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Sex and the City 2: la recensione

Le “carampane ululanti” di cui ha parlato la Rodotà sono tornate in sala dal 28 maggio. Certo è che sono invecchiate, di anni ne son passati parecchi e che, almeno nella loro versione cinematografica, non vogliono arrendersi al tempo che passa. Sono arrivata al cinema dieci minuti prima della proiezione del film, la cassiera mi ha detto: “vi posso dare i posti migliori tra quei pochi che sono rimasti” che, tradotto, significa quarta fila e sala piena. La sala infatti era stra-piena, tutte donne. E gay. Non è roba da tutti i giorni vedere un ragazzo in camicia, cravatta e pantaloncini. “Sex and the city” è un fenomeno sociologico, andrebbe studiato. Scatena istinti glam-trash negli uomini, in quanto specie.

Anteprima di "Sex and the City 2"
Sarah Jessica Parker, Kristin Davis, Cynthia Nixon, Kim Cattrall

Il fatto di sapere una sala piena di donne è poco rassicurante, soprattutto in presenza di una commedia fashion-romantica che richiede sospiri ed urletti di sorpresa. Ovviamente non si tratta di un filmone, è semplicemente un sequel forzato con punti morti e punti vivi. La protagonista ufficiale è Carrie Bradshaw, aka Sarah Jessica Parker, ma la protagonista reale è Samantha Jones, aka Kim Cattrall. E sì, la moda, ovviamente. Se vogliamo iniziare con il parlare degli abiti, come sempre “Sex and the city” fa tendenza, Patricia Field è un genio del campo e ben presto vedremo tante ragazze aggirarsi per le città con gonne lunghissime e scintillanti, tacchi vertiginosi e maglie sportive. Inoltre presto tutti inizieranno a bere il latte con la cannella e Abu Dhabi dovrà ringraziare Michael Patrick King per la pubblicità, sebbene non ne avesse tanto bisogno. Le riprese si son tenute in Marocco, ma quel Marocco per lo spettatore è Abu Dhabi, il “nuovo medio oriente” delle donne col velo che sotto nascondono il loro lato Bradshaw.

Locandina di "Sex and the City 2" - Sarah Jessica Parker
Locandina di “Sex and the City 2” – Sarah Jessica Parker

Dopo aver visto in che modo sono passati i vent’anni per le quattro amiche, assistiamo al matrimonio più gay e più kitsch di tutti. Si odiavano a morte, ma Stanford e Anthony alla fine si sposano e a sposarli c’è nientemeno che Liza Minnelli. L’unico cameo del film semi-valido, con una discutibile performance su “Single Ladies” di Beyoncè. Se la si prende con comicità può anche piacere. Superficiale la presenza di Penelope Cruz, sarebbe potuta essere una qualunque senza cambiare nulla al film. Non parliamo poi dei 30 secondi netti di Miley Cyrus, non si può dare un giudizio, non c’è stata alcuna interpretazione. Sarah Jessica Parker, più magra che mai, è la solita Carrie Bradshaw insoddisfatta e in cerca di risposte, con accanto il suo amore perfetto ed un nuovo incubo: la tv. La tv simboleggia la monotonia della vita matrimoniale, e Abu Dhabi simboleggia la voglia di libertà e forse un pò di trasgressione. Ad Abu Dhabi c’è Aidan, casualità più che assurda, ma ricordiamo che Michael Patrick King si rivolge ad un pubblico che vuole sognare.

