Un film come Super 8 poteva venire solo da due registi simili. Da una parte Spielberg, uno dei più importanti registi viventi, un rivoluzionario che ha cambiato le sorti del cinema e che con la sua Amblin ha codificato tutto un genere; dall’altra parte J.J. Abrams, un “giovane” filmaker che ha saputo giocare con il mistero da subito (Alias), che ha rivoluzionato le sorti future della serialità in tv (con Lost, ma non c’è neanche bisogno di dirlo!) e adesso sta sperimentando al cinema il “suo” modo di fare film. A proposito dei due, interessante è l’aneddoto del loro incontro: è stato infatti il comune amore per i film in Super 8 a far si che questi due filmmakers lavorassero insieme. Abrams ha scoperto da ragazzino il gusto della camera Super 8, il formato introdotto dalla Eastman Kodak nel 1965, precisamente all’età di 8 anni, quando iniziò a girare film amatoriali incentrati su temi a lui cari da piccolo: inseguimenti, combattimenti e mostri. Pochi anni dopo, Abrams e il suo intimo amico d’infanzia Matt Reeves (poi regista dell’ottimo Cloverfield), presentarono un loro film ad un festival Super 8, che fu recensito e illustrato in un articolo del Los Angeles Times dal titolo “Le potenze imberbi”. Poco dopo furono avvicinati dall’assistente di Spielberg (allora Kathleen Kennedy) che chiese loro se volevano riparare dei film girati in 8mm da Steven Spielberg; girati durante la sua infanzia. Così, quando J.J. Abrams aveva soltanto 15 anni, lui e Matt Reeves ottennero un lavoro, riparando e montando insieme i film casalinghi in 8mm di Steven Spielberg. Bufala da ufficio stampa o realtà? A noi piace pensare che il destino ci ha messo lo zampino. Lo spettatore di sicuro ci ha guadagnato… Super 8 è ambientato in un piccolo paese dell’Ohio, durante un’estate del 1979. Qui un gruppo di amici, mentre è impegnato a girare un filmino in Super 8 di zombi da mandare ad un concorso, è testimone di un catastrofico incidente ferroviario mentre sta girando un film Super 8 e presto sospetta che non si è trattato di un incidente. Dopo poco tempo, scomparse sospette ed eventi inspiegabili cominciano a verificarsi in città, e il Vicesceriffo tenta di scoprire la verità. Qualcosa che era rinchiuso dentro un vagone del treno è riuscito a liberarsi ed è scappato, qualcosa di più terrificante di quanto ognuno di essi abbia potuto immaginare. In Super 8 è ben rappresentato tutto un genere di film. Un film che molti spettatori hanno imparato a conoscere ed amare. C’è il paesino di provincia, ci sono i ragazzini in BMX, ci sono i contrasti con i genitori, i primi amori, un mistero che sconvolgerà la vita dei ragazzi, dei loro familiari e di tutto il paese. Nel corso dell’avventura i protagonisti sperimenteranno rivalità, gelosie, complicità, ma soprattutto cresceranno e matureranno. Per questo motivo Super 8 è un film riconoscibile, dolce e nostalgico, in cui le diverse sensibilità di Spielberg e di Abrams convergono e si amalgamano in più punti per divergere poi alla fine, con la risoluzione del mistero. Il terrificante alieno infatti è un pretesto per far maturare i suoi piccoli protagonisti. Mentre però la fascinazione che Spielberg ha sempre messo nei suoi personaggi alieni dava ai film un tono di speranza, di desiderio di credere a qualcosa lassù, nel cielo, la visione di Abrams – maestro, ricordiamo, di misteri non svelati – è quella di mostrare le reazioni dei suoi piccoli protagonisti, e far si che l’alieno sia solo uno specchio su cui riflettere le debolezze e la condizione umane, le paure, i desideri. Infatti Ambrams sceglie di mostrale l’alieno a pezzi – un po’ come succedeva in Cloverfield, ricordate? – ponendo l’attenzione sui suoi personaggi, sui ragazzini, sui loro occhi sgranati nel confronto con il misterioso ed il terrificante. In questo Abrams è aiutato da un cast in forma smagliante, sui cui spiccano i piccoli (sorella di Dakota) e Joel Courtney, entrambi intensi e convincenti. Super 8 è un film fatto con il cuore, dal ritmo a volte altalenante, ma che è impossibile non amare, ed è un film che probabilmente riporterà ai cinema questo genere di pellicole. Che probabilmente copieranno le caratteristiche superficiali del genere, tralasciando quel cuore pulsante, quell’anima, che permette a Super 8 di essere coinvolgente e commovente. [starreview tpl=16]