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The Smashing Pumpkins: “Oceania”. La recensione

Quando ci si trova davanti ad una band come gli Smashing Pumpkins e ad una storia musicale che parla da sé, è sempre molto difficile affrontare i nuovi lavori. Da una parte c’è un sound ormai perfettamente noto che durante gli ultimi decenni abbiamo imparato ad amare, dall’altra il cambiamento che è inevitabile.

“Oceania” è stato pubblicato a metà del mese scorso, il 19 Giugno 2012 e, la critica non è stata benevola. Il disco sembra piacere ma non colpire, non convincere totalmente, lasciando dei punti ancora aperti, dei lati musicali inesplorati. Riassumendo, sembra che la classica frase “ha potenziale ma non si applica”, non sembra così fuori luogo.

Il disco, in qualche modo, riflette la storia molto particolare che si porta con sé. La gestazione di “Oceania” risale ormai ad alcuni anni fa: l’album avrebbe dovuto vedere la luce ad inizio Settembre 2011 ma, per alcune motivazioni tecniche lo spostamento nella pubblicazione si è susseguito di mese in mese fino al 19 Giugno 2012.

Tredici tracce che vedono Billy Corgan alla voce, chitarra e tastiere, Jeff Schroeder alla chitarra, Mike Byrne alla batteria e Nicole Fiorentino al basso. Ciò che emerge facendo un bilancio generale del disco è la sicurezza di una voce come quella di Billy Corgan, dell’emozione che comporta riascoltarla. Ci si trova inevitabilmente sbattuti indietro nel tempo e, l’attacco del disco fa ben sperare.

L’immagine di “Teargarden by Kaleidyscope” è ancora ben visibile e la sua estenuante modalità di pubblicazione anche; “Oceania” cerca di immergersi a piene mani nella discografia degli Smashing Pumpkins con tentativi riusciti e altri meno. Prima di analizzare le tracce, una considerazione è doverosa: coloro che hanno vissuto pienamente gli anni Novanta, non possono essere rimasti illesi dall’uragano Smashing Pumpkins. La band, però, nel corso del tempo ha trovato una sorta di evoluzione, ha cambiato assetto, pelle e probabilmente anche messaggio musicale sottostante. L’approccio ad “Oceania” non può essere disincantato e disilluso, a meno che questo sia il primo disco degli Smashing Pumpkins che si ascolta.

The Smashing Pumpkins – “Oceania”: L’analisi del disco

Prodotto dalla EMI, “Oceania”si compone, come abbiamo già avuto modo di sottolineare, di tredici tracce che sono state interamente composte dal leader nonché voce della formazione, Billy Corgan. La tracklist del lavoro è la seguente:

The Smashing Pumpkins - Oceania - Artwork
  1. Quasar
  2. Panopticon
  3. The Celestials
  4. Violet Rays
  5. My Love is Winter
  6. One Diamond, One Heart
  7. Pinwheels
  8. Oceania
  9. Pale Horse
  10. The Chimera
  11. Glissandra
  12. Inkless
  13. Wildflower

“Oceania” inizia con una traccia molto forte e ben articolata come “Quasar“: si parte con i classici riff di Corgan e soci, un ritmo accattivante che convince immediatamente. Giudizio alla traccia, assolutamente positivo. Si passa poi a “Panopticon” che prosegue sulla scia di “Quasar” con un intro che cattura l’attenzione.

Con “The Celestials” si cambia registro, Billy inizia immediatamente a cantare quasi fosse una poesia, la musica sembra inizialmente un accompagnamento per poi mischiarsi alla perfezione con la voce di Corgan che, quanto meno, sembra sempre convinto di dove stia andando a parare. La traccia convince e si eleva ad essere fra le migliori del disco. Proprio “The Celestials” è stato scelto anche come singolo di presentazione del disco, probabilmente grazie ad una consistenza musicale, di arrangiamento, immediata e affascinante. Si passa poi a “Violet Rays“, supportata da un lungo intro strumentale, ci troviamo davanti alla prima drammatica ballata del disco e in questa posizione permette di trarre un sospiro in attesa di scoprire che cosa ci sarà successivamente. “My Love Is Winter” è la canzone che ci si aspetta da Billy Corgan e, lui, non ne fa di certo a meno, compito eseguito.

One Diamond, One Heart“, sferzata elettronica – dance che poi sfocia in una ballata. La metà è sancita da “Pinwheels” che situata dopo “One Diamond, On Heart” perde leggermente la potenza evocativa, in quanto già sospinta da una traccia molto simile. Si arriva ad “Oceania”, e non si fa difficoltà a capire l’obiettivo del pezzo: cullare, avvolgere, introdurre l’ascoltatore nel mondo degli Smashing Pumpkins anni Duemila.

La nona traccia nove, “Pale Horse“, rende netta la separazione del disco, fra pezzi che cercano di attrarre con del puro rock, ovviamente senza perdere il marchio di fabbrica particolare di Corgan, e pezzi, la maggioranza, altalenanti grazie ad un dream-rock, molto sognante e liberatorio.

The Chimera” riprende il piglio delle prime tracce, forse per risollevare le sorti di un disco che altrimenti si sarebbe benissimo potuto chiudere alla precedente canzone. Il brano in questione non sarà originale ma riesce a dare un po’ di brillantezza ad un disco che si stava assopendo. Con “Glissandra” la storia non cambia e si passa velocemente a “Inkless” che avrebbe un buon potenziale se non fosse che anche questa traccia si spegne in una comune ballata rock. “Oceania” si conclude con “Wildflower“, altro non è che un “arrivederci” di Corgan.

Complessivamente il disco si ascolta piacevolmente, se nascondessimo “artista” nella etichettatura, l’album senza ombra di dubbio si valuterebbe con un voto più alto. Billy Corgan rispolvera dal cilindro alcuni aspetti musicali a lui tanto cari e li inserisce senza però dargli nuovo smalto; ci sono ancora gli anni Novanta che riecheggiano prepotentemente. Staremo a vedere cosa si inventeranno gli Smashing Pumpkings in futuro.

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