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Kuadra: “Il bene viene per nuocere”. La recensione

L’Italia è un paese in cui il fenomeno del nu metal ha attecchito bene, soprattutto nei gruppi giovanili. Ma pochi gruppi hanno resistito al passare del tempo ed alla tentazione di fondersi con il punk-pop che sta imperando soprattutto nelle fasce di età più basse. Uno di questi gruppi è la formazione pavese dei Kuadra. Formazione che ha dato da poco alle stampe il suo nuovo disco, “Il bene viene per nuocere“.

Come al solito, prima un pochino di storia per capire chi sono realmente i Kuadra. Il gruppo nasce nel 2005 a Vigevano e da persone con percorsi e influenze musicali diverse (hip hop, metal, crossover, elettronica) e questo incontro porta alla nascita del progetto Kuadra, una commistione che subito si denota per la sua natura ibrida tra rap, rock e nu metal.
I Kuadra nel 2007 producono il primo EP di cinque canzoni, “Tutto Kuadra” e cominciano a partecipare a vari concorsi musicali, tra cui il Music Village a Simeri. Dopo una pausa di tre anni nel 2010 producono il primo disco vero e proprio, Kuadra“, un lavoro di dieci canzoni che riscuote un discreto successo sul web anche senza una vera e propria promozione grazie anche al video del singolo “Vieni fuori di qui“.
Nel 2012 la band partecipa ad un documentario sulla band girato da Davide Pannucci dal titolo “È solo l’inizio” e dopo qualche mese fa uscire sui canali Youtube e BlankTv il video del singolo “I nostri eroi“, singolo del secondo album registrato al Mordecai Studio di Como, sotto la produzione artistica di Marco Molteni intitolato “Il bene viene per nuocere“.

Dopo la storia, torniamo al presente e a questo disco: il nuovo lavoro dei Kuadra è un lavoro da undici canzoni e dalla durata di circa quaranta minuti che mostra come la band nel corso del tempo sia cresciuta a livello di testi e sia rimasta fedele al suo percorso musicale che nasce dal nu metal e dal crossover e va oltre, inserendo nel disco anche frammenti di hard rock, elettronica e di dubstep, in una naturale evoluzione che ha portato ad un proprio stile personale.

L’introduzione, “Il bene“, è una versione personale e moderna del Padre Nostro, con una invocazione a Dio perché ci dia la forza per vivere la vita di oggi, una vita dove le persone si trovano sballottate tra desideri e frustrazioni moderne con come credo il progresso, come se fossimo tutti bambolotti di un “Crash test“. E si cerca di convincere le persone a darci credito, a giocare con noi come ai vecchi tempi di quando eravamo bambini, quando si chiedeva alle persone: “Lasciami entrare“.

Kuadra - "Il bene viene per nuocere" - Artwork
Kuadra – “Il bene viene per nuocere” – Artwork

Dopo il brano “Lo sciamano“, ci troviamo di fronte ad un pezzo come “Molotov“, una sorta di confessione di una vita vissuta in maniera devastata e devastante. E da qui il disco cambia. Nettamente.
Prima troviamo un brano come “Thomas Sankara“, una riproduzione in chiave sonora di un discorso del “Che Guevara africano”, e poi troviamo un brano nu metal come “Cervelli nella vasca“, che mostra come la band sia maturata nel corso di questo tempo con un “je accuse” preciso verso un certo tipo di persone. “Beati quelli che credono senza vedere/beati quelli che soffrono senza reagire/beati quelli che vivono/di fede, paura e speranza“.

Nuove cure mortali” prosegue su questo filone dell’accusa con un preciso messaggio verso chi usa, anzi spreca il tempo, convinto che la vita sia solo sfogare i propri istinti e seguire riti sociali senza rendersi conto che “corre il tempo mentre ammazzi il tempo/ intanto lento il tempo ti ammazza senza pietà”. E La culla” non è da meno, anche se qui siamo più nel territorio quasi dell’hard rock, ma qui si cerca una risposta, una salvezza, essere infettati o guidati da un’idea anche si è nella culla dei propri limiti, mentre si cercano nello specchio i sintomi di questa nuova condizione.

Le ultime due canzoni si staccano leggermente dal disco: prima c’è il singolo proposto dal gruppo, “I nostri eroi“, una canzone che ricorda molto in alcuni punti i Limp Bizkit e poi c’è “Correre correre“, un brano dal beat ossessivo che rientra nel filone tracciato da “Cervelli nella vasca” e “Nuove cure mortali”, un doloroso ritratto del mondo moderno, un mondo dove dobbiamo correre senza sapere dove andare, senza pensare, solo per lasciare spazio agli altri. Che chissà se lo meritano, quello spazio.

Il nuovo lavoro dei Kuadra è altamente convincente: tranne alcuni episodi un po’ meno inseriti nel filone musicale che il disco traccia, il disco mostra una maturità notevole soprattutto a livello di testi, sempre molto lucidi, molto cattivi e dolorosamente graffianti, testi che illustrano piccole schegge di vetro di un mondo che ci sta portando ad estraniarci da noi stessi per fare contenti gli altri, altri che in molti casi non meritano nemmeno la nostra attenzione, il tutto inserito nel frullatore di una società che punta solo al suo benessere e non al nostro, come in un Grande Fratello Orwelliano, in cui il sé viene ignorato per un Bene superiore… essere liberi di fare quello che ti dicono. Perché bisogna pensare ormai come dice la voce alla fine dell’ultima canzone, l’ottima “Correre correre“: “Sii grato di avere un’occupazione, lavora sodo, aumenta la produzione, sii felice”.

Formazione:

Y aka Yuri La Cava (Voce)
Zavo aka Emanuele Savino (chitarre)
Kimbo aka Kim Van Nguyen (basso)
Krab aka Alberto Collivignarelli (electro vodoo)
Van aka Minh Van Nguyen (batteria)
Hyde aka Luca Russo (seconda chitarra Live)

 

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Il disco traccia, il disco mostra una maturità notevole soprattutto a livello di testi, sempre molto lucidi, molto cattivi e dolorosamente graffianti,

PANORAMICA RECENSIONE

Voto Melodicamente

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