Si è spento questa mattina all’età di 67 anni Terry Callier, cantante, cantautore e chitarrista esponente del genere musicale ibrido “jazz-folk”. La carriera di Callier comincia a metà anni 60 e nonostante le frammentarie produzioni, continue uscite di scena, e numerose attività parallele il cantautore originario di Chicago è riuscito a lasciare un’importante traccia nella storia della musica.
Le sue produzioni musicali sono fortemente influenzate da Coltrane, Mayfield, Lance e Buthler, e dopo varie esibizioni nel club di Chicago nella tenerà età adolescenziale nel 1968 pubblica il suo primo album “The New Folk Sound Of Terry Callier”.
Successivamente si unisce alla Chicago Songwriters Workshop e comincia a scrivere per etichette come Chess e Cadet, l’esperienza precede la produzione di alcuni album di grande qualità scarsamente considerati però dal panorama musicale popolare. Dopo alcune produzioni e alcuni episodi burrascosi che lo lasciano senza contratto Callier si ritira a vita privata e allo studio universitari. Solo negli anni ’90 convinto dalla ripubblicazione di alcuni suoi vecchi lavori ritorna sulla scena musicale per alcuni concerti, e venendo a conoscenza di questa doppia vita, i suoi colleghi dell’università lo fanno licenziare.
Nel 1998 viene premiato dalle Nazioni Unite per l’album “Time for Peace” (1997), come migliore impresa artistica che contribuisce alla pace nel mondo. Più recentemente a quest’ultimo lavoro seguono “Lifetime”, “Alive”, “Speak for Peace”, e “Lookin’ Out”. Collaborazioni con Beth Orton, Paul Weller, 4 Hero e Koop fanno tornare Callier sotto le luci della ribalta.
Da qui in poi l’artista vive una rinascita, che lo porta ad esibirsi soprattutto in Inghilterra.
Come egli stesso ha dichiarato in un’intervista alla fine degli anni ’90:
“Dopo tutto ciò che mi era successo negli ultimi anni non volevo tornare ad essere un musicista, mi ero comunque abituato a ricevere uno stipendio fisso ogni due settimane e a fare affidamento su quel denaro. Ma ora ringrazio Dio ogni giorno, perché se non avessi perduto il mio lavoro, non sarei dove mi trovo oggi”.
Ai più giovani verrà sicuramente in mente la speciale collaborazione in “Live with me” con i Massive Attack, i quali hanno collaborato con lui nell’ultimo lavoro discografico.
Diciamo addio ad un grande artista la quale musica dalle radici folk riesce a toccare tasti jazz e soul, con una voce profonda e toccante e con una poetica del tutto nuova inserita tra i suoi testi mistici.
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