Ogni lettore instaura un proprio personale rapporto con i personaggi di un romanzo e ne immagina le fattezze basandosi un po’ sulle informazioni fornite dall’autore e un po’ sulla sua pura immaginazione. Il risultato è un’idea, assolutamente personale, cui però ci si affeziona molto. Per un attore (o un’attrice) interpretare e quindi dare un volto a personaggi letterari è un vero salto nel vuoto: potrebbe piacere ai lettori affezionati ma potrebbe invece non esserlo e diventare piuttosto odioso e invadente; nella maggior parte dei casi, si verifica la seconda possibilità.
Se si esamina il singolo caso della trilogia di romanzi “Millennium” del giornalista svedese Stieg Larsson: un personaggio forte, particolare, pieno di sfaccettature e stranezze come Lisbeth Salander è stato interpretato, a detta della maggioranza dei lettori affezionati, molto bene dall’attrice Noomi Rapace. Due anni dopo il primo adattamento cinematografico, ecco spuntarne un secondo (di produzione americana) con una “nuova” Lisbeth interpretata da Rooney Mara. Due attrici più diverse non si potevano trovare.
La prima Lisbeth, chiamiamola “svedese”, è ruvida, ermetica, fisicamente non perfetta e decisamente mascolina e con gli occhi che urlano di rabbia. La seconda, l’”americana”, si presenta con un bel viso, un corpo attraente e si muove come una ballerina. Le due attrici sono chiamate a incarnare un personaggio che conduce una vita di violenza ma l’approccio delle due interpreti è completamente diverso: la bella Mara non ha quella forza alimentata dall’indignazione nei confronti di chi l’ha maltrattata, non è mossa dal desiderio di vendicarsi come invece si dimostra essere la Rapace cui senza dubbio va il primato di dark lady.
Certamente il giudizio finale spetta al pubblico, chiamato a scegliere la Lisbeth che più si adatta alle sue preferenze. Tra un’eroina insolita e grottesca, aggressiva e di poche parole, e un’icona alternativa dalla bellezza di ghiaccio e l’elegante portamento, quale sarà la vostra scelta?