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Mr. E riscopre la felicità: Eels abbracciano e divertono l’Alcatraz

Mr. E abbraccia tutti. Questo potrebbe essere il sottotitolo del concerto che gli Eels hanno tenuto all’Alcatraz di Milano per quella che era l’unica tappa italiana del tour.
La frase “Give me your hug”, ovvero “Abbracciami”, rivolta a ogni membro della band dopo la presentazione rappresenta bene la tranquillità, la serenità e la gioia del cantante e ispiratore del gruppo dopo un periodo che dire travagliato è dire poco. Mr. E è rimasto solo al mondo, è senza famiglia ed è riuscito a esorcizzare questo dolore soltanto suonando e componendo. Oggi, dopo tanti anni, deve essere venuto a patti con se stesso e ha deciso che la sua famiglia è composta dalla sua band e dalla sua musica, e che tanto gli basta.

Si diverte, e parecchio, e il concerto scorre via benissimo e molto carico, anche se purtroppo abbastanza breve (un’ora e mezza scarsa). I musicisti si presentano sul palco vestiti con una tuta Adidas blu in acetato, netto cambiamento rispetto allo scorso tour nel quale erano vestiti tutti con un abito nero abbastanza funereo. Strana anche la disposizione del gruppo sul palco, con il batterista al fianco del cantante e i due chitarristi e il bassista su una pedana dietro. Strana ma molto efficace come scelta, devo ammetterlo, nonostante qualche perplessità iniziale questa mi sembra la scelta ideale perché Mr. E venga circondato dai suoi musicisti e si possa sentire davvero in famiglia e non solo il cantante di una band che gira attorno a lui.

Eels | © Frederick M. Brown/Getty Images
Eels | © Frederick M. Brown/Getty Images

Buona parte del concerto sarà dedicata alle canzoni del nuovo album “Wonderful, glorious”, il miglior disco dai tempi di “Hombre lobo” secondo me. Gli ultimi non è che mi avessero proprio entusiasmato, e anche stavolta credevo di rimanere un po’ deluso. Invece il disco è molto bello e sul palco le canzoni vengono magnificate. Se nello scorso tour si spingeva molto sul rock puro, duro e cattivo, qui si torna verso il blues. Mr. E si concede molti spazi per scherzare col pubblico e dare vita a siparietti. Oltre agli abbracci già citati, c’è addirittura una parodia del rinnovo delle promesse matrimoniali con “The Chet”, il chitarrista che lo accompagna da 10 anni dal vivo e in studio. Come fossero una vecchia coppia, scandiscono il loro “Lo voglio” al microfono. “Vuoi tu Chet rimanere il chitarrista del gruppo?” “Yes, I do”.
Tornando alle canzoni, si parte con “Bombs away” e “Kinda fuzzy”, due tra le canzoni migliori dell’ultimo disco, ci si concede un momento più romantico per poi ripartire con “Tremendous dynamite”, “Peach Blossom”, “The Prizefighter” e “The turnaround”. Menzione speciale per “Your brave little soldier”, la mia canzone preferita del disco.

Poche canzoni del passato, soprattutto da “Hombre lobo” e da “Souljacker”, ma si sa che la band non ama tanto rimanere sempre sugli stessi pezzi. L’unico regalo per noi nostalgici degli anni ‘90 e degli esordi del gruppo è un medley di “Mr.E’s beautiful blues” e “My beloved monster”, per il resto poche concessioni alla nostalgia. C’è da capirlo, è anche un modo per esorcizzare il passato, e devo dire che ci è riuscito benissimo.
Ciao Mr.E, ti aspettiamo al prossimo concerto ancora più carico di felicità. È proprio il caso di dirlo, ti abbraccio.

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