“Hunter of Invisible Game” è la nona traccia dell’album “High Hopes” di Bruce Springsteen diventata un cortometraggio ad opera del rocker del New Jersey in persona, co-diretto con il fidato Thom Zimny. Che Bruce Springsteen arrivasse a dirigere un cortometraggio o simili era solo questione di tempo: i suoi fan ma anche gli appassionati conoscono bene quel filo conduttore che lo lega alle pellicole proiettate sul grande schermo; non a caso numerose sue canzoni sono state utilizzate come colonne sonore di altrettanti importanti film (tra i più conosciuti ricordiamo “Streets of Philadelphia” di Jonathan Demme, che è valso a Springsteen un Oscar come miglior colonna sonora, ndR).
Andiamo direttamente al punto. Qui (http://brucespringsteen.net/) potete vedere tutti gli scatti ad opera del fotografo Jo Lopez, realizzati nel retroscena del set allestito per il cortometraggio “Hunter of Invisible Game”. L’intro richiama un po’ le atmosfere musicale che portano la firma del Maestro Ennio Morricone, altra grande fonte d’ispirazione per Bruce Springsteen, mentre l’intera durata del cortometraggio, rapisce letteralmente lo spettatore. Guardare per credere.
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Cacciatore o predatore che sia la chiave di volta è la natura. Il rocker si sveste dei suoi panni, per vestire quelli del viandante senza meta, che cerca il contatto con la natura, lontano dai veleni e dall’apatia del cemento che sovrasta la città. Se “Hunter of Invisible Game” diventasse un vero e proprio film, siamo pronti a scommettere che sbancherebbe i botteghini. Se da un lato, infatti, gli hangover di Bruce Springsteen sarebbero pronti a seguirlo fino in cima al mondo, dall’altro gli appassionati di cinema riconoscono la qualità non indifferente sia della trama, che delle riprese, che del montaggio che…della fotografia.
Minimalismo allo stato puro: poco più di dieci minuti racchiudono l’intero messaggio che il predatore vorrebbe trasmettere alla civiltà. Meglio godersi, per il momento, questo cortometraggio.