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Malika Ayane racconta “Malifesto”, il terzo album sul presente

Tra i protagonisti di Sanremo 2021 c’è stata anche Malika Ayane con la sua “Ti piaci così”. Un brano che, aveva raccontato, è nato prima che fossimo tutti costretti a stare a casa ma che adesso riesce a vedere con occhi diversi. Ovvero un’opportunità per apprezzare le piccole cose, ma soprattutto apprezzare se stessi. Oggi, in conferenza stampa, Malika ha parlato dell’uscita di “Malifesto”, il suo nuovo album, che sarà disponibile dal 26 marzo. Un lavoro che segue, e in parte unisce, “Naif” e “Domino”:

Da Naif, uscito nel 2015, ho preso il bisogno di raccontare la visceralità necessaria per vivere negli attimi. Di Domino, del 2018, ho preso il bisogno di osservare. Il risultato che sono riuscita a raggiungere, è raccontare attraverso 10 brani un presente che contemporaneamente si vive e si osserva. Si può essere nell’attimo, viverlo e allo stesso tempo analizzare, senza farsi prendere troppo da una parte dall’altra.

Malifesto” è il primo album realizzato completamente in Italia, dopo l’esperienza berlinese dei due dischi precedenti. È un disco costruito anche sulla pluralità di scrittura, “è stato importante avere più punti di vista sulla stessa cosa e poterli raccontare attraverso la mia vocalità e le parole, scelte con cura”. Il disco nasce infatti da un insieme collaborazioni, a partire da quella con Pacifico, passando per Leo Pari e il duo Colapesce e Dimartino, finalmente scoperto anche dal grande pubblico dopo Sanremo 2021. Il Festival è stata un’esperienza molto intensa per Malika Ayane, al punto che ancora adesso continua a sognarlo: “Proprio stanotte ho avuto un incubo, dovevo andare a teatro ma non trovavo i vestiti da mettere ed ero terrorizzata. È stata un’esperienza intensa, che ci ha caricato prima e dopo, e che credo si razionalizzerà solo con un po’ di calma”.


© Cosimo Buccolieri

L’ispirazione franco-belga

Come aveva già anticipato, per il suo “MalifestoMalika Ayane si è ispirata alla musica contemporanea francese e belga, come quella di Sébastien Tellier e Charlotte Gainsbourg:

C’è stata molta cura nella scelta dei suoni, in modo che fossero pochi, caldi, ma non per questo totalmente analogici. Il lavoro di produzione è stato perfetto per quello che desideravo e incredibilmente è filato tutto liscio. Siamo un gruppo di italiani, possiamo guardare fuori e prendere ispirazioni da tutto il mondo, senza però perdere le proprie radici. Questa cosa mi riempie di gioia.

Per dare un’idea delle atmosfere che cercava per il suo disco, Malika Ayane ha raccolto tutti i riferimenti da dare ai produttori:

Lo faccio sempre, allego delle immagini per rendere tutto più chiaro. In questo caso avevo preparato una selezione di scene di film e c’è molto del cinema francese degli anni Sessanta. Non necessariamente la nouvelle vague, ma comunque tutti riferimenti che potessero trasmettere quel senso di passionalità, anche un po’ distaccata, che vive dei contesti in cui si trova. C’è molto di quella malinconia così rarefatta, che da altre parti non è facile trovare.

Parlando di tempo, di qui ed ora, di passato e presente, Malika Ayane spiega che “la Malika di ieri è fondamentale per quella di oggi. Per fortuna si può essere diversamente gli stessi. Abbiamo tutti delle caratteristiche che rimangono immutate nel tempo, ma che i contesti ci permettono di sviluppare in un modo o nell’altro. Siamo un sacco di “Malike” qui dentro e per fortuna andiamo sempre d’accordo!”. Il tempo, nell’album, è suddiviso in istanti ed ognuno di questi è rappresentato da un brano. Il gioco di parole del titolo, invece, è un “modo per alleggerire, ricordarsi di non prendersi mai troppo sul serio”. Parlando del futuro della musica, in particolare quella dal vivo, Ayane pensa che sia importante tornare a suonare al più presto, “ma dando la priorità alla sicurezza. Il patentino vaccinale, così come ogni altra soluzione, va bene fin quando avviene nel rispetto della salute e dell’etica delle persone”.



