Piero Cicala (Emilio Solfrizzi) è una delle tante meteore che si affollano nel panorama musicale italiano, famoso per pochissimo tempo e poi svanito nel nulla. Dopo essere stato il re della canzone balneare, Piero Cicala si è ritirato nel suo paesino pugliese e lavora in un ristorante, gestito insieme alla moglie (Iaia Forte), affondata, molto tempo prima, insieme a lui.
Quando un uomo arriva fino al suo ristorante a cercarlo per partecipare a “I migliori anni“, la trasmissione RAI condotta da Carlo Conti, Piero è tentato. Il mondo delle luci e dei lustrini che aveva abbandonato tanto tempo prima, sembra essere nuovamente affascinante, ma adesso l’ex cantante deve fare i conti con i suoi sessant’anni, la stempiatura, l’aspetto trasandato, una moglie che non crede in lui ed un contorno di persone che non fanno altro che scoraggiarlo. Tranne uno, lo storico amico che trent’anni prima ha trionfato con Piero. Quest’ultimo si decide e parte alla volta di Roma, ritrovandosi in un albergo di lusso affollato di giornalisti e paparazzi. Sono tutti lì per l’arrivo della splendida Talita Cortes (Belen Rodriguez), che per un disguido finirà nella stanza di Cicala e da lì avrà inizio il grande malinteso, i due finiranno vittima di uno spietato gossip. Ma questo è il gioco, e se Piero vuole giocare… Scritto da Antonio Avati e diretto da Eugenio Cappuccio, “Se sei così ti dico sì” è una commedia agrodolce che lancia una riflessione sul mondo dello spettacolo italiano, che di personaggi come Piero Cicala è pregno. Quando Andy Warhol dettò la regola dei quindici minuti di notorietà, gli italiani l’hanno presa parecchio a cuore e non negano le telecamere a nessuno, ma tanti volti sono finiti nel nulla, facendo i conti con le delusioni che ne conseguono e con vite poco soddisfacenti, lontane dalle luci della ribalta. Di contrasto c’è chi, invece, il mondo dello spettacolo lo divora, mandato avanti da un sano (?) egoismo che gli permette di ottenere tutto quel che vuole. Piero Cicala è interpretato da un abilissimo Emilio Solfrizzi, che pur senza pronunciare parola alcuna, riesce a dimostrare l’amarezza nel cuore del personaggio, dilaniato dal dubbio: tornare o non tornare? Lui ci riprova, ma i tempi sono cambiati e nemmeno il suo giubbotto di bottoni potrà restituirgli la giovinezza. L’intero film, quindi, ruota attorno a questa figura dell’uomo di spettacolo che ormai da tempo ha detto addio al palcoscenico, rifiutando quei meccanismi e quei compromessi che forse, molti anni dopo, potrebbero segnare la via del riscatto. In contrapposizione invece troviamo Belen Rodriguez, che praticamente interpreta se stessa. Abbiamo visto la showgirl passare dalle sfilate di moda alla tv e al grande schermo con velocità impressionante, tra paparazzate e hotel di lusso, Belen Rodriguez è onnipresente, proprio come Talita Cortes, un personaggio in cui non ha fatto fatica ad immedesimarsi. Nel campo della recitazione, però, la bella argentina di strada ne ha ancora molta da fare, se è vero che la bellezza non basta per andare avanti, almeno dopo un po’. Peccato, però, che il film di Cappuccio sia costellato di momenti morti, dialoghi troppo scarni o addirittura assenti e che nonostante il tipo di commedia che non lo richiede, vi abbia inserito battute di cattivo gusto (Solfrizzi che parla al telefono guardando Belen che si cambia d’abito e dice al suo interlocutore “Ora vengo, ora vengo” è una delle battute peggiori che si ricordino) e scene di nudo. Perché in una storia come quella di “Se sei così ti dico sì“, non serviva il fondoschiena di Belen Rodriguez, nè tantomeno il suo capezzolo ostentato più volte in scene che definire superflue sarebbe dir poco. Escamotage immancabili, in presenza di una star che come Belen riesce a fare presa sul pubblico, qualunque cosa faccia. Appunto, qualunque cosa faccia. Con poche scene in cui il corpo di Belen viene ostentato, Cappuccio finisce col giocarsi la carta del cinepanettone, dal quale inizialmente sembra volersi discostare, considerato che in una storia ben riuscita come quella di Piero Cicala, il culetto di una donna non avrebbe aggiunto nulla alla trama.