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Led Zeppelin, tutta l’energia del Celebration Day. La recensione

Il paradiso in un’arena. C’è una differenza abissale tra il godersi un pezzo di storia dal vivo e starsene comodamente seduti in poltrona. Ma l’energia, la magia, quando ci sono si sentono. Circa ventimila furono i fortunati che presero parte al concerto alla O2 Arena di Londra quel 10 Dicembre 2007, gli altri circa 20 milioni (questo il numero ufficiale di persone che all’epoca cercarono disperatamente di stringere tra le mani il biglietto di un concerto, quel concerto che vale una vita intera) hanno dovuto attendere un pò di tempo, quasi 5 anni, per poter assistere all’evento che ha segnato la storia del rock’n’roll.

Il Celebration Day mischia in sé la leggenda e l’amarcord, il rimpianto e la consapevolezza, l’energia e la magia, il rock’n’roll e la vita. Un susseguirsi di emozioni altalenanti, la gioia e la partecipazione dei presenti, intere famiglie che accompagnano i giovani figli reduci di passioni che non moriranno mai, appassionati e veterani: tutti insieme con gli occhi fissi nel cogliere ogni minimo gesto, ogni particolare, ogni singolo accordo che i Led Zeppelin sono ancora in grado di offrire nonostante il passare degli anni.

Led Zeppelin “Celebration Day” – Live from London 2007 – Locandina

Ieri sera 1500 cinema in 40 differenti paesi del globo (cui si aggiungono un centinaio di sale cinematografiche italiane) hanno trasmesso il film concerto “Led Zeppelin Celebration Day – Live from London 2007″: “Il concerto più ambito della storia del rock”, “La più grande rock’n’roll band della storia” questa, la storia. Ciò che offre il giusto tributo ad una colonna portante del rock sono proprie le riprese, le inquadrature: primo piano, panoramica, carrellata ottica, messa a fuoco; nulla di artificioso, la semplicità voluta dal regista Dick Carruthers crea quell’alchimia particolare che non è per nulla in contrasto con l’alta definizione e l’impianto dolby surround che proietta i presenti in sala “direttamente” nell’arena.

La formazione originale composta da Robert Plant, Jimmy Page e John Paul Jones è stata accompagnata da Jason Bonham (figlio del compianto John) che alla batteria non si è certo risparmiato provato dal fatto che per una notte, un’unica ed irripetibile notte ha preso parte alla magia che da sempre accompagna i Led Zeppelin: più volte le telecamere si fermano in primo piano sul volto di Bonham Jr. che non disdegna (per un attimo) nel mostrare il tatuaggio dei tre cerchi sul braccio sinistro, il simbolo che raffigura il padre John “Moby Dick” Bonham all’interno della band. Non solo: la parte antistante la gran cassa della batteria raffigura il dirigibile presente sulla copertina del primo album “Led Zeppelin”. Superlative le immagini catturate durante il live che si focalizzano sui quattro membri della band rese a mò di diapositive, un perfetto parallelismo che si incastra tra l’amarcord ed il Celebration Day. Un concerto che non ti permette mai di guardare l’orologio, ma che ti spinge a volerne sempre di più nella speranza che non finisca mai.

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Le immagini all’incipt riportano all’essenza della serata: il Celebration Day. Sul maxischermo che completa la scenografia del palco compare un televisore vintage che ritrae le immagini di quel concerto in Florida: correva l’anno 1973, i Led Zeppelin erano all’apice del successo e quel concerto segnò una svolta, strappando il primato ai Beatles per numero di paganti ad un concerto rock. “Good Times, Bad Times” tratto dall’album di debutto del 1969 apre il concerto e la storia ha inizio. “Ramble On”, “Black Dog”, “In My Time of Dying” schiariscono le idee mentre la potenza di “Trampled Under Foot” scatena l’arena e i presenti in sala. Si alternano i riff di chitarra ineguagliabili di Jimmy Page allo scambio di ruolo che John Paul Jones effettua con se stesso: prima al basso poi alle tastiere per quell’amplesso che è “Kashmir”, poi di nuovo al basso (senza tasti) poi di nuovo alle tastiere. L’armonica di Robert Plant fa da cornice a quella voce suadente, sublime, unica, che lo caratterizza: l’effetto eco si incastra perfettamente con la distorsione della Gibson di Page, così come in “Stairway to Heaven” o nell’urlo disperato che contraddistingue “Rock and Roll”, cui è affidato il compito di chiuedere il concerto.

E mentre Jimmy Page viene intrappolato in una piramide di laser a luce verde intento a far cantare la sua chitarra pizzicandola con un archetto, si ha giusto il tempo di gustarsi a più riprese “Kashmir”, “Whole Lotta Love” e “Rock and Roll” prima di uscire fuori dalla sala e realizzare che l’unica nota stonata della serata è stata proprio la comoda poltrona.

Led Zeppelin – Rock and Roll teaser (Celebration Day)

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