Se pensate che la piaga dei cinepanettoni sia una caratteristica esclusivamente nostrana vi sbagliate di grosso. Direttamente dagli Stati Uniti, infatti, arriva Capodanno a New York, film corale diretto da Garry Marshall in cui un cast numerosissimo e stellare mette in scena una commedia incentrata sui festeggiamenti del capodanno a Times Square.
La pellicola è composta da episodi apparentemente disgiunti tra loro. Claire (Hilary Swank) è la vice-presidente della Times Square Alliance e sta organizzando la cerimonia annuale di Capodanno, Randy (Ashton Kutcher) è un disegnatore che odia le feste di fine d’anno vicino di casa della corista Elise (Lea Michele), Ingrid (Michelle Pfeiffer) è un’impiegata insoddisfatta e frustrata dalla propria vita che affida al giovane fattorino Paul (Zach Efron) il compito di esaudire i suoi propositi per l’anno nuovo in cambio di alcuni esclusivi inviti ad una festa, Sean (Robert De Niro) è un ammalato terminale di cancro che desidera solamente poter vedere la sfera di Times Square cadere per l’ultima volta, Jensen (Jon Bon Jovi) è una rockstar che cerca di riconquistare la sua ex-fidanzata Laura (Katherine Heigl), Kim (Sarah Jessica Parker) è una madre single che non riesce ad accettare il fatto che sua figlia sia ormai cresciuta. Tutti si troveranno a vivere storie completamente slegate tra loro che però li porteranno irrimediabilmente a riunirsi a Times Square in attesa del nuovo anno.
Nonostante i grandi nomi presenti nel cast, Capodanno a New York è un agglomerato di situazioni prevedibili e scontate intrise del più bieco perbenismo made in USA. La pellicola è la più classica delle commedie all’americana e non riesce mai a sorprendere lo spettatore portandolo fin troppe volte ad anticipare interi dialoghi e battute.
Chi cadrà nello specchietto delle allodole del grande cast si ritroverà di fronte ad un dimenticabile cinepanettone made in Hollywood svuotato da ogni volgarità e intriso nello zucchero e la morale finale, intrisa di buonismo e retorica spicciola, non potrà che portare il povero sprovveduto sulla soglia di un terribile e inesorabile coma glicemico.
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