C’è chi di musica non ne avrà mai abbastanza, e proprio per questo madre natura ha dato vita ad una delle cose più eccezionali esistenti, i festival musicali: occasione d’incontro per vittime della moda, per le vittime del mainstream ma anche parco giochi per chi di musica, per l’appunto non ne avrà mai abbastanza. Sbarcata in terra spagnola per l’appuntamento festivaliero annuale, seppur fuori tempo perché abituata agli estivi nordeuropei, mi imbatto in Barcellona, sede ormai da più di 12 anni di uno dei festival più attesi dell’anno: il Primavera Sound Festival 2013. Annunciata la lineup da urlo, questa edizione è davvero destinata ad entrare negli annali, e su di giri peggio di un’ape in periodo di impollinazione, inauguro la kermesse indie hipster con i The Vaccines e i Delorean, i quali, sul Ray Ban Stage danno inizio alle danze, proprio con energia da dancefloor, Mercoledì 22 Maggio. Il Parc del Forum fa da scenario e il Primavera Sound Festival 2013 è la prova che non abbiamo proprio nulla da invidiare ai fratelli d’oltreoceano, e che se viene chiamato il Coachella d’Europa un motivo ci sarà.
L’emozione di ascoltare live l’accordo iniziale del pezzo preferito del proprio gruppo preferito non ha prezzo, immaginate se a riproporsi in una sola giornata sono più accordi più pezzi e più gruppi preferiti? Giovedì 23 Maggio è l’inizio ufficiale di quella che sarà la kermesse musicale più attesa dell’anno, e tra Ray Ban Stage, Pitchfork Stage, Vice Stage, ATP Stage, Primavera Stage e Heinken Stage è diviso questo grande giorno. I Tame Impala cominciano puntuali a suonare su quello che poi è stato ribattezzato Main Stage per l’importanza da headliner, e tra un accordo psichedelico e scenografie magnificamente lisergiche Kevin Parker e compagni suonano per la prima volta di fronte una ruota panoramica, per la prima volta con la luna piena ma soprattutto per a prima volta con un nuovo bassista. Il live è da urlo, e tra l’orecchio critico di chi deve farlo per lavoro e la groupie che c’è dentro il concerto mi ha esaltato non poco, e un’ora è passata troppo in fretta. Lasciandosi andare con un Intro alla Led Zeppelin e ad assoli fantastici degni di Woodstock con Mind Mischief, i Tame Impala lasciano posto ai The Postal Service riuniti in occasione dei 10 anni del loro grande album “Give Up“. Accompagnati da Jenny Lewis, uno scatenatissmo Ben Gibbard e co. danno vita ad uno tra gli spettacoli più belli di questo Primavera Sound 2013. Mai scaletta fu più azzeccata, e tra i due nuovi inediti e successi senza tempo come Such Great Heights e la conclusione con Brand New Colony si prepara l‘Heineken Stage all’arrivo dei transalpini più attesi dopo i Daft Punk.
Abbandonare i live di Dinosaur Jr. e Grizzly Bear è stato un gran sacrificio, ma un po’ perché li avevo già visti live un po’ perché in fondo un animo maledettamente francese pervade il mio corpo sono rimasta da buona groupie ai piedi del palco per assistere allo show dei Phoenix. Sbarcata puntuale alle 01:40 con “Entertainment” la band di Thomas Mars infiamma il Primavera Sound Festival 2013 e dà inizio ad uno tra gli spettacoli più belli ( per davvero) di questo festival. Mars diventa un vero e proprio forsennato e questa formazione sembra fare faville sul palcoscenico infiammando tutti gli strumenti. Il live scivola via veloce, e in Love Like Sunset (ribattezzata Sunkrupt! per ibridazione con Bankrupt!) vengono lanciati al pubblico bigliettoni falsi così per appagarli anche in maniera materiale oltre che spirituale. Il crowd surfing di Thomas Mars ci ha resi sicuramente un pubblico migliore, e partito dal centro della folla, il maritato Coppola ci sfiora il naso proprio sotto il palco, quasi affannato e preoccupato per la situazione (sarebbe potuto finire a terra di lì a poco).
Per tutto il pubblico del Primavera Sound 2013 è stato un duro colpo da digerire, perché credetemi, tutti gli hipster che fanno finta di ascoltare gruppi sconosciutissimi erano proprio lì a saltare per pezzi come Listzomania, Too Young e Fences. Rome chiude lo spettacolo fantastico, seguito da una ripresa di Entertainment, la quale viene suonata mentre tutti erano rapiti da un Thomas Mars in bilico tra le braccia del pubblico, anche dal chitarrista leader dei Dinosaur Jr. J Macis che appare sul palco a sorpresa per chiudere in bellezza questo fantastico show.
Non pentita di aver lasciato da parte qualcosa, mossa inevitabile vista la corposa scaletta con coincidenze del Primavera Sound Festival 2013, mi dirigo sotto il palco degli Animal Collective, che provvedono a concludere la lunga notte di giovedì. Un po’ sottotono nonostante la batteria apparsa a differenza di un loro show al quale avevo assistito a Roma, il collettivo di Baltimora di Panda Bear viene racchiuso sul palco da gonfiabili di denti e bocca di un mostro super colorato, che pian piano riscalda la folla con successi del calibro di My Girls e Today’s Supernatural. Venerdì 24 Maggio è il giorno dei Blur, e chi meglio dell’energetica band dei Django Django potrebbe riscaldare l’Heineken Stage? Spostandomi all’ATP noto gli OM, i metallari che colpiscono la mia attenzione tra distorsioni e urla disumane cupe e cattivissime.
