A distanza di meno di un anno dal precedente “Humanz“, la band dei Gorillaz pubblica il suo sesto album in studio, “The Now Now” per l’etichetta Parlophone. Il disco era stato già preannunciato attraverso l’affissione di una serie di poster della copertina durante l‘All Points East Festival 2018 che contenevano un link a un sito web che mostrava una breve anteprima contenente un frammento di una nuova canzone e la data di uscita.
Il disco anticipato dai singoli “Humility“, presentato in anteprima radiofonica nel programma Beats 1 di Zane Lowe, “Lake Zurich”, “Sorcererz”, “Fire Flies” e “Hollywood”, vede sempre dietro al progetto il frontman dei Blur, Damon Albarn, e il fumettista Jamie Hewlett, co-creatore del comic book Tank Gir, che danno vita ai quattro personaggi virtuali del gruppo, ovvero 2D, Murdoc Niccals, Noodle e Russel Hobbs: in questo disco, però, Murdoc si ritrova in prigione ed è stato sostituito da Ace, un cattivo tratto dalla serie cartoon delle Superchicche. La cosa non dovrebbe stupire i fans dei Gorillaz, da sempre abituati ad atmosfere surreali e storie alle quali i personaggi di fantasia partecipano come protagonisti.
La prima traccia, che è anche il primo singolo, “Humility” vede la presenza di George Benson e l’apparizione di Jack Black nel relativo videoclip ed è un brano estivo in pieno, dalle atmosfere molto accattivanti e dal ritmo solare e coinvolgente. Con “Tranz” cambiamo completamente genere, siamo nell’elettronica pura, con una base che ricorda molto i primi Blur, che non se ne abbia a male Damon: “Hollywood“, anche grazie alla presenza di Snoop Dogg & Jamie Principle, è invece un pezzo in puro stile Gorillaz, dove la mescolanza regala sempre qualcosa di nuovo.
Da qui in poi finiscono le collaborazioni, e questo è un cambiamento deciso rispetto al passato, soprattutto se consideriamo che in “Humanz” ce n’erano tantissime (De La Soul, Grace Jones, Benjamin Clementine, Mavis Staples, Pusha T, Vince Staples e molti altri). E questo cambiamento lo vediamo sopratutto in un brano come “Kansas“, un pezzo lento e introspettivo, con molta elettronica e voce effettata. Un tuffo al passato e un ritorno al lo-fi, insomma.
“Sorcererz” si mantiene sulla falsariga delle canzoni precedenti e dà il la a “Idaho“, brano che inizialmente si apre con una chitarra acustica e dei rumori in sottofondo per sfociare in un pezzo country strano e lentissimo, forse la canzone peggiore del disco. Il brano strumentale “Lake Zurich” ci trasporta immediatamente negli anni Ottanta e Novanta, con un sample che ricorda molto “Unfinished simpathy” dei Massive Attack.
Non cambia molto con “Magic City“, brano senza infamia e senza lode, ma con “Fire Flies” cambia un pochino la musica, grazie ad un buon groove e una linea di basso synth interessante. “One Percent” è un brano di cui non capisce bene il senso, onestamente, e poco dopo il disco si chiude con “Souk Eye“, un brano che idealmente chiude il cerchio aperto con “Humilty”, come se fosse una canzone da falò sulla spiaggia quando si guardano le stelle.
“The Now Now” è stato registrato in un mese da Damon Albarn con il produttore James Ford a Londra lo scorso anno per “dargli una ragione per andare in tour“, come afferma Albarn stesso. Per propria natura, i Gorillaz sono un gruppo che si affida all’aiuto di artisti, grandi e piccoli, vecchi e nuovi, che spesso fanno a gara per conquistarsi una featuring con loro ma con “The Now Now”, nelle intenzioni del gruppo c’era l’occasione di portare 2D (l’alter ego di Damon) sul piano principale della scena, da solo: quello che ne viene fuori è un disco lento, lo-fi, dalle tematiche introspettive, senza nessuna trovata sperimentale ma con un tono monocorde che potrebbe lasciare molto delusi i fans. Obbligatorio fare un parallelo con “The Fall”, disco pubblicato solo nove mesi dopo “Plastic Beach” e che fu amato dai fans ma non dal circuito mainstream, e che mostra lo stesso pattern: sembra più un seguito dell’album solista di Albarn “Everyday Robots” che un disco dei Gorillaz.