Nati nel 2006, gli Unmask sin dagli esordi hanno cominciato a calcare i palchi del territorio romano e nazionale, godendo di una sempre maggiore considerazione. Arrivata ad oggi, nel 2013, la band di Ignazio, Claudio, Daniele e Dario, dopo aver collezionato tante piccole soddisfazioni, una demo, un album ed essere arrivati come finalisti in occasione di alcuni importanti concorsi, è pronta a dimostrare al pubblico che in fondo quando la musica pulsa dentro non c’è verso di tenerla a bada. Gli Unmask sono tornati in una maniera del tutto speciale, regalando una cover di uno tra i brani della musica triphop più amati degli ultimi tempi, Teardrop dei Massive Attack. Il genere degli Unmask non è definito, è piuttosto un insieme di generi che vanno dall’hard rock fino ad arrivare al metal, passando per il rock psichedelico. Condite con una buona dose di momenti ambient, le melodie degli Unmask si propongono quasi a distruggere tutte le idee e i luoghi comuni che parlano del rapporto conflittuale tra cuore e cervello. Il cuore rappresenta la passione e il cervello la razionalità, gli Unmask riescono a prendere gli aspetti positivi della passione per la musica e la razionalità legata allo studio della musica, mettendoli insieme e regalarci un risultato che oggi viene definito “internazionale”. Se per internazionale s’intende la pulizia e la precisione come la perfetta manifattura ritmica e melodica allora gli Unmask rientrano perfettamente in questa definizione. La musica aiuta a conoscersi meglio, e gli Unmask con l’album “Sophia Told Me” riescono a farci viaggiare nel loro concetto di musica, così profondo ma così immediato che quasi facciamo fatica a definirlo solo “musica”.
A Tu per Tu con gli Unmask
Gli Unmask hanno scelto il 2013 per ripartire da Sophia Told Me, quali esperienze e quali passioni racchiude il vostro album, e attraverso la profonda conoscenza di sé stessi, quali pezzi di voi sono inclusi in questo disco?
Sophia Told Me ha significato tanto per gli Unmask: per il tempo trascorso a ragionare su ogni singolo brano, per la pazienza che è stata necessaria per portare avanti una lavorazione di qualità, per le risorse economiche che ognuno di noi ha impiegato per portarlo alla luce. Siamo cresciuti lavorando a questo album e le tracce sono cresciute con noi, nel senso che ognuna di essa cristallizza l’evoluzione musicale che gli Unmask hanno avuto dalla propria formazione fino ad oggi. Le tracce di Sophia told me sono legate da un fil rouge comune che è quello del percorso di conoscenza personale che ciascuno di noi, in determinati momenti della propria vita, compie o è costretto a fare. Partendo dai vissuti personali, però, abbiamo cercato di raccontare qualcosa di universale: i nostri brani parlano di attese, bugie, disperazioni, orgoglio, determinazione, speranze, confusioni; tutti sentimenti che fanno parte delle esperienze di vita di qualunque persona. Vorremmo quindi che chi ascoltasse i nostri pezzi si riconoscesse nelle sensazioni in essi raccontate.
Teardrop degli Unmask è la perfetta trasposizione progressive di un brano che si distacca totalmente dal vostro genere, che legame avete con il brano dei Massive Attack? In che modo i vostri gusti musicali personali vengono miscelati per ottenere un progressive chiaro pulito e di grande qualità?
Rileggere un pezzo così distante dal nostro genere musicale si è rivelato un modo per riflettere sul nostro stile e sul nostro modo di comporre musica; però, anche se non in maniera diretta, nei momenti ambient di Sophia Told Me si potrebbe riconoscere, se non i suoni, almeno l’approccio a là Massive Attack. Tutto questo perchè, essendo stati “consumatori seriali” di tutto ciò che di interessante usciva nel periodo della nostra adolescenza, loro sono stati imprescindibili nella crescita musicale di ciascuno di noi: soprattutto per la scoperto di sonorità electro-ambient prima sconosciute. Per quanto riguarda il nostro modo di comporre, non c’è una regola con la quale miscelare i nostri gusti personali: lasciamo che il “caso” e l’alchimia sonora facciano il loro corso. Il messaggio prima di tutto e poi la forma e le strutture e non viceversa: quando componiamo partiamo da nuclei ritmici o melodici che vengono proposti da ognuno di noi. Poi da lì si cerca di rendere il tutto coerente con un’idea espressiva che si va formando confrontando le varie possibilità che via via escono fuori. La maggior parte delle volte è sempre la musica ad uscire fuori, poi vengono i testi; ispirati dagli stati d’animo che la musica suscita al cantante.
La vostra filosofia è un po’ quella del “giù la maschera”, il che suona come invito a spogliarsi di tutti i travestimenti per mostrarsi in maniera nuda e cruda con i propri sentimenti e le proprie debolezze, eppure voi vi siete mostrati spesso con le maschere durante qualche spettacolo live… In che modo l’arte visiva aiuta le vostre performance e come reagisce il pubblico ad un concerto ricco di significati come quello portato in scena dagli Unmask?
Le maschere vengono usate nei nostri live, ma non da noi. Dove è stato possibile, abbiamo portato sul palco
ballerini mascherati per marcare proprio la differenza tra avere una maschera e non averla. In quel modo vogliamo rappresentare nel momento della performance musicale la dialettica presente nella vita di tutti i giorni: tra chi fa i conti con i proprio sentimenti e debolezze e chi continua a vivere di travestimenti. Fondendo raffigurazioni visive e sonore vogliamo creare uno spettacolo intriso di colori e di atmosfere perché la fusione di più arti insieme è in grado di coinvolgere e appassionare maggiormente il pubblico. Essendo un concept album, Sophia Told Me racconta una storia, un percorso. Tutto questo è più facile da comunicare affiancando alla musica, immagini, danze e stimoli visivi. Pensiamo che in questo modo chi ci venga ad ascoltarci possa gustare in pieno la nostra proposta artistica.
Unmask: Teardrop. L’ascolto
Era il 27 Aprile 1998 quando i Massive Attack davano i natali a Teardrop, e gli Unmask il 27 Aprile 2013 hanno voluto celebrare il quindicesimo compleanno di questo straordinario pezzo. Un brano dall’inconfondibile identità musicale, così ancorato al genere del collettivo di Bristol, che quasi facciamo fatica a pensarlo trasposto in tutt’altro genere, sembra quasi rivivere di una luce nuova grazie alle sapienti doti musicali degli Unmask. Spogliato di tutte le sfumature che lo facevano tra i brani più sognanti e delicati, Teardrop diventa misterioso ed inquietante, e in contrapposizione alla fragilità della parte vocale dell’originale, in quella degli Unmask viene resa più dura e cattiva dall’inconfondibile timbro del cantante. Un’audace tentativo di trasporre un brano dai suoi antipodi musicali a quelli degli Unmask, arriva a conferma di un lavoro fatto in maniera minuziosa ed accurata, completando una già consolidata identità musicale con questa prova del nove. La parola d’ordine sembra essere carattere, accompagnato da una forte dose di individualità musicale, che in definitiva riesce a collocare gli Unmask e la loro musica su di un gradino a parte rispetto al resto del panorama musicale italiano. Grande passione e grande dedizione per un lavoro fatto come si deve, con una completezza filosofica e artistica che difficilmente viene riscontrata in artisti emergenti.
[jwplayer config=”240s” mediaid=”136736″]