Ci sono melodie che non finiranno mai di emozionare, e ci sono artisti che non finiranno mai di amare il proprio lavoro. Patti Smith ha inaugurato la nuova edizione del Neapolis Festival 2013 con un concerto il 12 Giugno 2013, e ha riportato nella sua città d’origine il famoso festival partenopeo. Dopo aver subito uno scossone negli ultimi due anni il Neapolis Festival torna più forte di prima, e torna a sostegno di “Città della Scienza” distrutta con un incendio doloso pochissimi mesi fa. Il festival rinnova la collaborazione con un’altra importantissima realtà campana, quella del Giffoni Experience, all’epoca Giffoni Film Festival, e rinnova ancora l’appuntamento per un’estate all’insegna della musica e del cinema. Patti Smith ha cullato l’Arenile di Bagnoli, nuova sede del festival partenopeo, lo ha cullato con parole semplici e con la poesia della sua musica, con melodie dal sapore della rivoluzione ma così raffinate e così delicate che si fa fatica a pensarle come armi.
Giunta quasi puntuale sul palco dell’Anteprima Neapolis Festival 2013, Patti Smith saluta timidamente il pubblico napoletano, molto poco fitto ma già scaldato abbastanza dalla suggestiva atmosfera in riva al mare al tramonto. “April Fool” e “Redondo Beach” preparano il pubblico ad un inno alla natura, come la stessa Sacerdotessa del Rock dice, con il brano “Fuji San“, un tranquillo canto dedicato a Madre Natura. Rotto il ghiaccio Patti Smith affronta subito l’argomento Città della Scienza, parlando ai suoi fan, rivolgendosi sicuramente a tutti coloro i quali l’avranno voluta vedere distrutta, urlando che non può esistere una vita senza arte, senza conoscenza, senza matematica e senza scienza, dunque tutti uniti per ricostruire una realtà così importante per il territorio.
Il concerto riprende, un Arenile gremito canta all’unisono “…we shall live again“, incitato dalla stessa cantante poetessa, la quale per il pezzo successivo si lascia andare ad una piccola composizione libera per introdurre “My Blakean Year”: “Napoli è stata la prima data live del mio tour, ero in treno per Napoli da Roma, così lontana da casa, domandandomi chi fosse venuto a Napoli. Poi sono salita sul palco, ho visto le vostre espressioni e ho pensato “Shit They Come in Naples!“. Affezionata al calore del pubblico italiano Patti canta “Summertime Blues“, con un tipico scenario estivo, un cielo stellato e un mare calmo. Intro al piano, “Free Money” e assoli virtuosi con le esibizioni dei suoi straordinari musicisti Lenny Kaye, Jay Dee Daugherty, Tony Shanahan e Jackson Smith, ci accompagnano verso quella che è la parte conclusiva di un gran concerto. Alle prime note di “Dancing Barefoot” i fan si esaltano, e la stessa Patti Smith tra un sorriso e un cantato energicamente evocativo dedica “This Is The Girl” alla straordinaria personalità di Amy Winehouse. “Pissing In The River” crea l’atmosfera giusta per una dedica d’eccezione a tutti quelli che nel 1979 erano presenti a Bologna e Firenze, la straordinaria “Bacause The Night“. I suoi canti disperati si concludono tra ululati, “Gloria” e “People Have The Power“, come un toccante incitamento a lottare per riguadagnare un pezzo di cultura che qualcuno ingiustamente ha voluto strappare al popolo partenopeo.
Il ritorno della Sacerdotessa del Rock al Neapolis Festival è stata una benedizione musicale che pochi possono vantare. Chi compone e scrive musica con uno scopo ben preciso è destinato a lasciare il segno negli anni, e ad offrire un impegno continuativo non solo in musica ma anche per quanto riguarda il sociale e la giusta causa per cui ogni essere umano vive.
Patti Smith ha saputo cullare un pubblico miscredente, un pubblico unito per difendere la propria cultura, e un pubblico che in fondo ci crede ancora. La musica unisce tutti, non crea distinzioni, ed è capace di riunire sessantenni e ventenni in piena sintonia sotto un palco dove si esibisce quella che è una delle grandi personalità del rock. Spinta da un graffio punk, da un modo di agire sopra le righe e da una tenacia inconfondibile Patti Smith riesce ancora a farci sognare, ci regala una performance live di grande rilievo, e con i suoi grandi musicisti ci fa apprezzare ancor di più un tipo di rock che sembra essere estinto. Evolversi, pensare e creare sembrano i termini giusti per poter riscaldare un pubblico raffreddato da continue privazioni e da sterili ascolti musicali che sempre di più sembrano diffondersi nella discografia internazionale. Bentornato Neapolis Festival, ci eri tanto mancato.