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Romanzo di una strage: la recensione

Il dodici dicembre, alle 16:37, l’Italia fu sconvolta da un tragico fatto di cronaca: a Milano, in Piazza Fontana, esplose una bomba nell’edificio della Banca popolare dell’Agricoltura. Le diciassette vittime e gli ottantotto feriti non hanno avuto, ancora oggi, giustizia. Una seconda bomba fu rinvenuta inesplosa  in Piazza della Scala, una terza esplose in quel di Roma (nel sottopassaggio tra Via Veneto e Via San Basilio). Nella capitale altri due ordigni, in zona Piazza Venezia-Altare della Patria, ferirono quattro persone non causando, fortunatamente vittime.Oggi, il cinema racconta quel terribile giorno e lo fa grazie a Marco Tullio Giordana, regista del film “Romanzo di una strage”. Nel cast spiccano i nomi di Valerio Mastrandea (nei panni del Commissario Calabresi) e Pierfrancesco Favino (nel ruolo dell’anarchico Giuseppe Pinelli), mentre l’attrice Laura Chiatti interpreta la moglie del Commissario Calabresi.

Il film

Siamo nel pieno della cosiddetta strategia della tensione, nel 1969, con l’Italia letteralmente spaccata tra destra e sinistra. Nel mezzo, gli anarchici apparentemente non schierati con nessuno ma nell’occhio del ciclone e tenuti sotto stretto controllo dalle forze dell’ordine. Proprio quest’ultime hanno uno scomodo ruolo: accusati dal popolo, lasciati soli dalle oscure manovre politiche. A Milano esplode una bomba, le rivolte in piazza sono già un ricordo di fronte a una delle più grosse e sanguinarie stragi che la nostra nazione conosca. La prima pista presa in considerazione dalla Polizia è quella anarchica, tra cui spicca la figura di Giuseppe Pinelli, un leader autorevole che pratica la non violenza. Il sospetto è che però qualcosa sia sfuggito al suo controllo e che alcuni uomini possano aver agito da “cani sciolti”, come quel Pietro Valpreda – oggi scrittore – che fu processato e successivamente assolto per insufficienza di prove. Sarà il Commissario Calabresi ad indagare sul caso di Piazza Fontana ma durante un interrogatorio al gruppo anarchico, qualcosa va storto.

Romanzo di una strage

Giudizio sul film

Un film, quello di Giordana, che si “legge” come un libro grazie ad una struttura narrativa a capitoli, che prova a far luce su uno degli eventi italiani mai risolti, quella comunemente chiamata “strage di stato” per cui furono accusati gruppi neonazisti, gruppi della sinistra estrema ed anarchici. Molto vivo, nella prima parte, il rapporto tra il Commissario Calabresi e Pinelli, diversi nel pensiero ma accomunati da principi sani, capaci di intrattenere un rapporto cordiale con tanto di scambio di libri regalati in periodo natalizio. Sarà il tragico evento occorso a Pinelli (suicida o ucciso all’interno della Questura di Milano, ancora oggi la vicenda non appare chiara) a cambiare l’indirizzo del film che si sposta verso un terreno più politico dove le indagini per le esplosioni appaiono come marginali rispetto alla figura del Commissario. Calabresi fu lasciato solo da chi avrebbe dovuto difenderlo e questo traspare ampiamente nella pellicola, non lasciando spazi a dubbi ma  mostrando – in modo chiaro – come fu possibile la campagna d’odio a cui è stato sottoposto. Proprio lui, innocente come Pinelli, cercherà di districarsi tra le accuse dei giornali e le minacce per scoprire la verità. Il film ripercorre, in maniera assai lucida, le varie piste che furono seguite, dagli anarchici alla destra estrema con il forte sospetto che dietro ci sia stata una macchinazione politica ben precisa. Non solo italiana. La versione ufficiale dell’epoca era tinta di nero con l’accusa a gruppi eversivi di destra di aver voluto instillare un clima di terrore nella popolazione per ottenere misure restrittive da parte dello stato funzionali a un successivo tentativo di colpo di stato. Basti pensare che nel 1970, un anno dopo la strage, Junio Valerio Borghese, ufficiale della Decima MAS , provò a prendere il potere con un golpe, poi misteriosamente interrotto. La sua figura, come quella di Stefano delle Chiaie, rimane sullo sfondo nella pellicola di Giordana che non opta per una posizione precisa lasciando lo spettatore  a una fredda ricostruzione dei fatti con l’obiettivo – primario – di raccontare un “romanzo” attraverso le gesta di due figure agli antipodi come un anarchico e un poliziotto.

Commenti finali

Lucidamente,  Giordana ci regala una pellicola preziosa e ben riuscita che si fa apprezzare per le intense performance di Favino e di Valerio Mastrandea. La fotografia è importante mentre la colonna sonora lascia a desiderare, non emulando altre pellicole “storiche” italiane che negli ultimi anni hanno trovato nella musica un importante alleato delle immagini. “Romanzo di una strage” è indubbiamente un film coraggioso e, nonostante la neutralità, lascerà riflettere  e non poco portando lo spettatore a porsi più di una domanda. E questo è un aspetto importante: al pubblico è lasciato il libero arbitrio.  La pellicola non è faziosa, non giudica e non condanna ma lascia una inevitabile sensazione di amarezza.

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