Il catalano Jaume Balagueró può essere considerato a tutti gli effetti come il maggiore esponente di quella cultura cinematografica horror spagnola esplosa negli ultimi anni. Film come “Nameless”, “Darkness”, “Fragile” e la trilogia di “Rec” (in collaborazione con Paco Plaza, regista del terzo capitolo mentre Balagueró sarà dietro la cinepresa per il quarto episodio) hanno permesso al cineasta iberico di imporsi come un vero maestro del genere. “Bed Time”, uscito in lingua originale con il titolo “Mientras duermes”, è la sua ultima fatica cinematografica, ambientata nella “amata” Barcelona e che vede come protagonisti Luis Tosar (Malamadre nella pellicola “Cella 211”) e Marta Etura.
Il film
César (Luis Tosar) è l’umile custode di un palazzo di lusso di Barcelona, a cui i condomini si rivolgono per risolvere qualsiasi tipo di problema. Eppure non è felice della sua vita, e ogni mattina vive in maniera routinizzata il suo risveglio portando avanti una esistenza triste e vuota, senza motivazioni. Conosce ogni angolo del “suo” palazzo, e studia attentamente i movimenti di tutti i residenti, soprattutto, è una graziosa ragazza di nome Clara ad attirare le sue attenzioni. Clara è bella, felicemente fidanzata e con un buon lavoro. Sembra davvero realizzata ed è proprio questo che scatenerà la furia del custode convinto di poter portare la ragazza alla disperazione assoluta facendole provare quello che egli stesso sente ogni giorno.
Giudizio sul film
Balagueró scopre subito le carte e l’inizio del film è dedicato al tetro custode César che, in bilico sul cornicione del tetto del palazzo, ripensa alla sua “insulsa” esistenza meditando, per l’ennesima volta, di farla finita. La vita di César viene scandita dalle sovraimpressioni che ci indicano i vari giorni della settimana quasi a voler rimarcare la quotidianità a cui è “costretto”. Ed ecco la prima sopresa: egli si sveglia accanto a una giovane e avvenente ragazza, quella Clara da cui è ossessionato tanto da portarlo ad introdursi nella sua abitazione ogni notte, con una regolarità disarmante e allo stesso tempo agghiacciante. Uno stalker che agisce nella oscurità, ed è proprio nella totale vulnerabilità della ragazza – che viene ripetutamente drogata – che si nasconde la formula vincente del film capace di portare l’orrore all’interno della nostra vita, senza possibilità di difesa. Morboso con la madre, gravemente ammalata, César cerca di portare a termine un oscuro piano conquistando, in maniera disonesta, la fiducia della ragazza.
Peccato che non sarà così semplice: “Bed Time” è una pellicola che tiene lo spettatore con il fiato sospeso, imbarazzandolo, coinvolgendolo, spaventandolo. Eliminando, o quasi, le forzature tipiche del cinema horror, Balagueró firma una pellicola in stile hitchcockiano con grande attenzione ai particolari e una creazione della suspense tipica del regista inglese e di Brian De Palma. Toccando le corde del thriller psicologico, il regista ci spaventa grazie alla estrema naturalezza dei comportamenti umani, dalla fiducia all’amore, proponendoci un personaggio meschino, un bad boy vecchia maniera e non il classico serial killer “tipico” da cinema dell’orrore.
César è un infelice, aspirante suicida, bugiardo, e meticoloso, anche troppo, e riesce ad agire in quella dimensione condominiale con una naturalezza spiazzante (anche se “cinematograficamente” forzata) come se fosse un fantasma, notato esclusivamente da una bimba impicciona e ricattatrice.
Mentre l’inizio del film lascia spazio a diverse interpretazioni (sogno o realtà?) nel prosieguo della pellicola la speranza lascia spazio alla incredulità, e alla disperazione sia della protagonista che dello spettatore entrambi intrappolati, seppure in contesti diversi, e costretti a subire una vendetta ingiustificata. L’unica colpa di Clara è essere felice ed apparire sorridente sin dalle prime ore del mattino mentre per quel custode con sveglia all’alba non vi è possibilità di sperare in una vita migliore.
Commenti finali
Grazie a una regia asciutta e pulita, Balagueró confeziona un horror vecchia maniera con un velato omaggio al Norman Bates di “Psycho” (se possibile, César è ancora più perfido) e una rappresentazione dei personaggi decisamente agli antipodi. Come già in “Rec”, il regista spagnolo dipinge uno spazio ristretto senza possibilità di fuga (e questo contribuisce al terrore) eccedendo in alcune situazioni – decisamente paradossali – con il rischio di una brusca interruzione della sospensione dell’incredulità, ma riscattandosi con un finale arricchito da un brillante e inaspettato colpo di scena.
Decisamente consigliato
[starreview tpl=16]