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Qualcosa di straordinario: la recensione

Tratto da una storia vera che ha tenuto con il fiato sospeso il mondo intero e intenerito le super potenze Usa e Unione Sovietica alla fine della Guerra Fredda, “Qualcosa di straordinario” è una pellicola intensa, diretta da Ken Kwapis, interpretata da Drew Barrymore (50 volte il primo bacio) e John Krasinski (“The Office”),  che racconta del tentativo di salvataggio di una famiglia di balene grigie californiane intrappolate sotto il ghiaccio del Circolo Polare Artico.

Qualcosa di straordinario

Sinossi

Il cronista locale Adam Carlson non vede l’ora di lasciare la sua provincia situata sulla punta settentrionale dell’Alaska, per nuove opportunità lavorative. Ma proprio quando il futuro della sua carriera è incerto, ecco che gli si presenta una grande opportunità. Tra un magnate del petrolio, capi di stato e giornalisti affamati di notizie giunti fino al gelido avamposto per cogliere la magia del sole a mezzanotte, la persona che preoccupa maggiormente Adam è Rachel Kramer, che non solo è una ambientalista senza scrupoli, ma è anche la sua ex fidanzata. Con poco tempo a disposizione Rachel, Adam e Nathan, un ragazzo nativo dell’Alaska di 11 anni – tramite con la popolazione e la cultura del loco – devono organizzare un’improbabile coalizione fatta di gente locale, compagnie petrolifere, militari russi ed americani che accantonano le loro divergenze per puntare verso un obiettivo comune: la liberazione delle balene in tempi da record.

Commenti sul film

Alaska, a largo della costa di Barrow, probabilmente il punto più freddo degli Stati Uniti d’America è stato teatro, nel 1988, di un miracoloso tentativo di salvataggio: tre balene (nel film ribattezzate Fred, Wilma e Bamm Bamm) sono rimaste intrappolate, durante l’abituale migrazione annuale, sotto una estesa lastra di ghiaccio che impedisce il transito verso il mare aperto. Miracolosamente rimaste in vita grazie a una ristretta apertura nella quale, a turno, prendono aria, il loro destina sembrava già segnato, ma ebbero la fortuna di finire sotto l’attenzione – mondiale – dei media. Il video, girato da un fotografo di cronaca locale, che documentava la lotta per la sopravvivenza della famiglia di cetacei fu trasmesso da Tom Brokaw (NBC) nel classico telegiornale della sera. Nel 1989, Thomas Rose raccontò la vicenda in un libro dal titolo “Freeing The Whales” in cui vengono raccontati gli enormi sforzi di salvataggio cui si sono sottoposti Greenpeace, il governo Reagan e l’Unione Sovietica di Gorbaciov.

Guardia nazionale, tentativi di scoop, traversate di chiatte petrolifere, ingegneri dal Minnesota a caccia di pubblico, nativi Inuit dell’Alaska dal cuore tenero, una  attivista di Greenpeace che si tuffa, quaranta sotto zero per un bagno in compagnia delle maestose balene grigie. C’è di tutto, e tanto di vero, nel film di Ken Kwapis (“Licenza di matrimonio”) che punta dritto sulla emotività dello spettatore proponendo una struggente storia che non mancherà di  strappar lacrime, soprattutto agli irriducibili animalisti. La pellicola ripercorre quelli che sono stati i giochi di potere dell’epoca, il ruolo – chiave – del quarto potere, la potenza dei media nel mostrare una notizia e poter influenzare il piccolo e grande pubblico. Lo stesso pubblico che si reca alle urne per decidere chi ha diritto a sedere alla Casa Bianca. Ed ecco che accade il miracolo, la collaborazione ReaganGorbaciov con tanto di doppia bandiera americana e sovietica issata insieme, con l’obiettivo di mostrare al pubblico che la vita di un cetaceo è importante quanto quella di un essere umano. Kwapis però pecca, non riuscendo ad elevarsi ad un livello superiore mostrando una fedele, sì, ricostruzione dei fatti ma piuttosto piatta, forse più adatta al piccolo schermo. I personaggi sono stereotipati ai massimi (tra sovietici, militari pompati e giornaliste arriviste),  il buonismo dilaga fino a sfociare nel surreale. Le importanti riprese effettuate in Alaska (non a Barrow, dove avvenne il salvataggio nel 1988 ma nella più mite Anchorage) unite alla sempre brava Drew Barrymore (qui apparentemente non truccata e “molto animalista”) rendono, almeno,  il film “vedibile”.

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