Dopo le vacanze estive ecco che ripartiamo con la nostra rubrica The Passenger con un tempo di rotazione, però, prolungato. La band di The Passenger non sarà più a cadenza settimanale ma rimarrà in vista su MelodicaMente per ben due settimane. Questo per dare la possibilità al gruppo/artista in questione di farsi conoscere maggiormente, per un tempo protratto. La nostra ripresa del progetto avviene con una sicurezza della musica italiana ossia i Giobia, progetto che nasce a Milano nel 1994 e che da allora ha visto una serie di soddisfazioni prestigiose all’estero. Una esperienza sonora psichedelica che nel corso degli anni è mutata, si è affinata e perfezionata. La formazione attualmente è impegnata in un tour europeo che ha visto anche alcune tappe nel nostro paese, un ritorno in madre patria.
Bergamo, Milano e Roma, questi sono stati i tre poli scelti dai Giobia per mostrare dal vivo la loro ultima fatica “Introducing Night Sound”, di cui parleremo dopo l’intervista.
A Tu per Tu con i Giobia
Ecco la nostra intervista ai Giobia, realizzata in esclusiva per il progetto The Passenger.
1) Facciamo il punto della situazione sulla vostra carriera. Giöbia, un nome inusuale che probabilmente ha affascinato prima l’estero e poi l’Italia, così come la vostra musica. L’Italia però non vi ha ancora conosciuto in modo massiccio? Perché? Pensate che l’approccio con l’estero sia diverso? Per quale motivazione?
Il nome in realtà è italianissimo, arriva da un antica festa di origine precristiana del nord Italia. Inoltre nel dialetto Pemontese e sardo Giöbia vuol dire giovedì. In tedesco il nostro nome è impronunciabile, quindi forse è curioso il fatto che un’etichetta tedesca abbia messo sotto contratto una band italiana dal nome impronunciabile. Sinceramente penso che, a meno di un esplosione nucleare di acido lisergico che inondi l’intera penisola o, di una nostra conversione al Hip hop, una band come la nostra non potrà mai sperare di essere una band di massa. A noi l’unica cosa che preme è scrivere canzoni ed esprimere la nostra arte musicale, non di conquistare le masse. All’estero come in Italia ci sono situazioni e situazioni, nulla è meglio o peggio, ogni concerto ogni situazione fanno cosa a sè. L’unica vera differenza per ora, è che fuori dall’Italia la nostra etichetta riesce a vendere il nostro disco, mentre in Italia non ha ancora trovato un distributore, nessuno gli risponde…
2) L’hippie e il punk si uniscono nella vostra musica che però spesso viene riassunta con la parola psichedelica. Come nascono le vostre liriche? Come nascono le vostre canzoni? Come nasce il sound dei Giöbia?
In realtà non pensiamo che l’unione degli hippie e il punk creino la psichedelica. Detta così mi viene in mente uno strano incrocio tra Charls Menson e i Dead Boys, forse da questo incrocio malato creerebbe Burzum, ma non di certo del rock psichedelico. Non abbiamo un modo sistematico nell’approcciare la composizione, alcune volte l’intero brano viene portato da uno di noi e con un’idea molto precisa sull’intenzione, altre volte nasce in sala prova partendo da un beat o da un giro di basso, può anche capitare che l’idea possa nascere da un singolo suono e da lì nasce tutto. Il nostro sound che è cambiato nel tempo e credo muterà ancora, nasce dall’attrazione che abbiamo per un certo tipo di musica che si può descrivere come visionaria e sperimentale. Mentre le parti vocali vengono pensate con la parte musicale, per quanto riguarda il testo del brano, questo viene scritto in un secondo momento o da Saffo o da Francesca Saracino.
3) Guardando il video di “A Hundred Comets” le immagini rafforzano la vostra potenza musicale, rendendo il significato del suono ancor più forte. “Introducing night sounds” si può considerare una svolta di qualche tipo? Forse un tentativo di affacciarsi anche al pubblico italiano, grazie alle date di presentazione del disco sul suolo italiano? Sentite il bisogno di avvicinarvi alla musica italiana ritagliandovi un vostro spazio oppure no?
Abbiamo scritto, registrato e prodotto 16 canzoni senza pensare a chi lo avrebbe ascoltato e in quale stato. Abbiamo cercato di fare le cose per bene curando ogni dettaglio. Una volta terminato il tutto abbiamo cominciato a cercare un etichetta in Italia e all’estero. In Italia, a parte la nostra vecchia etichetta (jestrai), nessuno ci ha mai risposto e nessuno ha mai voluto ascoltare il nostro disco. Dall’Inghilterra e dalla Germania abbiamo avuto diverse proposte e, quando ci siamo trovati a dover scegliere, abbiamo optato senza esitare per la “Sulatron Record”. Se sentiamo il bisogno di avvicinarci alla musica italiana? Noi siamo la “musica italiana” perché siamo italiani e ci teniamo a esportare il nostro suono, il nostro approccio musicale e la nostra identità all’estero. Ora è l’Italia che deve avvicinarsi a noi non il contrario.
Giobia – “Introducing Night Sound”: l’ascolto
Prodotto dalla Sulatron, “Introducing Night Sound” vanta di nove tracce profondamente identificative del percorso musicale della band stessa. I Giobia macinano psichedelia musicale da anni e “Introducing Night Sound” sembra essere una tappa fondamentale del loro percorso.
La formazione milanese con i precedenti lavori come “Hard Stories” e “Beyond The Stars” è stata capace di trovare la porta per entrare all’interno del mondo musicale. Con questo lavoro però i Giobia spiccano un vero e proprio salto in avanti sprofondando in un rock psichedelico davvero interessante. Il nome, come c’ha spiegato la stessa band, è tutto italiano ma il sound fortunatamente (o no) non lo è. Significativa la frase conclusiva degli stessi Giobia: “ora è l’Italia che deve avvicinarsi a noi e non il contrario”. Come a dire, noi la mano l’abbiamo tesa, ora si aspetta il pubblico.
Prima di concludervi e lasciarvi all’ascolto completo del lavoro, due parole vanno spese per “A Hundred Comets”, la canzone probabilmente più immediata dell’intero disco. Più musicalmente delicata del resto dei brani, “A Hundred Comets” è la canzone-singolo perfetta per presentare un album di questo tipo. Un shoegaze libero e appassionante, di cui vi consigliamo la visione anche del videoclip. Come sempre non mi piace fare paragoni ma certamente il filone musicale in cui i Giobia s’inseriscono più facilmente è quello inglese, ricordano molto i Kasabian, in alcune sfumature del sound, ma poi prendono un’altra strada. Una strada più visionaria e misteriosa.
Da menzionare anche “No One To Depend On” e “Orange Camel”. Dove la prima è una ballata distensiva la seconda è una botta d’adrenalina. Senza dimenticare la solare “Are You Loving Me More”, che trasmette una sensazione di benessere ed allegria. In conclusione, il quartetto milanese con “Introducing Night Sound” ha mostrato una ricerca costante di equilibrio fra hippy e punk. Quello che però ne deriva è un suono psichedelico incisivo e profondo, con una spruzzata considerevole di shoegaze. Per gli amanti del genere, una band imperdibile. A voi i Giobia.
Ascolta “Introducing Night Sound”
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