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“The Lady”: la recensione

Un racconto epico, una intensa storia d’amore, una lotta pacifica che infiamma i cuori e scuote le coscienze. “The Lady” di Luc Besson è la straordinaria storia di Aung San Suu Kyi e di suo marito, Michael Aris. Il regista francese, lontano delle sue ultime incursioni fantasy in computer grafica e dagli eccessi action, allestisce un biopic ispirato e coinvolgente sulla pacifica lotta della donna al centro del movimento democratico birmano.

In “The LadyLuc Besson abbandona i panni muscolari del regista fanta action e indossa quelli più misurati del cronista di una storia recente, intima ed universale, dolorosa, sofferta e crudele. Crudele come i soprusi che ha dovuto subire la popolazione birmana, dolorosa per una donna divisa tra dovere di patria e un assoluto amore coniugale. In una delle scene più belle, di fronte a questa “libertà di scelta” che le pone un ufficiale di polizia, cioè tornare a casa per non fare più ritorno in Birmania o rimanere in un paese dilaniato e vivere in isolamente, lei replica, “Libertà di scelta? E’ libertà questa?”.

The Lady

Una intensa storia d’amore

La stesura di “The Lady” ha richiesto tre anni di lavoro a Rebecca Frayn. Attraverso interviste con figure chiave della cerchia di Aung San Suu Kyi è stata in grado di ricostruire per la prima volta la vera storia dell’eroina nazionale birmana. Il film, pur calato (e non poteva essere altrimenti) nel contesto politico, si sofferma in gran parte sulla storia d’amore tra Aung San Suu Kyi e suo marito, Michael Aris. Nonostante la distanza, le lunghe separazioni, l’isolamento cui la donna è sottoposta e un regime pericoloso e ostile (che preferirebbe eliminare la donna ma non può per non farne una martire come già successo per il padre di San Suu Kyi, il generale Aung San), il loro amore resiste fino alla fine.

La storia d’amore è il pregio assoluto e il grande limite di una pellicola comunque consigliata. Risultando a tratti molto intensa, a volte eccessivamente stucchevole – complice una musica molto emozionale nonchè ricattatoria – a volte il melodramma straborda e rischia di inglobare l’intera pellicola e le sue nobili intenzioni. E’ impossibile trattenere la commozione in determinate scene. così come l’indignazione, l’ammirazione e la voglia di saperne di più su quella donna minuta e coraggiosa e della sua storia incredibile.

In questo il film raggiunge il suo obiettivo, riuscendo nel duplice scopo di sensibilizzare e far conoscere una recente storia vera, e intrattenere con una storia d’amore classica, trattata con delicatezza e rispetto, purtroppo senza lieto fine.

Gli attori

La riuscita del film non sarebbe piena senza l’apporto di due attori straordinari. Se David Thewlis  è un marito (fin troppo) comprensivo, amorevole, fedele e pronto a combattere al fianco della moglie di cui condivide un sogno, è Michelle Yeoh la star indiscussa dell’opera. Non solo è stata lei a volere a tutti i costi realizzare il film, ma nell’indossare i panni dell’eroina birmana adotta una trasformazioni incredibile: minuta, fragile, elegante, intensa in ogni scena, l’attrice hongkonghese risulta in ogni situazione perfetta, calandosi perfettamente nella parte, mimando i modi di camminare, di muoversi e di parlare della reale Aung San Suu Kyi.

Giudizio

132 minuti potrebbero sembrare troppo per un biopic, ma il tempo scorre rapidamente, e quello che rimane alla fine della pellicola è una grande ammirazione ed il piacere di aver visto un film non perfetto ma necessario.

Consigliatissimo.

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