Nella suggestiva cornice dell’hotel Hassler di Roma si è tenuta la conferenza stampa della pellicola The Bourne Legacy, quarto episodio della saga dell’agente Jason Bourne. Nel film, assente Matt Damon, troviamo due importanti new entry: Edward Norton e Jeremy Renner. Entrambi, accompagnati dal regista del film Tony Gilroy, hanno risposto alle domande dei giornalisti presenti. Ad esordire è stato proprio il noto regista scusandosi per non aver potuto presentare la pellicola completa nella anteprima tenutasi nella capitale qualche giorno prima.
Gilroy: “Mi dispiace che non abbiate potuto vedere tutto il film ma abbiamo appena finito di montarlo. Ci sono molte cose familiari ai fan di Bourne, come location, viaggi e tanta azione ma anche alcune differenze: abbiamo ampliato la prospettiva della saga, i luoghi dove siamo andati e cosa facciamo, offrendo così un panorama davvero epico.”
Una domanda per i due interpreti: Cosa vi affascinava del film e dei personaggi che interpretate?
Renner: ” Ci sono un paio d’ore di cinema fantastico, c’è il rapporto tra buono e cattivo e con Ed ( Edward Norton n.d.r.) mi sono trovato benissimo nonostante abbiamo lavorato nello stesso luogo solo per una giornata. Nel film c’è questo scontro di intelligenze tra il mio personaggio e quello di Norton e questo è positivo perché fa fluire bene la pellicola”.
Norton: ” Sono un grande ammiratore di questi due personaggi da molto tempo e quando entri in una saga ti chiedi che cosa fa continuare la storia e perché diventa qualcosa di nuovo. Mi piacciono i film di Tony e mi sono chiesto cosa lo avesse spinto a girare un altro Bourne, e mi è piaciuto il modo in cui ci siamo tuffati sulle zone grigie e nei compromessi di moralità. Questo ha permesso di raggiungere una dimensione morale superiore rispetto agli altri film”.
Lei ha girato molti film d’azione, come Mission: Impossible – Protocollo Fantasma e The Hurt Locker. Il personaggio del film della Bigelow e questo Aaron Cross sono due eroi?
Renner: ” Non so molto sulla figura dell’eroe, ma sicuramente non si possono paragonare due film, sono come due quadri, due dipinti, cose completamente diverse che si muovono in circostanze diverse. Non penso che questi siano eroi e non penso alla figura dell’eroe quando recito ma cerco di dara una rappresentazione più onesta possibile del personaggio. Forse Aaron è più un anti eroe e una vittima delle circostanze”.
Il portagonista di The Bourne Legacy sembra un nuovo James Bond, un personaggio d’azione, moderno, che si muove in diverse location
Gilroy: ” Assistiamo a un momento importante della industria cinematografica, ci sono enormi franchise, film serializzati, come un ritorno agli anni trenta del cinema, dove c’erano film in serie e ogni volta si decideva come andare avanti e cosa aggiungere alla storia. C’era la possibilità di fare un nuovo film come la serie di James Bond o Spider – Man della Marvel. Noi abbiamo visto cosa era stato fatto nella trilogia e abbiamo capito che c’era la possibilità di andare avanti, c’era molto appetito e ci siamo fatti trovare pronti per procedere. The Bourne Ultimatum è il vero catalizzatore della storia, è la dinamo del nostro film ma ci siamo chiesti se fosse solo una minima parte di una realtà molto più grande. Se dovesse funzionare questa nostra aspirazione vorrà dire che siamo riusciti a costruire una nuova metodologia ma rimanendo fedeli alla storia dove c’è sempre stata grande integrità e assenza di cinismo e vogliamo restare fedeli a questa filosofia, coerenti ai fini della narrazione cinematografica”.
Qual è il personaggio, tra quelli interpretati in carriera, che ti ha lasciato di più? E come lo leghi con questo interpretato in The Bourne Legacy?
