Ray Manzarek e Robby Krieger of The Doors. John Densmore prima si oppone, ma problemi fisici lo costringono comunque a rimanere a casa. Figure che hanno trascinato una generazione in uno spazio tempore parallelo. Ma forse non si credeva in toto a que filone destinato in ogni caso ad incarnare una generazione. L’Ippodromo delle Capannelle era abbastanza gremito – circa 3500 persone o poco più hanno preso parte al concerto – personalità, individui…di ogni ordine e grado, età, convinzioni, visioni, giudizi! Ma l’aria era di festa. Come se qualcosa di represso in ognuno stesse lì per scoppiare…anche se manca la scintilla. Un pò di nostalgia mista a gioia. Effetto ed empatia. Affetto e atmosfera. Senso di vuoto e voglia di ricominciare. E veder ballare il pubblico, in preda ad un’estasi trascinante, le note, quelle note che riecheggiano, i prati verdi tutto intorno, il terreno battuto, è comunque una bella sensazione. E lasciamo da parte i contorni.
Robby Krieger sfoggia un pantalone tutto americano, a stelle e strisce. Ray Manzarek e i suoi occhiali inconfondibili, filtri spessi, camicia bianca che oltrepassa la vita. Uno la chitarra, l’altro le tastiere. Ottimo lavoro dei talentuosi Phil Chen (basso), Ty Denis (batteria), Dave Brocke (voce). Scandiscono il tempo, scalfiscono le note. Il pubblico canta – fan, nostalgici, veterani, curiosi, affezionati – una coppia di cinquantenni arriva dalla Norvegia ed i ragazzi di ogni parte d’Italia. Tanti, moltitudine ed eterogeneità. Una stupida nostalgia (o voglia di ricominciare).
Fa davvero effetto vedere il pollice a martello di Robby Krieger, la voglia di divertirsi con la musica che anche lui ha contribuito a comporre, capelli bianchi, pantaloni a stelle e strisce, faccia distesa e poche rughe, come se il tempo si fosse fermato. Il movimento delle mani fluttuante e trascinante e la certezza che l’autenticità conserva sempre il proprio fascino, il proprio effetto. Ondeggia sul palco, avanti e indietro, su e giù, richiama l’attenzione di Ray Manzarek. E quell’alchimia non si spezza. Tra l’altro si concede 5 minuti al pubblico, nel preconcerto per un brevissimo soundcheck.
Ray Manzarek e il movimento delle sue mani. Il capo chino sulla tastiera per la maggior parte del concerto. E suona. Le note che pigia sulla tastiera hanno e conservano la stessa autenticità di 40 e più anni fa. E si apprezza in toto il suo spirito a tratti conservatore a tratti esploratore. Lo gusti vedendolo in azione sul palco. Del resto la maggior parte dei presenti ieri mostravano un particolare affetto (…nostalgia) per questa musica. E tutti si proiettavano in quell’epoca, come un incontro di anime. E ancora, un chiaro invito a tutti i giovani di tornare a casa e fare l’amore con le proprie donne e con i propri uomini. Utilizza il termine scopare.
Di tempo ne è passato e gli scenari sono cambiati. Alcuni non ci credono più, altri hanno dimenticato. Altri ancora, forse, non ne conoscono neanche l’esistenza. Siamo nel nuovo millennio…e cerchiamo una nuova vita. Ma quello che si apprezzava ieri è che le persone sentono il bisogno di non abbandonare alcuni punti di riferimento. Come se Ulisse nonostante tutte le peregrinazioni 8avventure) non avesse mai perso la bussola per la terra ferma. Il punto di riferimento durante la navigazione in mare aperto. I discepoli presenziona l’ultima cena e cominciano a scrutare l’orizzonte. Con la consapevolezza che la musica e la poesia di qualità sono eterne!
Setlist del live al Rock in Roma di Ray Manzarek e Robby Krieger
Intro: Carmina Burana
- Roadhouse Blues
- Break on Through (to the other side)
- Five to one
- When the Music is Over
- People are strange
- Alabama Sonh (Whisky Bar)
- BackDoor Man
- Peace Frog
- Love Me Two Times
- Riders on the Storm
- Touch Me
- L.A. Woman
- Light My Fire