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Emma Marrone: “Schiena”. La recensione

Lo aveva detto, Emma Marrone, che il nuovo album “Schiena” avrebbe segnato una svolta nella sua carriera, che si sarebbero colti una maggiore maturità e consapevolezza non solo artistica, ma anche umana. E in effetti scorrendo la tracklist di questo ultimo suo lavoro discografico si ha la percezione di una donna matura e consapevole che si è svincolata dai cliché e dalle linee artistiche che fino a questo momento ne avevano contraddistinto il percorso ed ha scelto con fermezza qual è la sua strada. Suoni rockeggianti, chitarre blueseggianti e batteria che picchia, undici brani che rispecchiano in ogni nota la personalità della loro interprete. In “Schiena” si alternano esplosioni di potenza a ballad più delicate, ma il denominatore comune, il fil rouge che lega tutti le track è la grinta di Emma, che esce prorompente.

Molte le collaborazioni che hanno portato alla costruzione di questo album, ma un sapiente lavoro sugli arrangiamenti ha saputo dare omogeneità ad un album, che avrebbe potuto rischiare di mescolare assieme influenze distanti tra loro. Ma la stessa Emma si è cimentata nella scrittura, firmando in solitaria il singolo di lancio “Amami”, una power ballad che fonda la propria forza su immagini consolidate del quotidiano. In collaborazione con Alessandro Raina e Dario Faini ha invece scritto “In ogni angolo di me”, che nonostante un intro decisamente interessante ed originale finisce per assomigliar troppo ad un pezzo della più recente Gianna Nannini.

Emma Marrone - Schiena - Artwork
Emma Marrone – Schiena – Artwork

Tra gli autori che hanno prestato la propria firma a “Schiena” troviamo anche Niccolò Agliardi nella ballata “Se rinasci”, versione 2.0 di quella “Sarò libera” che proprio Agliardi aveva scritto per Emma, Nesli che regala il testo di “Dimentico tutto” (e si sente il suo tocco mai scontato e prevedibile) e ancora la fin troppo riconoscibile Federica Camba in “Ma che vita fai”, che se non dà l’idea di già sentito dalla collega e conterranea Amoroso è solo grazie alla verve che Emma mette nel cantare.

Si distinguono dalle altre tracce “La mia felicità” (scritta testo e musica da Fabrizio Moro), il cui inciso rappresenta uno dei passaggi più belli ed intensi di tutto l’album, equilibrio perfetto tra grinta e dolcezza, e la title track “Schiena”, che si stacca dalle sue sorelle non solo per la durata decisamente maggiore (oltre 5 minuti a dispetto di una media di 3.30) ma anche per quelle chitarre acustiche e non più elettriche che rendono morbido, ma non lasso!, quel sound rock che caratterizza l’album. Un tocco di finezza che chiude e regala ampio respiro alla tracklist.

Altro capitolo a parte le tre canzoni firmate da Daniele Magro, “Trattengo il fiato”, “L’amore non mi basta”, ma soprattutto “1, 2, 3” che con quei riff di chitarra così spiccatamente tangheggianti si conferma essere uno dei brani migliori dell’intero disco, per non parlare della voce che tira fuori Emma sul finale. Simile, ma solo per l’uso della voce, “Chimera”, che ricorda atmosfere da Keane negli accordi del pianoforte.

Nel complesso “Schiena” è un album che scorre piacevole nello stereo mentre lo si ascolta. Se si poteva correre il rischio che l’energia di Emma, talvolta fin troppo poco controllata, potesse appesantire l’ascolto, ciò non accade. L’aggettivo che meglio definisce questo disco è carico: carico di grinta, carico di passione, carico di emozione, carico di spunti inediti che chissà non vengano ripresi in futuro (gli accenni al blues di “Dimentico tutto”, ad esempio). Carico, ma che non grava sull’ascoltatore.

Una Emma diversa, più matura, dicevamo all’inizio. Sì, è questo che si percepisce. Non più ragazza, che affronta la vita da tale, ma donna fatta e finita, pronta a prendersi le proprie responsabilità, anche in quei piccoli azzardi che la musica richiede. Non è sicuramente questo il suo punto di arrivo, al contrario ci sono angolature (nella scrittura e nella scelta dei pezzi, ad esempio) da smussare, ma la strada è quella giusta.

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

L'aggettivo che meglio definisce questo disco è carico: carico di grinta, carico di passione, carico di emozione, carico di spunti inediti che chissà non vengano ripresi in futuro. Carico, ma che non grava sull'ascoltatore.

PANORAMICA RECENSIONE

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