Norton: ” Credo, in generale, che ogni attore sia attratto dai personaggi complessi e quelli su cui ho lavorato io mi hanno portato grosse soddisfazioni, soprattutto quei personaggi legati a un paradosso, difficili da rinchiudere in una categoria e contradditori. Anche nella vita credo che le persone contradditorie siano in fondo le più interessanti. Quello che mi è piaciuto di Tony (il regista) è il triangolo che ha creato tra me Renner e la Weisz, c’è un ritratto generale in cui ognuno di questi personaggi prende delle decisioni importanti basate sui loro ideali ma allo stesso tempo sono costretti a scendere a compromessi e fare cose che non ricadono nella categoria del “bene”. I personaggi del film compiono delle azioni immorali ma perché convinti di agire in nome di un bene superiore. Queste razionalizzazioni sono attuali nella nostra cultura. Tony ha ragione quando dice che i film di Bourne attraggono il pubblico, oltre all’azione, perché rappresentano il ritratto di un mondo che esiste realmente a differenza di film come 007 e Mission: Impossible che sono più pellicole da supereroi, ambientate in un mondo di finzione.”
I primi tre film sono identificati col personaggio interpretato da Matt Damon. Immagino che sia stato difficile sostituirlo. Come è stata affrontata l’uscita di scena di Damon e l’ingresso di Renner?
Gilroy: ” Dopo aver lavorato a The Bourne Ultimatum pensavo che Bourne non facesse più parte della mia vita e mi sono dedicato alla lavorazione di Michael Clayton. Ma, tutti, sostenevano che avremmo dovuto continuare anche se non era effettivamente facile capire come andare avanti. Durante una riunione con un team di persone sono state proposte diverse idee anche se molti dicevano che non si poteva andare avanti senza Matt Damon perché Jason Bourne è lui. Allora abbiamo accettato di prendere una strada nuova con l’ingresso di un personaggio diverso da Jason Bourne e di espandere la storia mostrando quanto era successo prima. In questo modo siamo potuti restare fedeli all’originale anche se non è stato facile trovare un personaggio per cui il gioco valesse la candela. Una volta uscito fuori Aaron Cross ho capito che avremmo fatto un quarto film. Ho cominciato a lavorare alla sceneggiatura e una volta disponibile Jeremy gli abbiamo fatto firmare il contratto. All’inizio in molti erano seccati per la scelta di voler proseguire con la storia ma ora quelle stesse persone si sono ricredute e ci hanno aiutato ad espandere la prospettiva della storia”.
Che differenze ci sono tra Aaron Cross e Jason Bourne?
Gilroy: ” Nei primi tre film avete visto Jason Bourne che faceva parte di un programma speciale della CIA. In The Bourne Legacy scopriremo che Norton è sempre stato nella storia di Bourne, lui è il burattinaio che tira le fila a capo di una organizzazione segreta che ha sede a Washington dove si trovano militari addestrati e un ottimo servizio di intelligence. Jason Bourne era un assassino ed è stato decisamente interessante raccontare un personaggio del genere, un killer spietato ma dotato di moralità. In questo caso abbiamo invece immaginato una storia decisamente più complessa con Aaron che non è semplicemente un assassino ma, come gli altri agenti Outcome, ha un incarico lungo e preciso e ha dovuto sviluppare un notevole senso di adattamento e molta furbizia”.
Renner: “Rispetto a Jason Bourne, Aaron Cross è più determinato e si rende perfettamente conto di quello che sta facendo. Vuole fare parte del progetto, ha una missione e vive ogni giornata, alzandosi dal letto, con un obiettivo, un po’ come tutti noi”.
Parlava di personaggi contradditori, anche lei è così? Le piace il cinema italiano e come reputa il mestiere di attore?
