Il nuovo film di Federico Moccia è nelle sale dal 30 ottobre, e adesso tocca alla critica dire la sua.
Il film racconta una storia di adolescenti, la protagonista è Carolina, detta Caro. Come di consueto, Moccia sembra gradire l’abbreviazione dei nomi e i critici non si trattengono dal sottolinearlo. Il film è stato accostato a “Il tempo delle mele”, anche se non positivamente.
Francesco Alò de “Il messaggero” dice:
L’eclettico Federico Moccia (4 romanzi e 3 pellicole) è un Pinoteau (Il tempo delle mele, citato con il montaggio serrato della prova vestiti) di oggi con un occhio da spot pubblicitario ma zero spocchia alla Come tu mi vuoi o Iago. Una simpatica quotidianità che ricorda le strisce di Charlie Brown. Curiosità: tra la erre moscia di Carolina (Veronica Olivier), un principio di zeppola di Massi e il timbro esageratamente languido del fratello scrittore, Amore 14 è buffissimo da ascoltare. Finale a sorpresa.
Maurizio Carbone de “Il Giornale“, sempre con riferimento a “Il tempo delle mele”:
Amore 14 ripropone Il tempo delle mele di Claude Pinoteau, ma Roma non è Parigi, Veronica Olivier (la quattordicenne) non è Sophie Marceau, Pamela Villoresi (la madre) non è Brigitte Fossey e Pietro De Silva (il padre) non è Claude Brasseur. Sempre come nel Tempo delle mele, i genitori capiscono poco dei figli e i nonni (Riccardo Garrone e Emiliana Franzone) capiscono tutto.
Questo, invece, è quanto dice Alessio Guzzano per “City”:
In stile MTV: sogni, shopping, sentimenti e persino un lutto. Nessuna regia, perché Federico Moccia vuole solo stare addosso ai pischelli: prima col libro, poi col film, domani – si dice – componendo frasi per cioccolatini. Ogni tanto cita Petrarca, il grande Bukowski e l’immenso Lebowski, per ricordarci che lui la sa lunga. Anche se impasta una commedia microdotata: post Baglioni e neo Venditti.
Paola Casella di “Europa“, con particolare riferimento al regista:
Il suo ultimo film dimostra che “sentirsi” quattordicenne non equivale a capire come sono e cosa pensano i teenager veri, alla faccia della “competenza” che Moccia dice di avere acquisito attraverso il suo blog (sic). Così c’è molto poco di credibile nel ritratto che il neoregista fa di tre ragazzine di terza media che pensano solo a fare sesso e a diventare famose su Internet, o nel ragazzino un po’ più grande che diventa l’oggetto delle attenzioni di una delle tre grazie, dotate anche di soprannomi ridicoli, come tutti i “mocciosi”. La cosa più triste è vedere questa adolescenza targhettizzata e mercificata dalla generazione di “padri”, che di professione hanno scelto di fare i piazzisti.
Lo stronca totalmente Maurizio Porro de “Il Corriere della Sera“:
C’è ancora chi crede che basti rinunciare all’ happy end per fare cinema d’autore. Moccia firma il solito film sui teenager, indietreggiando nell’età ma aumentando la molestia sociologica, per raccontare i bollori di una 14enne che passa dal coevo ricciolone al ragazzo pasoliniano della pompa di benzina. Una sola battuta felice, quando un fidanzatino l’avverte che ha la R moscia. Fosse solo quella! Veronica Olivier non ha la S, ha problemi con la P e la B, si mangia la M, sbaglia le vocali specie la 0. Orgia di telefonini e spot. Voto 3.
Insomma, sommando il tutto pare che il film non sia stato particolarmente gradito. E voi, cosa ne pensate?