Immagino quale misterioso e “curioso” personaggio debba essere considerato da un fruitore casuale di cinema il regista Nicolas Winding Refn. Uno che, secondo quello stesso fruitore, non solo ha un nome impronunciabile, ma arriva del nulla, non si sa bene che film abbia fatto (perchè tanto in Italia non sono usciti), viene osannato dalla critica, e oltretutto raccatta premi ovunque vada. Lo spettatore non casuale sa bene invece da dove viene il regista, quale sia il suo retaggio culturale e quali i suoi film di culto. E ha atteso pazientemente che la massa si accorgesse di questo regista geniale e dei suoi film che non lasciano indifferenti. Due righe allora per lo spettatore casuale: Nicolas Winding Refn viene da Copenaghen e ha girato il suo primo film,”Pusher”, a 24 anni, il primo di una trilogia che ha ridefinito i contorni del noir metropolitano. Prima di essere sdoganato dai Festival i suoi film hanno circolato nelle solite copie pirata, sottotitolate dagli appassionati che se le passavano e le commentavano nei vari forum. Solo in seguito ad un culto diffuso e ai primi premi ricevuti i suoi film hanno iniziato ad apparire, all’inizio in copie spartane distribuite in edicola, doppiate in italiano, e poi, finalmente, direttamente al cinema. Così il pubblico ha potuto godere della trilogia di “Pusher“, del grottesco “Bronson“, dell’epica vichinga di “Valhalla Rising – Regno di sangue“. Per poi arrivare a questo “Drive“, presentato a Maggio 2011 in concorso al Festival di Cannes, che gli ha fatto conquistare il premio (meritatissimo) per la miglior regia. “”Drive” è il primo film hollywoodiano di Refn, fortemente voluto dal protagonista Ryan Gosling, basato sull’omonimo romanzo firmato James Sallis. Il protagonista di “Drive” è un uomo solitario e taciturno (Interpretato da un magistrale Ryan Gosling, in assoluta ascesa) che lavora come stuntman ad Hollywood, ma come lui stesso ama ripetere, si tratta solo “di un lavoro part time”. Di giorno, infatti, lavora come meccanico e di notte mette al servizio dei criminali il suo talento da autista al volante di macchine di grossa cilindrata percorrendo le strade di Los Angeles a tutta velocità. La sua è una precisione meccanica che fa di lui uno dei migliori sul campo. Sebbene sia per natura, oltre che per necessità professionale, un lupo solitario, tutte le sue barriere crollano nel momento stesso in cui si imbatte e diventa amico della sua nuova vicina Irene (Carey Mulligan) e di suo figlio Benicio (Kaden Leos). Questo interludio felice ha però vita breve, si interrompe infatti quando Standard (Oscar Isaac), il marito di Irene, viene rilasciato dalla prigione prima del tempo per buona condotta. Tornato il marito, il nostro autista si fa rispettosamente da parte, non volendo interferire nel menage coniugale. Ma quando il protagonista trova Standard in un lago di sangue nel parcheggio interrato di casa – e Benicio, traumatizzato, a pochi metri da lui – lo costringe a vuotare il sacco e scopre che Standard è indebitato fino al collo con la mafia, inoltre, scopre che sarà costretto a rapinare un banco dei pegni per estinguerlo, pena l’incolumità di Irene e del figlio. Per salvare la donna e il bambino, il nostro eroe decide di aiutarlo nell’impresa e di fargli da autista. Ovviamente niente va come dovrebbe andare, da lì im poi il film sarà un bagno di sangue e una solitaria discesa verso il cuore nero di tenebra di una metropoli violenta che non offre redenzione nè seconde chance. “Drive” è un noir a tratti (molto) pulp che, omaggiando il genere, e donando al film una patina vintage, brilla di luce propria. Tanti gli omaggi e le citazioni, che fanno di “Drive” una summa esaltante di un certo modo di fare noir: da “Bullitt” di Steve McQueen a “Strade violente” di Michael Mann, da Walter Hill al poliziottesco italiano. Sanguinoso, chirurgico nella rappresentazione estrema della violenza, fin troppo pulp nelle sue accelerazioni, così come magnetico nel congelare intere sequenze e dialoghi, ridotti all’osso, “Drive” è un noir allo stesso tempo tradizionale ed atipico. La messa in scena è sublime, la fotografia eccellente, la musica anni ’80 martellante, e poi le esplosioni di violenza, i silenzi del protagonista, le facce giuste dei comprimari (Bryan Cranston, Albert Brooks, Ron Perlman) donano allo spettatore un’astrazione che incolla alla poltrona, e rende il film realmente emozionante. In uscita nei cinema italiani il 30 Settembre. Dopo una vita passata ad aspettare che qualche film di Refn approdasse al cinema, sarebbe un vero peccato perdersi il suo capolavoro su grande schermo, non trovate? [starreview tpl=16]