“Miracolo a Le Havre”, del regista finlandese Aki Kaurismäki, racconta la storia di Marcel Marx, un ex scrittore Bohémien, in esilio nella cittadina portuale di Le Havre nell’alta Normandia. Dimenticati i successi artistici del passato, si guadagna da vivere lavorando come lustrascarpe ed approfittando degli aiuti della gente del quartiere con cui ha costruito un solido rapporto di amicizia. Le sue giornate si dividono tra lavoro, bar e serate in casa con la adorata moglie Arletty che sarò presto costretta a letto da un grave tumore. Rimasto solo in compagnia di una fedele cagnolina (Laika) e del suo inguaribile ottimismo, Marcel incontrerà un piccolo profugo africano. Cercherà di proteggerlo dalle indagini sempre più insistenti della polizia e dagli sguardi indiscreti di un vicino impiccione, aiutato dal “grande cuore” della gente del quartiere, schierata compatta dalla sua parte. L’obiettivo è permettere al ragazzo di fuggire nella vicina Londra , dove potrà finalmente riabbracciare la madre emigrata nella capitale inglese.
Regista e Cast
“Miracolo a Le Havre” è diretto dal regista Aki Kaurismäki, importante autore scandinavo piuttosto abile a rappresentare i più bassi strati sociali, avvalendosi di stravaganti ambientazioni e personaggi surreali. Come lo stesso regista ha confermato, “Miracolo a Le Havre” è un tentativo di raccontare una delle più gravi emergenze del ventesimo secolo: l’immigrazione irregolare. Nel ruolo dell’ex bohémien Marcel Marx troviamo André Wilms che per la sua straordinaria interpretazione in “Vita da bohéme” (diretto dallo stesso Kaurismäki) ha ottenuto il premio come miglior attore non protagonista agli European Film Awards del 1992. L’attrice Kati Outinen (“La fiammiferaia”, “L’uomo senza passato”) interpreta Arletty la moglie dell’ex scrittore. Completano il cast: Jean Pierre Darroussin, attore molto conosciuto soprattutto in Francia, che interpreta l’apparentemente inflessibile Ispettore Monet, Blondin Miguel (il profugo Idrissa) Elina Salo (Claire), Evelyne Didi (Yvette) e Quoc Dung N’Guyen nei panni del vietnamita Chang.
Giudizio sul film
Mai tema fu più attuale, come quello della immigrazione clandestina e l’ambientazione francese rende giustizia alla storia di Kaurismäki che, nella ricerca della location perfetta, ha intrapreso un lungo viaggio in macchina da Genova fino all’Olanda, fermandosi nella città del blues e del rock’n’ roll, Le Havre. Ma potremmo essere in una qualsiasi località europea, poiché l’occhio indiscreto della telecamera ci regala “solo” anonimi spazi quasi costringendoci a pensare che la storia si sviluppi in una città immaginaria, raccontata da personaggi immaginari. Perché, in fondo, sembra difficile credere al miracolo del regista finlandese che ci propone un personaggio, quel Marcel Marx, dal cuore infinitamente grande in una involontaria lotta contro il sistema, contro la burocrazia, contro la stampa (che in seguito alla fuga della speranza di Idrissa tenta improbabili teorie su presunti legami del ragazzo con Al Qaeda). “Involontaria”, perché Marcel non persegue un obiettivo preciso, non agisce per interesse, non ha secondi fini. Aiuta il giovane profugo perché ritiene sia giusto farlo. E questo ci spaventa, ci terrorizza perché la naturalezza delle azioni dell’ex bohémien sono terribilmente in contrasto con quella paura del diverso che ci attanaglia e da cui nessuno vuol guarirci, costringendoci alla totale indifferenza per paura di “perdere” i nostri spazi. Deve pensarla così anche l’odioso vicino che non perde occasione per avvertire le autorità della sospetta presenza di Idrissa. Ma il ragazzo è protetto e non solo da Marx o dalla gente del quartiere tra scorbutici fruttivendoli dal cuore d’oro e ingenue panettiere. Idrissa è protetto da una immaginaria e impenetrabile linea. Come in una moderna testuggine cittadina, il “popolo” di Le Havre (compresa la Little Bob Story) difende il ragazzo che riesce – con pochi sguardi – (a proposito, preziosa la interpretazione di Blondin Miguel) a trasmettere con naturalezza l’intensità di un dramma sociale, ancora oggi, di difficile soluzione. Difficile dimenticare questa pellicola arricchita dagli impeccabili aforismi di Marcel, eroe – moderno – per caso e protagonista di una splendida favola surreale. Sì, purtroppo, perché quello di Kaurismäki è un mondo che non esiste composto da personaggi inusuali al limite del grottesco. Non è un caso che alla povera Arletty sul letto d’ospedale venga letto Kafka.
Commento finale
Il regista finlandese dimostra di essere abilissimo a costruire dialoghi da “ceto basso”, mostrando come miseria e nobiltà (d’animo) vadano spesso a braccetto, peccato che i Marcel Marx al giorno d’oggi siano una eccezione nel mondo abitato e sfruttato dai “vicini” crudeli, come quello del film.
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