Catherine Hardwicke è tornata all’attacco, mantenendosi nuovamente sul gotico andante e riportando in sala ancora una volta un licantropo, creatura evidentemente a lei cara. Dopo il successo di “Twilight” la regista ha ben pensato di non cambiare formula, riproponendo la storia della ragazzina confusa nel bel mezzo di un triangolo amoroso e la minaccia di un lupo mannaro.
Hollywood boccheggia, ormai da tempo sembrano mancare storie originali e quindi, già che ci siamo, tanto vale rivisitare le fiabe. In questo caso è toccato a “Cappuccetto Rosso“, sebbene della storia originale non sia rimasto nulla, a parte il cappuccetto rosso. E poi la parola “sangue” non ha nulla a che vedere con il film, nella versione italiana molto probabilmente il titolo è stato scelto ad occhi chiusi ed ha fatto pensare ad un semi-horror, mentre la Hardwicke di sangue non ne mostra praticamente mai. Siamo nel villaggio di Daggerhorn, la protagonista di questa storia è la bionda e angelica Valerie (Amanda Seyfried), innamorata sin da quando era bambina di Peter (Shiloh Fernandez), ma destinata per tradizione al più ricco Henry (Max Irons). Il villaggio è ricoperto di neve e deve combattere contro la maledizione di un lupo mannaro, che ogni volta che spunta la luna piena torna ad attaccare gli abitanti. Dopo la morte della sorellina di Valerie, è nuovamente guerra aperta nei confronti della spaventosa creatura. Al villaggio arriva Padre Solomon (Gary Oldman), l’unico in grado di capire che il lupo mannaro si può celare dietro il volto innocente di uno qualsiasi tra gli abitanti del villaggio. Già la storia di base non appariva convincente, aggiungiamoci anche il fatto che, come già visto in precedenza, Catherine Hardwicke e gli effetti speciali non vanno d’accordo ed il lupo mannaro sembra quasi una bestiola innocente ed in ogni caso è del tutto poco credibile. Mettiamoci anche dei dialoghi forzati e privi di brio, e la bravura di due attori come la Seyfried e Oldman completamente abbandonata a se stessa e mai sfruttata a modo. “Cappuccetto Rosso Sangue” sfrutta solamente la scia del successo della Twilight Saga dalla quale la Hardwicke ha ottenuto maggiore notorietà, sperando nell’influenza esercitata sui teenagers. Ma forse anche loro, vista la qualità delle pellicole, iniziano a sbadigliare e ad annoiarsi, perché oltre a raccontarci una storia pessima, la Hardwicke non ci mette nemmeno un po’ di passione. “Cappuccetto Rosso Sangue” rientra nella schiera di film da evitare con cura, a meno che non siate masochisti e vogliate veramente farvi del male, guardando una pellicola prevedibilissima e allungata con sforzo sovrumano per non rimanere nella condizione di cortometraggio.