Ottimismo e duro lavoro

Sentendo parlare Malika Ayane, e anche dopo averla vista sul palco di Sanremo 2021, non si può fare a meno di notare il suo inguaribile ottimismo:

Al di là dell’ironia, che diventa fondamentale soprattutto in un momento come questo, anch’io attraverso momento di sconforto. A volte mi sento fragilissima e piccolissima, poi mi ricordo che è una responsabilità verso mia figlia, verso la mia famiglia ma anche verso le persone che mi vedono, dover dare messaggi di ottimismo, anche se ottimista io lo sono per natura. Trovo importante, però, dire che ci sono i momenti difficili, ammettere di sentirsi smarriti. È giusto, così qualcun altro non si sentirà sbagliato rispetto a questo.

Malika Ayane nel corso di questi anni ha avuto modo di lasciare andare il suo approccio troppo scientifico alla musica:

Con Domino, in particolare, stava diventando troppo scientifica nella ricerca dei suoni. È un lavoro di equilibri che sembra chimica, più che musica. In questi anni ho guadagnato la riscoperta dell’essenzialità, mi sono ricordata che se oggi riesco a fare questo lavoro è perché, quando ero ragazza, ho dovuto usare la mia voce e la mia emotività per farmi ascoltare. Ho trovato questo e mi sono lasciata alle spalle qualche paranoia di troppo: le ho disseminate lungo la strada, finalmente!

Se qualcuno dovesse trovare il suo disco e i suoi lavori troppo sofisticati, però, non sarebbe un problema:

In questi anni, la lezione più bella che ho imparato è che non esiste una ricetta perché un disco abbia successo. Quando noi finiremo, i dischi rimarranno e penso che sia importante fare qualcosa di cui non ci si pentirà in futuro – ma questo vale nella vita in generale. Sarebbe “l’anti-musica” cercare di inseguire un’attualità che cambia rapidamente: è importante cercare di essere il più autentici possibile, è questo che permette alle persone di fidarsi di noi.

Malifesto” ha una copertina che è nata in maniera quasi casuale, prima dello shooting vero e proprio col fotografo e amico Max Cardelli.

Siamo andati in studio il giorno dopo aver finito di registrare l’album. Ci eravamo preparati per un pomeriggio di scatti, ma in quella foto non avevamo ancora iniziato, ero ancora spettinata e struccata. Stavo ascoltando i primi mixaggi del disco completo, iniziavo a vedere la realizzazione di tutto il lavoro fatto. Max ha catturato quel momento, un’immagine che, per quanto sia in movimento, riesce a raccontare tutta l’intensità che abbiamo cercato di mettere nel disco. È come se avesse fotografato la mia anima.

Malifesto” è stato costruito nel tempo, dall’unione di più teste e mani e anche dall’idea di renderlo un album che si possa ascoltare sempre, “che non fosse limitato a un preciso momento o contesto della giornata”. Il disco è stato registrato prima al pianoforte e voce, “in modo che la voce potesse essere il centro, un posto caldo e accogliente attorno al quale costruire tutto il resto e in modo che ogni strumento scelto potesse essere parte questo “nido”. La voce di Malika Ayane è inconfondibile, il risultato sì di una benedizione, come ama chiamarla lei, ma anche di tanto lavoro:

Nascere con un timbro particolare è una cosa che non dipende da altro se non dalla natura e dalla fortuna. Dopo bisogna imparare a utilizzarla dal punto di vista tecnico, educare la propria emotività a trasformarsi in suono, mantenendosi credibile. Sono stata molto fortunata, ma non smetto mai di lavorare, per cercare di usare questo dono nel migliore dei modi.

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