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Biancaneve e il cacciatore: la recensione

“Biancaneve e il cacciatore” è il secondo adattamento della celebre fiaba europea dei Fratelli Grimm, prodotto nell’ultimo anno. La principessa, già protagonista nel “Biancaneve (“Mirror Mirror”) di Tarsem Singh, si muove in una dimensione più attinente all’originale dimenticando la versione melliflua disneyana per vestire i panni di una nobile guerriera pronta a tutto per sfidare in una epica battaglia la Regina cattiva. Alla regia del film troviamo Rupert Sanders che dirige un cast stellare: dal Premio Oscar Charlize Theron nel ruolo della matrigna e Regina Ravenna a Chris Hemsworth (il cacciatore), Kristen Stewart (Biancaneve), e Sam Clafin, attore protagonista del blockbuster “Pirati dei Caraibi – Ai confini del mare”, che qui troviamo nelle vesti del giovane duca William. Nomi importanti anche tra i co-protagonisti “nani”: Ian McShane, Ray Winstone, Nick Frost, Bob Hoskins, Toby Jones, Eddie Marsan, Johnny Harris e Brian Gleeson, sono stati scelti per interpretare i piccoli e fedeli amici della principessa. Da segnalare, infine, l’interpetazione di Sam Spruell, fratello malvagio della Regina e a lei sottomesso.

Il film

Biancaneve è la figlia del Re Magnus e della Regina Eleanor che, una volta scomparsa, lascerà un enorme vuoto nel cuore della bambina e in quello del Re. Un vuoto che sembra, apparentemente, poter essere colmato dall’incontro fortuito di Magnus con una splendida ragazza tenuta prigioniera da una temibile e oscura armata di vetro. Colpito da tanta bellezza, il padre di Biancaneve decide di sposarsi ma durante la prima notte di nozze viene barbaramente ucciso dalla moglie che, una volta smessi i panni della ingenua e spaurita fanciulla, si rivela essere la malvagia e potente Ravenna che grazie a un incantesimo ha ricevuto degli straordinari e illimitati poteri magici che utilizza per soddisfare la sua voglia insaziabile di potere ed eterna giovinezza. Il castello viene assediato dall’armata di Ravenna e Biancaneve verrà imprigionata in una angusta torre dove sarà costretta a vivere esautorata nella più totale solitudine e indifferenza.

La "Regina Ravenna", Charlize Theron

Giudizio sul film

Nel brillante prologo è già intuibile il desiderio di trasportare sullo schermo una Biancaneve sì rivisitata e moderna ma, allo stesso tempo, decisamente più veritiera e simile a quella immaginata dai celebri fratelli teutonici. Grazie al narratore fuori campo ci viene raccontata la nascita della principessa e i primi anni di vita. In seguito a una battaglia, decisamente ben ricostruita, il film entra nel vivo e l’ambientazione fantasy è colorata, egregiamente, con pennellate belliche, quasi a voler sottolineare le intenzioni epiche della produzione.

La locandina del film Biancaneve e il cacciatore

Nella prima parte “Biancaneve e il cacciatore” racconta di una giovane prigioniera in fuga, costretta a rifugiarsi nella Foresta Oscura dove la natura ostile si nutre delle nostre paure, tra alberi attorcigliati che diventano velenosi serpenti o corvi,  giganteschi troll e sabbie mobili. L’ambientazione dark, in contrapposizione al bosco delle fate dove vivono simpatici esseri ed animaletti vari, funziona anche se risulta essere “troppo sfruttata”, Qui Biancaneve incontra il cacciatore, un uomo dalle indubbie qualità da guerriero, arruolato da Ravenna per catturare la fuggiasca principessa. Incantato dalla dolcezza e dalla bellezza di Biancaneve, il cacciatore deciderà di difenderla dal manipolo di uomini guidato da Finn, portandola al sicuro presso un piccolo villaggio improvvisato dove vivono donne – gli uomini sono in guerra – dai visi segnati da vistose cicatrici: uno stratagemma per non rendersi “appetibili” alla malvagia Regina che per mantenere il suo etereo aspetto è costretta a nutrirsi dell’anima delle giovani fanciulle. Anche in questo caso la pace momentanea viene spezzata dalle fiamme provocate dalla “squadra di recupero” capitanata da Finn.

Il canovaccio appare evidente e rischia di diventare prevedibile: momenti di serenità e di pace sono lacerati da repentini e vigliacchi attacchi, la  natura viene depauperata da fiamme, lance, frecce e violenti corpo a corpo. In questa alternanza di sentimenti si riconosce il leitmotiv del film che impone una divisione chiara tra bene e male, tra bianco e nero, tra la purezza e l’innocenza di Biancaneve e la malignità della despota Ravenna.

Nella seconda parte la pellicola scende di tono, mentre la principessa e il cacciatore incontrano i celebri nani che, dopo lo scetticismo iniziale, si riveleranno essenziali per la epica battaglia finale.

Commenti finali

Sanders riesce dove aveva fallito il suo collega indiano Singh, proponendoci una storia, aderente alla fiaba, ma allo stesso tempo totalmente indipendente tanto che la riconoscibilità dei personaggi è, alla fine, solo data dal nome. Biancaneve è rappresentata come una moderna eroina, coraggiosa e intraprendente (peccato che Kristen Stewart non sia all’altezza), mentre Ravenna (Charlize Theron si conferma come una delle attrici più brave della sua generazione, anche se eccedendo rischia di sfociare nella caricatura) è un archetipo tirannico, che costringe il popolo alla sottomissione per un tornaconto personale. L’unica soluzione è una rivoluzione con pochi mezzi e dove anche i più deboli possono essere protagonisti. Forse non ce ne siamo mai accorti ma Biancaneve, la Biancaneve di Sanders è ancora tremendamente attuale.

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