Sono state annunciate a Los Angeles le nomination dei Directors Guild of America Awards, vale a dire i premi del sindacato dei registi.
A sorpresa tra i cinque nomi candidati non figura quello di Steven Spielberg. Questo potrebbe essere un colpo decisivo per le ambizioni del suo “War Horse”, film che non ha entusiasmato la critica d’oltre Oceano e ha mancato anche la nomination alla regia ai Golden Globes.
Entra nella cinquina invece, e si candida seriamente ad essere tra i nominati anche agli Oscar, David Fincher. “Millennium: Uomini che Odiano le Donne” sta lentamente ma inesorabilmente guadagnando posizioni all’interno della Oscar race, visto e considerato che nell’ultima settimana è stato candidato a tutte e tre i principali premi di categoria: prima i Producers Guild Awards (premi del sindacato produttori), poi i Writers Guild of America (riconoscimenti dell’associazione degli sceneggiatori) e ora la menzione da parte del sindacato dei registi americani.
Questo l’elenco completo dei nominati:
Woody Allen per “Midnight in Paris”
David Fincher per “Millennium: Uomini che Odiano le Donne”
Michel Hazanavicius per “The Artist”
Alexander Payne per “Paradiso Amaro”
Martin Scorsese per “Hugo”
Per Scorsese è la nona candidatura, per Allen è la quinta nomination, la terza per Fincher, la seconda per Payne, ovviamente la prima per Hazanavicius.
Il Directors Guild Award è considerato il più importante tra tutti i precursori agli Oscar: circa il 90% dei nominati a questo premio viene poi confermato infatti dall’Academy. Accadde ciò anche l’anno scorso, quando le nomination di Guild e Oscar coincisero per quattro quinti. Entrambi i premi segnalarono Darren Aronofsky per “Il Cigno Nero”, David O. Russell per “The Fighter”, David Fincher per “The Social Network” e Tom Hooper per “Il Discorso del Re”. L’unica divergenza riguardò Christopher Nolan, nominato dai Guild per “Inception”, snobbato dall’Academy che gli preferì i fratelli Coen autori de “Il Grinta”.
Più in generale colui che vince il DGA Award può considerare l’Oscar per la regia già praticamente in tasca. Solo sei volte da quando la Directors Guild of America è stata istituita nel 1948 i vincitori del DGA e dell’Oscar non sono coincisi.
Nel 1968 Anthony Harvey vinse per “Leoni in Inverno”, ma l’Oscar andò a Carol Reed per “Oliver!”; nel 1972 Francis Ford Coppola trionfò per “Il Padrino” ma la statuetta per la regia andò a Bob Fosse, regista di “Cabaret”; nel 1985 un giovane Steven Spielberg batté la concorrenza grazie al suo “Il Colore Viola” ma fu battuto agli Oscar da Sidney Pollack premiato per “La mia Africa”; nel 1995 Ron Howard, autore di “Apollo 13”, fu scelto come miglior regista dai suoi colleghi ma l’Academy gli preferì Mel Gibson per “Braveheart”; nel 2000 Ang Lee vinse grazie a “La Tigre e il Leone” salvo poi venire sconfitto agli Oscar da Steven Soderbergh regista di “Traffic”; infine nel 2002 Rob Marshall colse il DGA Award per “Chicago” e Roman Polanski trionfò agli Academy Award con “Il Pianista”.
La premiazione dei Directors Guild of America sarà il 28 gennaio a Los Angeles, a soli quattro giorni dalle nomination ufficiali degli Oscar.