Ferzan Ozpetek ritorna in sala proponendo una commedia un pò autobiografica e sfruttando una delle tematiche più discusse del momento: l’omosessualità. Siamo in Puglia, in una Lecce calda e assolata e il regista ci porta nella vita della famiglia Cantone, nota per il pastificio adesso gestito da Antonio (Alessandro Preziosi), figlio di Vincenzo (Ennio Fantastichini) e Stefania (Lunetta Savino). Il fratello di Antonio, Tommaso (Riccardo Scamarcio), è andato a Roma a studiare e adesso ritorna a casa, atteso da tutti i parenti e accolto con immenso affetto, per aiutare Antonio nella gestione del pastificio.
In realtà non è questo che vuole Tommaso e forse nemmeno Antonio è realmente soddisfatto della sua vita. Tra gli scorci di una splendida Lecce, tavolate di famiglia tipicamente meridionali, cibo abbondante, dolci e un mare da favola, “Mine Vaganti” esplora le vite e l’animo dei vari personaggi. La mentalità di famiglia è piuttosto chiusa e omofoba, rispecchia quella che è la nostra società oggi. Antonio dichiara la sua omosessualità e non viene accettato, Tommaso rispetto al fratello ha qualche timore in più nel dichiararsi omosessuale, ma il tutto è dettato anche dalla situazione che si è venuta a creare dopo l’outing di Antonio. Vincenzo è il classico uomo che ostenta principi morali incrollabili e che poi va a trovare l’amante. L’esistenza di un figlio omosessuale lo devasta, ma più che altro per il giudizio della gente del paese, per la reputazione. Stefania è intrappolata in un matrimonio borghese, non è completamente libera di gestire il suo rapporto con i figli, sottomessa all’autorità del marito e tuttavia non le manda a dire, specie alle donne del paese che amano il pettegolezzo. Più in alto c’è la nonna, interpretata da una splendida Ilaria Occhini, saggia consigliera, personaggio sopra le parti che vive con addosso il peso di un passato segnato da un amore impossibile da vivere. Un peso che si trascinerà sino alla morte, lo stesso che le permetterà di regalare consigli e parole alle persone che ama e che la circondano.
Simpatica la figura dell’alcolizzata zia Luciana, interpretata da una comica Elena Sofia Ricci, imbruttita a dovere per dare vita ad una donna frustrata, anche lei devastata da un amore. E poi c’è Elena (Bianca Nappi), sorella di Antonio e Tommaso, destinata ad essere una triste casalinga e che non ambisce a nulla di più. Al di fuori del nucleo familiare c’è Alba (Nicole Grimaudo), amica d’infanzia dimenticata, figura importante per la vita di Tommaso. Quando il soggiorno di quest’ultimo si protrae, a gran sorpresa arrivano anche gli amici da Roma. La seconda parte del film si rivela essere molto più comica e spicca la presenza di Daniele Pecci, che si cala perfettamente nella parte del gay, un pò “standardizzata”, ma assolutamente riuscita. Un ritratto della società italiana, la difficoltà di dichiarare la propria essenza di fronte ad una famiglia che preferisce tenere gli occhi chiusi e il filo conduttore dell’amore, quello tra uomo e donna, quello tra padre e figlio, quella tra uomo e uomo: l’amore in ogni sua sfumatura. Questo è quello che descrive Ferzan Ozpetek in questo suo nuovo lavoro, in cui a volte la comicità si perde e il dramma non riesce troppo bene. Buono il lavoro di fotografia e azzeccata la scelta della colonna sonora, in cui troviamo “50mila” di Nina Zilli feat. Giuliano Palma, e che si conclude con lo splendido brano di Patty Pravo, “Sogno”. Non completamente perfetto e forse non imperdibile, ma sicuramente piacevole, leggero ma senza perdersi in comicità volgare o troppo scontata e con uno spunto di riflessione non indifferente.