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Abduction – Riprenditi la tua vita: la recensione

Se un film va giudicato in base alle capacità monoespressive degli attori (in stile Nicolas Cage, per intenderci), allora “Abduction – Riprenditi la tua vita“, meriterebbe l’Oscar. Basterebbero queste poche parole per rendere l’idea di quel che il film ha da proporci, senza soffermarsi troppo su una trama ridicola, parola che calza a pennello per qualunque altra cosa: sceneggiatura, regia, dialoghi, tempi, qualunque cosa necessita di tale definizione. Più che essere avvincente, “Abduction” è un film che fa ridere. E tutti lì a puntare il dito contro i protagonisti, che non sono bravi, ma sarà davvero tutta colpa loro?

Abduction: Taylor Lautner e Lily Collins
E’ anche vero che Taylor Lautner apre il film mostrando gli addominali, perché un film con Taylor Lautner con indosso la maglietta, non è un vero film con Taylor Lautner. L’espressione rimane quella del licantropo della Twilight Saga e ha pure una bella moto sulla quale sfrecciare, cosa volete di più? Se volete di più, in effetti, c’è Lily Collins. Se pensavamo che Kristen Stewart fosse totalmente negata per la recitazione, adesso ci consoliamo all’idea che ci sia la bocca semi-aperta della Collins, con la solita espressione che non cambia da emozione romantica a terrore allo stato puro, mantiene sempre le labbra in modalità photoshoot (quelle un po’ arricciate, un po’ gonfie delle ragazze davanti agli obiettivi fotografici), lancia qualche gemito ed in più, come se questo non fosse già abbastanza catastrofico, le sono state assegnate delle battute davvero ridicole (avevo già usato questo termine?) e delle domande alquanto superficiali, retoriche e totalmente inutili. Come l’intero film, del resto. Dicevo, però, la colpa non può essere tutta di questi giovani attori che, si spera, avranno altre possibilità di riscattarsi. In caso contrario, meglio abbandonare il sogno hollywoodiano, per il bene di milioni di persone. Ma nel cast rientrano anche Sigourney Weaver, Alfred Molina e dalla Svezia è arrivato pure il Michael Nyqvist della trilogia Millennium (l’originale, ovviamente), che oltre ad avere un curriculum più vasto alle spalle, sono internazionalmente riconosciuti come grandi attori e, soprattutto, tale riconoscimento non arriva da folle di adolescenti in delirio e accecati dall’ormone disorientato. Insomma, nella trama ci sono anche svariate incongruenze ed elementi letteralmente incredibili: agenti segreti freelance, localizzatori super potenti  e cellulari infimi che non si fanno localizzare, Taylor Lautner che zoppica quando si ricorda di farlo, sono solo alcuni degli esempi. Il nostro Nathan è un adolescente che sente di non appartenere alla sua famiglia ed un giorno scopre perché, dopo aver trovato un sito di annunci per persone scomparse con una sua foto. Le sue sensazioni divengono reali ed insieme alla sua fidanzatina, che compare da un giorno all’altro, senza che la cosa venga approfondita se non con ridicoli (e dai, ci stava) dialoghi, Nathan si trova in una corsa per fuggire da alcune persone che lo stanno cercando. Ma perché lo stanno cercando? Non s’è mai visto un thriller così rapido nello sviluppare la trama e nello smantellare la curiosità dello spettatore, il resto è inutile raccontarlo, altrimenti staremmo qui a parlarne e a riderne per ore. Evitatelo accuratamente. Il film. E Taylor Lautner. Voto: [starreview tpl=16]

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