strokes sono pronti per l’esibizione che, purtroppo, è davvero molto compromessa dai continui problemi di corrente.
La band è in ottima forma: la voce di Julian non si discute e il suo modo di cantare fa letteralmente impazzire le numerose presenze femminili al festival, animando però anche tutto il restante pubblico che ormai riempie il prato del castello. Julian tenta anche di interagire con il pubblico con alcune frasi in italiano, per poi concentrarsi solo sulla musica. La scaletta prevista purtroppo subisce un taglio netto, dovuto alle interruzioni per i continui black out.
L’organizzazione del festival ha spiegato di non essere in grado di accertare se il problema sia del generatore della kermesse oppure dei tecnici dei The Strokes ma, purtroppo, nell’unica esibizione italiana della formazione queste interruzioni non dipendenti da loro, provocano nervosismo sia ai fan sia alla band che rimane ferma sul palco, senza nessun suono. Da menzionare la splendida “Someday” che ha entusiasmato il palco in una cornice davvero indimenticabile.