Nel sotto pavimento di una grande casa di campagna a Koganei, nella periferia di Tokyo, vive una famiglia “particolare” composta dalla piccola Arrietty, di quattordici anni, dal padre Pod e dalla madre Homily. Loro sono dei “rubacchiotti”, dei “prendi in prestito”, se preferite, ma non chiamateli ladri. Semplicemente “riciclano” dagli umani quello che a loro non serve più. I classici oggetti che tutti lasciamo in giro per casa e di cui poi perdiamo conoscenza. Quante volte abbiamo pensato “lo avevo proprio appoggiato qui”. Forse una spiegazione esiste: è passata la piccola Arrietty, o magari il padre Pod e lo hanno portato nel loro piccolo mondo. Piccolo quanto loro perché questa graziosa e moderna famiglia è composta da “esseri” non più alti di dieci centimetri che evitano di farsi vedere dagli umani ma che da loro “ottengono” il necessario per vivere. Una facile equazione è film d’animazione giapponese= Ghibli, lo studio cinematografico, fondato nel 1985 dal regista Miyazaki, attivissimo nel corso degli ultimi vent’anni nella produzione di pellicole d’animazione. “Arrietty” è l’ultimo gioiello arrivato a noi occidentali. Trasposizione cinematografica – animata – del libro di Mary Norton The Borrowers, già portata sugli schermi da Peter Hewitt nel 1997 e interpretata da uno straripante e spietato John Goodman. Alla regia della versione nipponica troviamo Hiromasa Yonebayashi (“La città incantata”) e alla sceneggiatura Hayao Miyazaki, con un compito abbastanza complicato: trasferire letteralmente la storia in un altro continente e in un’altra epoca. Dall’Inghilterra degli anni cinquanta alla ipertecnologica Tokyo del 2010. Il risultato è davvero pregevole, “Arrietty” è uno dei migliori film di animazione degli ultimi anni. Non è facile nascondere la propria presenza agli umani, vivere in un mondo parallelo a misura d’uomo. Scusate l’ironia. I rubacchiotti, infatti, sono apparentemente una famiglia come le altre, con una casa normale. una figlia adolescente e quindi curiosa. Il segreto è rendersi invisibili come gnomi del ventesimo secolo. Ma il rischio è dietro l’angolo e quando nella casa di campagna arriva Sh?, un ragazzo introverso e di salute cagionevole, l’incontro tra lui e la piccola Arrietty sarà inevitabile. Ne nascerà una bella ma complicata amicizia. “Arrietty” è una pellicola d’animazione dalle tematiche ben precise: la ragazza adolescente avventurosa il cui entusiasmo deve essere messo continuamente a freno, il padre di famiglia forte che insegna alla figlia tutti i segreti per sopravvivere, la madre impaurita e paranoica che teme per la loro “bella casa”, il rapporto – apparentemente – impossibile tra due “diversi” (Sh? e Arrietty) che vivono “letteralmente” in due mondi diversi. Ma ancora, e forse è questo il leitmotiv, “Arrietty” è una continua critica al consumismo, di come viviamo e alla poca importanza che diamo ai beni materiali. Agognati, sognati, debitamente strapagati e poi abbandonati in angoli della casa intrisi di polvere. Oggetti di cui bearsi all’inizio e sbarazzarsi poco dopo. Potremmo continuare facendo notare il paragone tra la grande e lussuosa casa in superficie e la piccola – ma comunque graziosa – abitazione dei rubacchiotti. Dall’utile, essenziale, all’eccesso. In effetti “Arrietty” lascia molto su cui riflettere. Ci costringe a guardare in noi stessi, in quello che abbiamo, cercando di aprirci gli occhi, insegnandoci a non avere paura del diverso, di quello che non conosciamo. Invita a riflettere sui reali bisogni di una famiglia e soprattutto sull’amicizia. Anche questa volta i bambini vincono il confronto con gli adulti. Alla cattura di Homily da parte degli umani (viene messa “sottovuoto”) fa da contraltare la tenacia di Sh? che – nonostante la malattia – si adopera per aiutare Arrietty e la sua famiglia. Una delle imposizioni dettate dalla casa di produzione Ghibli riguarda la politica dei tagli. In seguito al disastroso adattamento “americano” di “Nausicaä della Valle del Vento” vengono vietate riscritture ed eventuali tagli delle pellicole distribuite fuori dal Giappone. Per preservare l’originale che non sempre deve fare rima con “commerciale”. Il rischio è che, infatti, possa sparire quella chimica, quella magia che rende, ad esempio, “Arrietty”, un film unico nel suo genere. La pellicola di Yonebayashi sarà sui grandi schermi da questo fine settimana con il titolo “Arrietty il mondo segreto sotto il pavimento“. Ve lo consigliamo [starreview tpl=16]