Sarah Jessica Parker
Sarah Jessica Parker

Così Miranda (Cynthia Nixon) cerca di dare stabilità alla sua vita, dedicandosi di più alla famiglia e meno al lavoro. Sarà poi davvero quello che vuole? Charlotte (Kristin Davis) ha la sua vita perfetta con la famiglia che aveva sempre sognato, ma questa perfezione diventa un incubo che rischia di farla impazzire, solo Abu Dhabi può essere il rimedio. Samantha, la più anziana delle quattro, sente il peso del tempo che passa, ma con il solito ottimismo non intende arrendersi, gli ormoni sono la sua arma migliore. Ed in questo caso. Abu Dhabi non è di grande aiuto. Il viaggio, ricco di imprevisti, è la risposta a tutte le domande delle quattro donne. Film sopportabile, nonostante la durata. Sicuramente molte scene si sarebbero potute eliminare, ma con un piccolo sforzo e apprezzamento per la moda si può resistere fino in fondo. Vero, le battute perdono rispetto alla serie tv e rispetto al primo episodio cinematografico, tuttavia alcune riescono ad essere efficaci. Per la prima volta in vita mia, sarà che erano tutte donne, ho sentito applaudire una scena in sala. Sorvoliamo su sospiri e commenti sottovoce.

Sarah Jessica Parker e Kristin Davis

La crisi: la crisi economica è uno degli argomenti che fanno da sfondo alle vicende delle quattro protagoniste. A guardare location e scenografia non si direbbe, ma fate uno sforzo ed immaginate Carrie e Mr. Big costretti dodici piani sotto il superattico che avrebbero voluto. Immaginate che Carrie regali un Rolex vintage al suo uomo, per colpa della crisi. Negli Emirati Arabi, invece, la crisi non esiste. Lusso sfrenato dentro e fuori New York, con esagerazione e pubblicità non troppo velata. Non bisogna prendersela però, con questa scelta di puntare al lusso. Vorrei sottolineare che “Sex and the City” è destinato ad un pubblico prevalentemente femminile, le donne vogliono sognare di potersi permettere di andare in vacanza con le amiche trascinandosi dietro mille valigie griffate con dentro altrettanti abiti griffati. Sognano di poter camminare su tacchi spaventosi per tutto il giorno senza che i piedi oppongano resistenza, anche sulle sabbie del deserto se necessario, sognano salite e discese scenografiche dai taxi, di cambiarsi d’abito minimo cinque volte al giorno, con abiti ovviamente impegnativi. Chi di voi non ha mai girato per casa con un lungo vestito con lo strascico? Se così non fosse, l’enorme successo di questa pellicola non si spiegherebbe. Il pubblico vuole vedere nei film quel che non può avere nella realtà, poco importa della trama di fondo. Sfarzo e bellezza, tutto quello che la crisi non ci permetterà di avere, datoci in pasto con un biglietto cinematografico. Le donne: Il fatto che la pellicola fosse ambientata negli Emirati aveva fatto discutere, soprattutto perchè è stata girata in Marocco proprio perchè negli Emirati le quattro donne libertine e il loro seguito non erano molto apprezzate. Hanno le loro leggi, che ci piaccia o no vanno rispettate. Nel film la questione è ben chiara, presa sì alla leggera, ma l’argomento c’è e viene trattato alla maniera che più si addice ad un pellicola del genere. Le battute sulle donne e il loro mangiare una patatina fritta per volta sotto il velo, non risultano sempre ben riuscite o piacevoli. Si tratta di un argomento molto delicato, a volte può sembrare addirittura che si faccia un affronto a quel tipo di civiltà che noi occidentali non capiremo mai. L’occidente in questo caso è Samantha, con la sua piccola rivoluzione sessuale e la sua scena strappa-applausi. Conclusione: il tempo passa, deve passare, speriamo non ci scappi la trilogia, altrimenti vedremo le quattro newyorkesi con dei bastoni super fashion a raccontare le loro gesta alle loro nipotine mondane. Pellicola piacevole per fashion victims, medio piacevole per gli amanti della serie, deludente per le new entries.

IL NOSTRO PARERE IN BREVE

Buon Film - Pellicola piacevole per fashion victims, medio-piacevole per gli amanti della serie, deludente per le new entries.

PANORAMICA RECENSIONE

Voto CineZapping

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