Anche a processo concluso e sentenza definita continuano le rivelazioni sul grande Re del Pop, morto nel 2009, per un’intossicazione da propofol, Michael Jackson. Ora a parlare è il suo assistente e amico da sempre, Frank Cascio, che presto pubblicherà un libro “Il mio amico Michael: un’amicizia ordinaria con un uomo straordinario“, in cui non solo parla dei suoi rapporti con il cantante di “Billie Jean” ma anche delle condizioni fisiche e delle situazioni che hanno portato il Re ad una fine così inaspettata.
Secondo Frank Cascio, Michael usava e abusava del propofol già da tantissimi anni, esattamente dal 1999, sostenendo infatti che era proprio lui a prenderlo per conto suo. Ne “Il mio amico Michael: un’amicizia ordinaria con un uomo straordinario” scrive che tutto è cominciato nel 1984, anno in cui la superstar del pop ha iniziato a prendere il Demerol, a causa di una brutta bruciatura alla testa avvenuta durante le riprese di uno spot della Pepsi. Frank stesso pensava che questa cura con il Demerol fosse per la vitiligine, la malattia della pelle che ha causato non pochi problemi al grande Re.
Cascio, amico di Michael sin da quando aveva cinque anni, continua affermando che la vera caduta libera di Michael è cominciata nel 1999, anno in cui Michael, per una caduta dal palco nello stadio di Monaco di Baviera in Germania, è passato definitivamente al potente anti dolorifico, che dodici anni dopo gli è costato la vita, il propofol.
Nel suo libro Frank Cascio scrive che, anche per colpa sua, i problemi di Michael con la droga hanno avuto una vera e propria escalation, infatti molto spesso lo stesso Cascio pagava i medici in contanti o faceva fare le ricette a suo nome per evitare di suscitare scalpore sulle condizioni di salute del cantante, coprendo quindi una condizione di vita che poteva, con un’aiuto esterno, sicuramente essere cambiata.
Infatti Frank sostiene di aver chiesto aiuto ai fratelli di Jackson, soprattutto quando nel 2001, Michael sotto il peso di tutta quella schiera di concerti per il suo 30esimo anniversario si rifugiava completamente negli anti-dolorifici, ma a nulla è servito la richiesta d’aiuto dell’amico e assistente visto che Michael si è semplicemente limitato a spostare il concerto solo di un’ora.
Ma Frank, anche nel libro ammette di aver sottovalutato la situazione, forse riponendo troppa fiducia nell’amico, scrive infatti:
La mia convinzione ingenua che Michael non avrebbe lasciato la sua dipendenza interferire con lo spettacolo. Non riesco a descrivere la mia delusione e il panico in questo momento.
Come se non bastasse conferma che molto spesso Michael si lamentava dei suoi disturbi del sonno, e afferma che “il Re del Pop è morto a causa della sua ricerca, senza fine, di raggiungere una certa pace interiore”. Intanto lunedì scorso il medico personale del cantante, Conrad Murray, è stato giudicato colpevole di omicidio colposo, avendo giocato un ruolo centrale nella prematura morte di Jackson, rischia fino a quattro anni di carcere.