Ci risiamo. Come ogni anno da ormai sessant’anni a questa parte, preciso e puntuale come solo un orologio svizzero o una cartella esattoriale sanno essere, sta per arrivare nelle nostre case il Festival di Sanremo, il “Festival della musica italiana”.
E come ogni anno, puntualissime anche loro, ecco spuntare le polemiche sulle canzoni, sulla musica italiana, sulla qualità delle canzoni, sul fatto che a Sanremo amore fa rima con cuore e che la musica d’autore, quella impegnata, e la musica nuova, quella che si ascolta in giro per l’Italia, siano come al solito fuori dalla porta del salone dove per 5 o 6 sere di fila ascolteremo invece musica melensa e noiosissima.
E sì, perché tutti si lamentano del fatto che la musica alternativa e quella “ggiovane“, quella che rappresenta davvero le fasce di ascolto soprattutto dei giovani, sia fuori dal Festival per scelta degli autori, colpevoli di scarso coraggio nel presentarsi davanti ad una platea così prestigiosa e rischiare anche di prendere dei sonori schiaffoni dalle classifiche del Festival.
Vero? Siamo proprio sicuri? Io ho qualche dubbio su questa cosa.
E, come ogni bravo giornalista, ho studiato il Festival nel corso della sua vita per vedere se questa leggenda metropolitana ha un suo fondamento di verità. Ed ho scoperto che, a mio parere e con i dati in mio possesso, beh… per dirla alla Fantozzi, “è una ca*ata pazzesca!”.
Partiamo da tanto lontano. Sanremo nei primi anni di vita ha eliminato e messo alla porta fior fiori di canzoni che allora erano considerate troppo nuove come “Il ragazzo della via Gluck” di Adriano Celentano e “E se domani…” di Mina (cantata per l’occasione da Fausto Cigliano e Gene Pitney).
Sotto la scure dell’eliminazione sono incappati anche Giorgio Gaber, Franco Fanigliulo, “Ciao Amore Ciao” di Luigi Tenco, i Decibel di Enrico Ruggeri, Vasco Rossi e la sua “Vita spericolata“, Zucchero con “Donne“, gli Stadio con la loro “Canzoni alla radio“, “Dietro la porta” di Cristiano De Andrè, Eduardo de Crescenzo e la sua celeberrima “Ancora“, Sergio Caputo e il suo “Garibaldi innamorato“… e la lista sarebbe davvero lunghissima.
Con l’avvento dei social network e della musica digitale la cosa non è migliorata, se è vero che sono state eliminate o snobbate canzoni di gruppi “moderni” come Subsonica, Negrita, Afterhours, Bluvertigo e Timoria.
Leggendo e spulciando alla fine mi sono fatto un piccolo CD con le canzoni eliminate o finite ultime dei gruppi che riempiono o riempivano i palazzetti e che hanno rappresentato la musica alternativa in Italia, quella musica tanto coraggiosa e tanto invocata a Sanremo quanto poi maltrattata e messa alla porta.
Vi lascio a questa piccola lista con un pensiero a proposito del Festival e dedicato a questi gruppi:
Questi sono i veri eroi della canzone italiana. Non io, i Dalla, i De Gregori, i Bennato, che facciamo i baroni della canzone nelle nostre torri d’avorio. Chi ha il coraggio di venire qui, in questo macello, perché non ha altro modo di lanciare il suo lavoro, è da ammirare veramente. I cantautori come me e i miei colleghi non rischiano mai. D’ora in poi saprò cosa rispondere a chiunque, credendo di essere alla moda, parla o scrive male del Festival di Sanremo.
Parole di Fabrizio De Andrè.
Buon Festival… perché Sanremo è Sanremo.
Lista canzoni:
- Tutti i miei sbagli (Subsonica)
- L’assenzio (Bluvertigo)
- Lavoro inutile (Omar Pedrini)
- Ovunque andrò (Le Vibrazioni)
- Mentre tutto scorre (Negramaro)
- Aria (Daniele Silvestri)
- L’uomo che ride (Timoria)
- Un po’ di tempo (Maurizio Lauzi)
- Confusa e felice (Carmen Consoli)
- Voglio un Dio (Petra Magoni)
- Rospo (Quintorigo)
- Una musica può fare (Max Gazzè)
- Nutriente (Moltheni)
- Nascosto dietro un vetro (Velvet)
- Tonight (Negrita)
- Solo un sogno (Pacifico)
- Appena prima di partire (Zero Assoluto)
- Il paese è reale (Afterhours)
- Canzone per un figlio (Marlene Kuntz)