Stanca della solita musica made in Django Django e la durezza degli OM mi dirigo verso altri lidi proprio durante il loro live, e scopro i Local Natives sotto il palco Pitchfork che francamente hanno spaccato qualsiasi cosa possa essere spaccata nei dintorni. Sacrificando James Blake ho preferito dare fiducia ad una band di nuova leva, i Daughter, che non mi entusiasmano, anzi mi riportano ad un album dei The XX già ascoltato e riascoltato. In definitiva non sono male, ma l’ora è davvero tarda e se non riesci a tenermi in piedi saltellante passi quasi nel libro nero della musica, ma sono sicura tutto questo sia stata l’emozione da live.
Chi ebbe a dire che i Blur hanno ammazzato il britpop si sbagliava, e chi invece pensava che un ritorno avesse potuto rendere il ricordo meno piacevole, beh comprate un biglietto per un loro live! Demon Albarn in grandissima forma apre un live attesissimo con Girls and Boys e gettandosi tra le braccia del pubblico in più di un’occasione ci lascia davvero contenti di aver potuto assaporare un pezzo di 90’s, ma lo saranno stati anche gli hipster? Unico live durato più della categorica ora e unica band che si è lasciata all’encore con Under The Westway, For Tomorrow, una splendida The Universal e la tostissima Song 2. Alle 03:20 comincia la migrazione di massa verso il palco Primavera Sound Festival 2013 dove saranno i The Knife a concludere la giornata. Miscredente sin dal primo passo mosso verso il loro live, ahimè le mie aspettative non vengono assolutamente deluse. I The Knife saranno anche dei tipi amanti delle messe in scena, ma una lezione di aerobica on stage mi sembra davvero troppo. Fino alla squadra da percussioni poteva anche filare tutto liscio, ma perché lasciare un cd in sottofondo per poter fare riscaldamento muscolare con tutine luccicanti in piena notte? Una roba che serve solo a farmi saltare per riscaldarmi, visto che di primaverile, il clima in Barcellona non sembra avere proprio niente.
Domani è un altro giorno, e rimanendo delusa per l’improvvisa cancellazione dei Band Of Horses cerco di migrare di palco in palco per l’ultimo giorno di Primavera. Apparat suona all’Auditori Rockdelux uno di quei live che solo a percepirli viene la pelle d’oca, perché oltre a rendere protagonisti gli strumenti, a farla da padrona è un’improvvisata performance in piena sintonia con l’astonishment di sottofondo, il quale regala una pausa dalla frenetica corsa di palco in palco. Pitchfork mi regala una piacevole sorpresa, segnata in elenco più di una volta la mia attenzione era rapita dal progetto Melody’s Echo Chamber, promosso dal Parker dei Tame Impala, che ci riporta indietro di qualche anno ai Jefferson Airplane e ci regala davvero un mini live con i fiocchi. Orfana dei Band Of Horses mi accontento dei sostituti Deerhunter, e scappo immediatamente un po’ per la ferita che porto nel cuore mancanza della banda dei cavalli, un po’ perché francamente non mi colpiscono, ma soprattutto perché è l’ultimo giorno di concerti.
Mi accontento un po’ dei Wu-Tang Clan, e scappo da Nick Cave and The Bad Seeds. Questi qui di alternative rock sembrano saperne tanto e sembrano non sbagliare nemmeno una nota, la perfezione dell’esperienza musicale è evidente nel self-control da stage diving di Nick Cave. Il live è davvero una lezione di musica d’altri tempi, e non mi fa rimpiangere d’aver lasciato perdere i Camera Obscura dall’altra parte del Parc del Forum (la stanchezza comincia a farsi sentire). I Liars suonano al Pitchfork, e chiunque abbia un bel ricordo da rockband ahimè deve aspettarsi tutt’altro, perché suona tutto un po’ come un rave in una stanza, piuttosto che un concerto di musica rock. Il Ray Ban Stage si prepara per la notte inoltrata accogliendo i Crystal Castles, i quali al mio terzo loro live non mi deludono affatto. Spicca il colore rosa dei capelli di Alice Glass tra il pubblico fittissimo e su di giri per un live davvero eccezionale. Il troppo entusiasmo da Celestica e Crimewave mi fa dimenticare che dall’altro lato stanno suonando i My Bloody Valentine, ma ero evidentemente entrata in modalità groupie per l’occasione.
Il Primavera Sound Festival 2013 ci saluta e ci dà appuntamento a Porto, ma il recupero sembra prendere più tempo del previsto e preferiamo dargli appuntamento al 2014. I Natural Milk Hotel sono stati annunciati a sorpresa durante l’attesa per Nick Cave su enormi schermi, così da suggerirci che il cartellone per il prossimo anno comincia a prendere forma. Definito dagli addetti ai lavori il festival più hipster, e il festival di chi è alla continua ricerca di robe sconosciute per abbandonare i più mainstream dicendo che sono capolavori assoluti, francamente ho deciso di ascoltare come sempre solo ed esclusivamente tutto ciò che di musicale possa essere stato fatto durante la manifestazione entro i limiti dei miei e dei gusti più accettabili, nonostante il tripudio di barbe, pantaloni accartocciati alla caviglia e occhiali fino a notte fonda. La musica è una cosa seria, mica una roba da fashion victim! Tame Impala, Apparat, Phoenix e Blur i miei preferiti, ma in un festival del genere sono tutti pezzi da 90.