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“Sherlock Holmes: Gioco di Ombre”: la recensione

Sempre rischioso dare un seguito ad un film di successo. Si rischia di riproporre fedelmente le caratteristiche che hanno decretato il successo del capostipite e allora non si aggiunge niente di nuovo e si opera una riproposizione sterile (vedi “Una notte da Leoni 2“), oppure si ingigantisce il tutto in un ipertrofismo che stordisce e confonde (i seguiti dei “Pirati dei Caraibi“). Con il seguito di “Sherlock Holmes“, successo cinematografico del Natale 2009, fortunatamente il rischio è evitato. Il regista aggiusta la mira rispetto al primo capitolo, dando agli spettatori quello che vogliono, cioè più Holmes. Condisce il tutto con più ironia, più ritmo, più azione, più location, bilanciando sempre il tutto e non dimenticando i personaggi. Il divertimento è assicurato, e chi ha amato il primo film si esalterà per questo “Sherlock Holmes: Gioco di ombre“.

Sherlock Holmes - Gioco di ombre

In questa seconda avventura del personaggio creato da Arthur Conan Doyle, Sherlock Holmes se la deve vedere con una nuova acuta mente criminale, il Professor Moriarty, che, con una intelligenza pari a quella di Holmes e con una predisposizione al male ed una totale assenza di coscienza, potrebbe mettere in grande difficoltà il rinomato detective. Una serie sdi attentati e omicidi apparentemente casuali mettono in allarme Holmes che intuisce si tratti di un puzzle allestito dal Professor Moriarty. Holmes indaga e, in un club per gentiluomini, dove, insieme al fratello Mycroft Holmes, festeggia l’addio al celibato di Watson, incontra Sim, una zingara cartomante. Le indagini prendono una piega ancor più pericolosa mentre Holmes, Watson e Sim attraversano l’Europa – dall’Inghilterra alla Francia, passando per la Germania e infine in Svizzera. L’astuto Moriarty è sempre un passo avanti a loro e sta mettendo a punto una trama di morte e distruzione quale parte di un piano ancor più grande che, se dovesse realizzarsi, cambierebbe per sempre il corso della storia.

Sherlock Holmes: Gioco di Ombre

Holmes e Watson. Personaggi talmente forti che rischiano di schiacciare il resto, caratteri magnetici che inglobano tutto il film. Che infatti si piega al loro volere e sviluppa proprio sull’interazione e sul rapporto tra i due, di amicizia e rivalità, i suoi momenti migliori. Le battute tra i due amici sono la cosa migliore del film, il loro continuo battibeccare, sottolineare manie e modi di fare, permette alla pellicola di volare alto. I due attori danno il meglio, Robert Downey Jr se la cava magnificamente e dona al personaggio un’energia inesauribile; Jude Law apparentemente più sommesso dipinge un personaggio apparentemente insofferente alle manie dell’amico ma intimamente coinvolto. I due insieme fanno letteralmente scintille e rappresentano buona parte della riuscita del film.

Il contorno di attori non può che uscire sconfitto a confronto con simili personaggi, ma esaltano comunque alcuni momenti, sono funzionali alla trama e arricchiscono il film. Il cattivo glaciale è ottimamente interpretato da Jared Harris, mentre il fratello di Sherlock è il bonario e massiccio Stephen Fry.
Deludono invece i personaggi femminili: la ladra Irene già conosciuta nel primo film ha poco più di una particina, ed è un peccato visto il carisma cui è naturalmente dotata Rachel McAdams, mentre la zingara cartomante Sim, interpretata da Noomi Rapace al suo primo film in lingua inglese risulta appannata e priva di sfumature.

Dopo il successo del primo film il budget è salito, e sullo schermo si vedono tutti i soldi spesi. Le location, i fondali, le esplosioni e le scazzottate (con tanto di “visione alla Holmes”), sono tutte di primo livello.  Guy Ritchie propone una regia serrata e virtuosa, come ci aveva abituati nelle sue prime crime story inglesi, lucidissima nelle sfrenate scene d’azione, piena di trovate inventive, vorticosa ed eccitante (vedere la scena del treno, o quella del bosco per rimanere a bocca aperta).

Hans Zimmer offre una prova convincente con una colonna sonora evocativa, ma è un periodo ottimo per il compositore che sembra veramente in stato di grazia; la fotografia ad opera di Philippe Rousselotè a dir poco sublime, e regala una Europa vittoriana steampunk affascinante e cupa.

Il film è una spy-story debitrice di 007, avventurosa, fracassona e adatta a tutta la famiglia. Divertente, modaiolo, “Sherlock Holmes: Gioco di ombre” è un giocattolone che appassiona, tiene incollati alla poltrona ma, ahimè, si dimentica anche piuttosto velocemente. Comunque è un perfetto film natalizio.

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