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Joe Bonamassa porta il blues al Teatro Comunale di Firenze

La sera del 26 giugno al teatro comunale di Firenze abbiamo assistito allo spettacolo di uno dei migliori chitarristi che ci siano in circolazione.

Puntuale come un orologio svizzero, Joe Bonamassa è salito sul palco accompagnato dalla sua band di eccellenze, dimostrando fin dalle prime note la sua straordinaria bravura. E non si possono avere dubbi in merito, nemmeno oggettivamente, considerato che a 12 anni il sig. Bonamassa saliva sul palco con B. B. King. E il blues lo ha imparato dal migliore, si sente. Ma non disdegna il rock nudo e crudo.

Joe Bonamassa è un personaggio straordinario, che si destreggia tra le corde della chitarra con naturalezza, quasi fosse parte integrante del suo corpo, come se fosse sempre stata lì. La pulizia del suono è impeccabile e la tecnica merita una riverenza: non solo è un abile chitarrista, ma Bonamassa è anche un ottimo cantante.

Ci ha regalato alcuni dei suoi pezzi belli, aprendo con “Dust Bowl“, passando per “Slow train“, “Who’s been talking” e “Sloe Gin“, gli assoli ci hanno lasciati a bocca aperta. Il teatro era pieno, arrivano omaggi, il più evidente quello agli Who, Joe Bonamassa se ne sta tutto il tempo con i suoi occhiali scuri, passando dalla Les Paul alla Gibson, cambiando tre chitarre tra perfetti giochi di luci e confermando che la sua fama non è arrivata per caso, qui non stiamo parlando di aria fritta ma di un uomo che con la sua chitarra riesce a fare cose grandiose, costruisce l’arte sulle note, le sue dita vanno a una velocità pazzesca.

Roba da lasciare storditi. E non solo il leader, il frontman, è bravo da far venire i brividi, ma si è circondato di altri mostri: il bassista Carmine Rojas ha collaborato con nomi importantissimi, tra cui David Bowie, Rod Stewart e Carlos Santana; il batterista Tal Bergman, che ha lavorato con Billy Idol e i Simple Minds, usa il doppio pedale e non si ferma un attimo, sprigiona energia e dà carica al pubblico; è abilissimo Derek Sherinian, tastierista che ha lavorato con altri grandi mostri della musica internazionale quali i Kiss, i Dream Theater e Alice Cooper; alle percussioni Lenny Castro, che invece nella sua carriera conserva un lunghissimo elenco di nomi che parte dai Fleetwood Mac, i Rolling Stones e passa per i Red Hot Chili Peppers, Tom Petty, Stevie Wonder ed Eric Clapton.

Dopo aver visto uno spettacolo del genere, si fa presto a capire perché le date italiane abbiano registrato sold out: Joe Bonamassa e la sua combriccola sanno davvero fare musica, quella seria, ma senza spocchia, con grande tecnica. Aspettiamo di rivederlo e magari in versione acustica.

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