Il prossimo 3 settembre, il regista cinese John Woo riceverà il prestigioso Leone d’Oro alla carriera in occasione della 67a Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Il regista sessantaquattrenne ha all’attivo una carriera davvero notevole, che si è snodata tra Hong Kong, città dove ha iniziato a muovere i primi passi nell’ambito della regia, e Hollywood, che ha visto la nascita di una serie di action movie di successo. È proprio il film d’azione il suo segno inconfondibile, il tratto distintivo di Woo, che dopo essere stato aiuto-regista per la Shaw Brothers, casa di produzione specializzata in film di arti marziali, ha esordito con “The Young Dragons”, la sua prima adrenalinica pellicola datata 1973. Nel 1975 dirige “Countdown in Kung Fu”, dove combattimenti e azione si fondono senza mai che la violenza diventi disturbante. Nel cast un attore allora sconosciuto ma destinato a diventare un’ icona dei Kung fu Movies, Jackie Chan. Comincia quindi a realizzare una serie di film che hanno le arti marziali come fulcro, anche se numerosi generi, dal poliziesco al thriller, vi si intrecciano. Per citare solo alcuni titoli: “The Brave Lion”, “Follow the star”, “To Hell with the Devil”, “Run Tiger Run”. Il successo internazionale arriva però nell’1986 con “A Better Tomorrow”, poliziesco che vede come protagonista il suo attore feticcio Chow Yun-Fat, e un cameo dello stesso Woo. Campione d’incassi in Asia, il film influenza profondamente l’industria cinematografica mondiale, tanto che l’anno dopo è pronto il sequel, “A Better Tomorrow 2″. È l’inizio di un periodo molto prolifico e fortunato per il regista di Canton, che firma in questi anni il capolavoro “The Killer” (1989), dove un sicario in preda ai sensi di colpa sarà spinto a rivedere il suo stile di vita. Con queste ultime pellicole John Woo impone il suo marchio di regista, mettendo tutti quegli elementi che caratterizzeranno sempre i suoi lavori: dall’uso frequente del ralenti, alle sceneggiature melodrammatiche, alle scene d’azione davvero coreografiche e in perfetto stile manga, alle sequenze concitate. La sua personalità ormai cresciuta e matura non tarderà a farsi notare anche oltreoceano. Nel 1992 John Woo firma “Hard Boiled”, il suo ultimo film in patria. E mentre “Hard Boiled” riscuote talmente successo da ispirare addirittura un videogioco e diversi manga, il regista cinese si prepara a sbarcare a Hollywood.
Ormai Hollywood è ai suoi piedi, tanto che nel 2000 Woo è chiamato a dirigere “Mission: Impossibile 2″. Inseguimenti da togliere il fiato e dialoghi accattivanti e serrati rilanciano un Tom Cruise ultimamente un po’ opaco nell’olimpo hollywoodiano. Per il ruolo dell’agente Ethan, Cruise si sente talmente forte dell’appoggio del maestro dell’action, che non userà controfigure (almeno secondo quanto dice lui!). Dopo aver compiuto la missione, il regista cinese si concede una breve pausa dai ritmi serrati, per tornare a dirigere Nicolas Cage in “Windtalkers”, film di guerra che spalanca una finestra sul mondo semisconosciuto della comunità degli indiani Navajo, sfruttata nel secondo conflitto mondiale per parlare un linguaggio segreto incodificabile dai giapponesi. Momenti di seria riflessione quelli a cui ci conduce Woo, sul profondo e originale rapporto di amicizia tra Navajo e Marins. I toni drammatici per una volta sembrano avere la meglio, ma la pellicola finisce nel dimenticatoio. Il primo vero flop arriva però un anno dopo con “Paycheck”, adattamento di un racconto sci-fi di Philip K. Dick, con un Ben Affleck che si guadagna un immeritato Razzie Award come peggior attore protagonista. Nel 2005 Woo metterà la sua firma su uno degli episodi del corale “All the invisibile Children”, entrando in una rosa di grandi registi come Ridley Scott, Spike Lee, Emir Kusturica.
Beh, avete visto che curriculum! Sarà un Leone d’oro meritatissimo e noi non possiamo che applaudire al maestro dell’azione. Un’azione intelligente, ironica, entusiasmante e soprattutto mai violenta e fine a se stessa, ma come lui stesso definisce “elegante”. Ecco cosa risponde John Woo al giornalista che gli chiede cosa significhi per lui questo Leone alla carriera: “Un riconoscimento che non mi sarei mai aspettato, un onore immenso. Il primo film che ho visto, da ragazzino, è stato Ladri di biciclette, un capolavoro, sono cresciuto con i film di Fellini, Antonioni, Visconti, Leone. E poi con Bertolucci, di cui ho sempre ammirato la visuale poetica, il modo con cui muove la macchina da presa. Il Leone mi dice che sono molto fortunato e che ho fatto bene a scegliere questo mestiere”. E noi gli auguriamo (e ci auguriamo) di continuare a regalarci le adrenaliniche pellicole a cui ci ha abituati: perché azione e qualità è un binomio possibile!