Lucio Dalla era gay oppure no? Che importa? A dire il vero, non riesco ancora a capirlo. Siamo nel 2012, c’è gente che si batte contro l’omofobia, ma non fa altro che fomentarla. Come, ad esempio, Lucia Annunziata. Uno dei più grandi artisti italiani muore all’improvviso e in occasione dei suoi funerali, lei che fa? Parla della sua omosessualità. La compagna del cantante era in chiesa a piangere per la sua perdita e la giornalista tirava fuori una relazione tra Dalla e Marco Alemanno, suo storico amico, aggiungendo una provocazione fuori luogo:
Lucio Dalla era gay, per tutta la vita però non l’ha mai detto. Il suo caso è l’espressione di quanta omofobia ci sia in questo Paese. Così si vive in Italia la vicenda gay: va tutto bene e ti seppelliscono anche in una cattedrale se non dici di essere gay.
Peccato, però, che il vero scandalo non sia l’omosessualità repressa nè tantomeno l’ipocrisia della chiesa, quanto il fatto che la giornalista abbia scelto una simile occasione per affrontare il discorso. Le polemiche, poi, non sono mancate, soprattutto da parte di amici e parenti di Lucio Dalla. Dopotutto, che differenza avrebbe fatto sapere che era gay o che non lo era? Avrebbe forse cambiato la bellezza delle sue canzoni e le lodi del suo pubblico?
Lucio Dalla aveva semplicemente scelto di non mettere in piazza la sua vita privata. Che avesse scelto di viverla da omosessuale o da eterosessuale, non è affar nostro. Ancor più irrispettoso è il fatto di aver deciso di parlarne proprio durante il giorno del suo funerale, in cui tantissime persone, tra amici e fan, si sono riunite a Bologna, la sua città, per commemorarlo nel più pulito dei modi.
Italia, il Paese in cui le polemiche, quando ci sono, sono fuori luogo e quando dovrebbero esserci, scelgono la latitanza.