20 anni sono passati dalla pubblicazione dell’ultimo album studio dei Nirvana “I hate myself and I want to die” o meglio quello conosciuto con il nome di “In Utero”. I festeggiamenti sono alle porte, il prossimo 23 Settembre sarà pubblicato un box-set in edizione speciale contenente più di 70 brani tra inediti e versioni alternative, registrazioni che mai hanno visto luce senza dimenticare la tracklist così come la conosciamo. Eppure, in quella tracklist, qualcosa mancava già dal principio o almeno fu una scelta (diciamo) ponderata: esiste nel mercato discografico un singolo datato 1994 composto da Side A e Side B, sul primo il brano “Pennyroyal Tea” mentre il secondo presenta il brano “I hate myself and I want to die”. Dopo 20 autunni questo brano torna a vedere luce, dopo esser stato pubblicato postumo la morte di Kurt Cobain nell’Aprile 1994, dopo esser stato prontamente ritirato dal mercato discografico. All’epoca.
Il brano in questione doveva essere la title track dell’album ma la versione, così per come la conosciamo, narra che fu Krist Novoselic a convincere Kurt Cobain a cambiare titolo, preoccupato del forte impatto che il titolo potesse sucistare nella società americana, l’America degli anni ’90. Sornione il talento Dave Grohl, ormai personaggio di fama mondiale, se ne stava lì a lavorare e a cercare ispirazione perchè, sì, questo album è stato tutto frutto del talento dei Nirvana al completo, anche se in bellezza non è eguagliabile al più commericale “Nevermind”. Quindi lasciano il tempo che trovano le critiche di tutti coloro che reputano “In Utero” non alla pari di “Nevermind” perchè fu proprio quest’ultimo a lanciare il fenomeno grunge in tutto il mondo. Fu proprio quest’ultimo a causare un dissidio interiore così forte da lacerare l’animo del fragile Cobain. A supporto di ciò, basta leggere il testo d’apertura di “In Utero”, il brano “Serve the Servant”.
Una volta Jay-Z ha dichiarato: “all’inizio degli anni ’90 stava per scoppiare il fenomeno hip-hop, ma poi sono arrivati i Nirvana e Kurt Cobain con l’album Nevermind e allora mi sono detto ok, dobbiamo aspettare un altro pò”. Lo stesso Jay-Z, ora, pubblica un nuovo singolo in cui cita un piccolo pezzo del testo di “Smells Like Teen Spirit”. C’è poi Keith Richards che non le manda certo a dire, come fu all’epoca dopo la pubblicazione dell’album “In Utero”, che si ritrova a suonare sul palco lo scorso anno proprio Dave Grohl in occasione del “50&Cunting Tour” degli Stones. Arriviamo al sodo.
Analizzando i testi dei brani che compongono l’album è tutto scritto. E parliamo del destino che ha segnato Cobain e la sua stregua di fan. Musicalmente troviamo un mix perfetto tra le sonorità di “Bleach” (primo album della band di Seattle datato 1989) e il più commerciale “Nevermind”. Eppure quest’ultimo ha lanciato il fenomeno grunge nel mondo, allora qualcosa non torna. Proponiamo questo inciso tratto dal testo “Serve the Servant”: “La rabbia dei giovani ha pagato bene, Ora sono stanco e vecchio, Giudici autoinvestiti giudicano, più di quanto hanno venduto / Servi dei servitori… Oh no!”. Nel primo album troviamo testi molto espliciti nonchè taglienti, il secondo lo possiamo definire musicalmente tendente alla perfezione, e il terzo? Non c’è dubbio che le idee di Cobain stavano prendendo una forma ben definita con quella passione per il disegno che ben si evince guardando la copertina dell’album. E i testi, interamente scritti di suo pugno.
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Non dimentichiamo poi l’occasione che MTV offriva all’epoca, esibizioni unplugged da immortalare sul CD, occasione da prendere al volo (si dice che il tutto nacque da un’intuizione di Paul McCartney). Già, l’ultima registrazione live ufficiale dei Nirvana. Ma manca sempre un tassello del puzzle, quel brano pubblicato postumo “I hate my self and I want to die” uno sfottò di pronta presa verso tutte quelle persone che pensavano che Cobain fosse un maniaco suicida. Nel frattempo, con un certo margine di sicurezza, il prossimo 23 Settembre i fan di tutto il mondo compreranno il box-set di “In Utero” così come fu in occasione del ventennale di “Nevermind”. Ma se c’è un ventennale proprio degno di nota, magari attendiamo il prossimo anno.