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Fallingice: “Meatsuit”. La recensione

I Fallingice rappresentano un capitolo intero della controcultura alternative-rock Made in Italy, un fiore all’occhiello visti i risultati raggiunti con il loro primo album “Meatsuit” pubblicato il 26 Novembre 2010. Una realtà cui andarne fieri – opinione più che condivisibile, vista la compostezza della sostanza e la ricerca dei contenuti che non perde nè di linearità nè di semplicità. Doveroso aggiungere che il prodotto (ascoltato nella sua interezza) bada bene ad esser paragonato a qualcosa di già ascoltato onde evitare di cadere in sterili paragoni che non giovano di certo all’originalità di questo gruppo. Qualche singolo, un EP d’esordio ed un CD “Meatsuit” bastano per convincere la stampa nazionale ed internazionale nel promuoverli come miglior alternative-rock band degli ultimi 10 anni; meglio identificabili con il fenomeno post-grunge.

Biografia semplice dei Fallingice

I Fallingice nascono nel 1999 da un’idea del cantante, strumentista, compositore e scrittore Valerio Vizioli (Vice): in comunione con Gabriele Barone al basso e Luca Reale alla batteria vincono nel 2001 il contest Coop for Music con la canzone “Another Day” (singolo messo in commercio come allegato al magazine “Rockti star”); un trampolino di lancio di sole 20.000 copie che li porta in lungo e in largo lo Stivale raccogliendo consensi tra pubblico e critica optando per la scelta di comporre e cantare in lingua inglese (scelta che si perpetua ancora oggi). Parte così il primo tour europeo tra Germania, Francia, Inghilterra fino all’America. La line-up cambia, segno di una evidente ricerca che tende al sublime senza perdere quel tocco di semplicità che li contraddistingue, arrivando così nel 2007 a co-produrre il loro primo EP dal titolo “Lymph” con la Red House Recordings: la formazione conta Alessandro Davoli al basso (Bem) e Fabrizio Baioni alla batteria (Fab) già militanti in altre band della scena underground nostrana. Tempo qualche anno ed ecco che il manager Carlo Belotti procura loro un contratto con la Ukdivison Records per l’album d’esordio “Meatsuit” ed ha inizio la scalata verso il sogno.

Fallingice
Fallingice

“Meatsuit”: retroscena e contenuti

Nel Luglio del 2010 il talento di questo trio prende il merito e lo fa suo ma necessita ancora di qualche mese affinchè arrivi ad essere distribuito su scala mondiale: certo, i riscontri positivi sono già noti anche se manca l’ultimo tassello – Roadrunners Records Belgium è la realtà che fa al caso loro, facendosi carico di distribuire il CD “Meatsuit” su scala mondiale rendendo i Fallingice il primo gruppo italiano ad essere sotto contratto con un’etichetta così importante. Il resto sono anelli di una catena che prende forma nella catena di montaggio: in comunione con il gruppo Alessandro Paolucci produce l’album, registrato ai West Link Recordings di Pisa mixato da David Lenci ai Red House Recordings e masterizzato da Tom Baker ai Precision Mastering di Hollywood. Ci pensa il videoclip di “Unclear” a promuovere l’album per la regia di Fabrizio Trigari mentre i Fallingice sono di nuovo in studio per lavorare su materiale inedito da inserire nel nuovo lavoro.

Fallingice - Meatsuit - Artwork
Fallingice – Meatsuit – Artwork

“Meatsuit” si compone di 11 tracce, una tela che Penelope pensa bene di non disfare: ogni singolo ordito si lega perfettamente con quello di trama, un intreccio a volte un pò sporco ma non forzato. Chitarra in evidenza, voce rauca, rullante-cassa-basso come la tradizione vuole ma è piacevole ascoltare il flusso ascendente e discendeti dei brani: si passa da melodie più “dolci” come quella del singolo “Another Day” e “Desired” (brano, quest’ultimo, che all‘incipit presenta un fraseggio di chitarra degno di nota) a ritmi “more strong” come “Hands in Chains” e “Too Bored to Die”. La caratteristica dei brani – per chiarezza – risiede nel fatto che i ritornelli esorcizzano: urli liberatori, per la cronaca.

“Unclear” è il brano d’apertura: una power-ballad in cui spicca tutta l’anima della band, così come per il singolo “Another Day”. Dolce accompagnamento in apertura, voce sovraincisa; riff sporco e tagliente, voce rauca e genuina nel ritornello – peculiarità della band che si apprezza in tutto l’album. Struttura simile per il terzo brano della tracklist “Inner Confusion”.

“Soap Bubble” cambia la carte in tavola: la dinamica del brano merita attenzione per la preponderanza del drum-set che delinea in toto la struttura del pezzo. Fantasticando potrebbe essere cantata anche solo con l’ausilio della voce. Esperimento non valido, invece, per “Breathing Machine” brano figlio della miglior cultura hard-rock, rabbioso-incazzato un pugno allo stomaco diretto e senza mezze misure così come il brano “Hand in Chains”: anche qui il drum-set fa la differenza.

“Desired” e l’atmosfera surreale è un brano che merita la nostra attenzione: nella fase di presentazione abbiamo evitato paragoni e perseveriamo su questa strada, ma il fraseggio d’apertura rievoca quelle atmosfere presenti in alcune produzione degli Alice in Chains: magari i nostri italianissimi Fallingice si ritroveranno un giorno a fare spalla a spalla o, perchè no, a collaborare insieme. Il ritornello è sempre motivo di esorcismo, termine che mai si riferisce al connubio catto-satanico, bensì un grido di speranza. E quel fraseggio ripetuto in chiusura.

“Teenage Boy” fa da spalla con “Too Bored to Die” (more strong, per utilizzare un termine anglofono) mentre “Memories” e la sua struttura semplice si lega con il brano che chiude la tracklist “My Cold Heart”.

 

 

 

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Chitarra in evidenza, voce rauca, rullante-cassa-basso come la tradizione vuole ma è piacevole ascoltare il flusso ascendente e discendeti dei brani

PANORAMICA RECENSIONE

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