Dal 4 febbraio ormai “I Fantastici viaggi di Gulliver” è arrivato nelle sale italiane, ma se è stato battuto da diverse pellicole nostrane, ci sarà un perché. Dietro la macchina da presa troviamo Rob Letterman, che si è già fatto notare nel mondo dell’animazione per “Shark Tale” e “Mostri contro alieni” e che questa volta sperimenta le nuove tecnologie ed il 3D per dare vita ad una versione tutta particolare del celebre romanzo di Jonathan Swift. Nei panni del protagonista troviamo Jack Black, lontano anni luce dal successo di “School of Rock“, sempre abilmente comico, ma ultimamente finito troppo spesso in ruoli che non gli stanno molto bene addosso.
Lemuel Gulliver è un addetto dell’ufficio posta di una testata editoriale newyorkese, ma è un uomo privo di ambizioni e privo del coraggio per inseguire i suoi sogni e soprattutto di quello che per chiedere a Darcy Silverman (Amanda Peet) di uscire con lui. Per far colpo su di lei, Gulliver finge di essere un grande viaggiatore ed un abile scrittore, così Darcy gli affida il compito di scrivere un articolo sul triangolo delle Bermuda, dove dovrà recarsi per tre settimane, completamente da solo. Gulliver finisce nel bel mezzo di una tempesta marina, e al suo risveglio si ritrova legato su una spiaggia, circondato da piccoli uomini. Poco dopo, l’uomo scopre di essere sull’isola di Lilliput, popolata appunto da questi minuscoli ometti che presto vedono in lui una fonte di felicità e con i quali riuscirà a costruire un buon legame. In particolare, Gulliver diventa amico di Horatio (Jason Segel), troppo alto per i lillipuziani ed innamorato della principessa di Lilliputia (Emily Blunt). Solo in mezzo a questi piccoli ometti Gulliver è in grado di sfoggiare la sua intraprendenza, perché non avverte alcun pericolo tra loro, ma ben presto si renderà conto che per misurarsi con se stesso dovrà fare ritorno nel mondo reale. Letterman ci ha provato, ma ha fallito: oltre a stravolgere completamente il senso originario di uno dei romanzi più importanti e celebri della letteratura, non è riuscito nemmeno a dargli un senso capace di colpire il pubblico. “I viaggi di Gulliver” è condito con poche scene semi-esilaranti, tutto il resto è una comicità forzata e buttata lì, tanto per dare vita ad un film dal budget colossale, ma senza nè capo nè coda. E’ come se, effettivamente, Letterman non sapesse dove andare e nella versione italiana non lo aiuta di certo un doppiaggio a dir poco pessimo. Gli attori fanno bene la loro parte, ma purtroppo è la storia che non funziona: un uomo comune che diventa un eroe in un posto fantastico e che per capire cosa vuole finalmente dalla vita deve trovarsi faccia a faccia con il pericolo di perdere il proprio amore. “Rischio” è la parola d’ordine, sia per quanto riguarda la trama e il significato del film, sia per quanto ha effettivamente fatto Rob Letterman. Una pellicola davvero rischiosa, che non ha ottenuto consensi positivi, perché se anche avesse stravolto la storia, si sarebbe potuto pensare ad un piccolo aiutino da parte di una comicità ben riuscita. Ma è proprio quella, l’ingrediente principale, che manca. Consideriamo poi un finale che sfocia nel musical che non c’entra assolutamente niente con il resto del film, il risultato de “I Fantastici viaggi di Gulliver” è un tentativo di commedia che forse tende al demenziale, ma non riesce a raggiungere nemmeno quello; una visione che ci saremmo potuti risparmiare.