Norton: ” È un lavoro splendido se si riesce a farlo. Nel mondo di oggi avere un lavoro che ti piace è una bella sensazione. Fare l’attore significa gran divertimento ma è anche un apprendimento costante perché in ogni film si entra in un mondo nuovo e diverso. Mi ritengo un privilegiato perché grazie al mio lavoro posso continuamente crescere. Molto di quello che avviene nel mondo televisivo e cinematografico è sovradimensionato. Attrarre il pubblico è uno splendido modo per comunicare, le persone vanno a vedere un film per divertirsi, per svagarsi ma anche per immergersi in temi scottanti e giungere a una maggiore conoscenza del mondo e di se stessi. Ognuno è un po’ contradditorio, e spesso la forza che abbiamo bilancia le nostre debolezze e in questo penso di non essere diverso dalle altre persone. La recitazione è per me un processo molto importante e penso sempre, all’inizio, alla costruzione del personaggio e a come farlo funzionare nel film. Quando parlo di contraddizioni e di paradossi mi riferisco anche alla costruzione del personaggio fatta nella sceneggiatura: riesco a immergermi nella storia in maniera migliore se mi trovo a dover recitare nei panni di un personaggio complesso, di difficile definizione. Quando Tony mi ha detto che avrei fatto il cattivo ho pensato che in fondo non c’era niente che potesse portare a credere che il mio personaggio fosse veramente malvagio. È sfumato e all’estremo del protagonista ma anche decisamente ambivalente e nelle sue azioni non c’è nulla che lo possa classificare in maniera decisa come un cattivo. Il cinema italiano mi piace moltissimo, ho visto recentemente Mamma Roma e ritengo Anna Magnani una attrice staordinaria, sembra quasi uscire dallo schermo. Ho visto anche Amarcord”.
Gilroy: “Il divo, Gomorra e Io sono l’amore sono tre film italiani usciti nell’arco di poco tempo e sono tutti magnifici”.
Come ti sei preparato a questo ruolo?
Renner: “Ho fatto molto stretching, stretching e ancora stretching. La capacità fisica del personaggio è essenziale e ho dovuto passare molte ore in palestra per poter essere al meglio. Cross è un personaggio dalla spiccata fisicità ci sono diversi combattimenti e quindi la preparazione fisica è stata fondamentale per la riuscita del film”.
Nella 25ª ora interpreti uno spacciatore, e anche in The Bourne Legacy interpreti un personaggio dal lato oscuro. Ci sono delle somiglianze?
Norton : “È importante capire la profondità dei personaggi. Nella mia carriera mi è capitato di recitare nel ruolo di un intrattenitore per bambini o nei panni di un mostro verde ed è proprio questa la bellezza di questo lavoro che ti permette di poter fare cose molto diverse tra loro. La 25ª ora è comunque molto diverso da questo film, non li trovo simili”.
Hai preso alcuni punti di riferimento dai grandi “cattivi” del cinema?
Norton : “È difficile definire un cattivo, forse sono quelli che si arricciano i baffi? Questa è una interrogazione di storia della cinematografia! Vediamo, mi è piaciuto Daniel Day Lewis in There Will Be Blood (Il petroliere) e Gene Hackman in Superman. Mi piacciono i cattivi persuasivi, quelli con cui andresti volentieri a cena”.
Ormai la vediamo ovunque, The Avengers, Mission: Impossible – Protocollo Fantasma e ora The Bourne Legacy. Fosse nato prima avrebbero scelto lei per interpretare Ethan Hunt in Mission Impossible o magari Jason Bourne al posto di Matt Damon? E nelle scene girate a Manila era sempre lei a guidare la moto o avevate una controfigura?
Renner: ” Non fatemi domande impossibili alle quali non posso rispondere! Sono cresciuto con Mission Impossible e trovo Tom Cruise straordinario. Vi posso dire che comunque no, non avrei voluto interpretare né Ethan Hunt né Jason Bourne. A manila il 90% delle scene le ho girate senza controfigura anche se ho avuto paura per Rachel che era dietro di me in moto. Se ho un passeggero con me sono terrorizzato perché ho paura per lui. è una responsabilità che mi intimorisce soprattutto nel momento di girare in un paese del terzo mondo pieno di gente e ad alta velocità”.
La conosciamo per i ruoli in film d’azione ma accetterebbe una parte in una commedia romantica?
Renner: ” Ho fatto molti film d’azione perché mi piacciono e non posso dire cosa farò in futuro ma non sono attratto dalla commedia romantica perché, secondo me, è priva complessità. Meglio una tragedia romantica che derivi dalla tradizione greca o shakesperiana. Farei un Kramer contro Kramer o un Tootsie ma le commedie che piacciono a me ormai non vengono più realizzate”.