Dopo aver riscosso successo e polemiche per il suo “Diaz“, Daniele Vicari si prepara a presentare un altro documentario. Si tratta de “La nave dolce“, che sarà presentato alla 69esima Mostra del Cinema di Venezia tra pochi giorni, nella sezione ufficiale Fuori Concorso.
La storia riguarda quello che è stato definito il primo respingimento di massa in Italia, Daniele Vicari ci porta nel 1991 nel porto di Bari. All’epoca avvenne “lo sbarco dei ventimila” quando dall’Albania ventimila persone, appunto, arrivarono in Italia sulla nave Vlora.
Sebbene il film sia ambientato in Puglia ormai vent’anni fa, l’argomento è più attuale che mai e racconta i primi sbarchi di migranti nel nostro Paese. Ne “La nave dolce” tra i tanti personaggi troviamo anche Kledi Kaiu, che in Italia ha trovato il successo come ballerino, ma che all’epoca dei fatti era presente e ricorda ancora la paura e le sensazioni provate, raccontando che per la sete arrivò a bere l’acqua salata.
La nave Vlora approdava al porto di Bari l’8 agosto 1991, i ventimila albanesi che si trovavano a bordo erano saliti a Durazzo con la forza, assaltando la nave per sfuggire alle tragedie del loro Paese e trovare la fortuna in Italia. A seguito dello sbarco, i profughi furono catturati ed imprigionati per poi essere rimpatriati con l’inganno. Era stato detto loro che sarebbero andati a Roma ed invece fecero ritorno a casa, solo 1500 di loro riuscirono a sfuggire alla cattura.
Il regista Daniele Vicari ha parlato del progetto de “La nave dolce“, com’è nato e com’è stato realizzarlo:
Non è facile raccontare un evento collettivo al cinema, il territorio privilegiato del racconto cinematografico solitamente è l’eroe o l’antieroe. La nave dolce si intreccia nella mia coscienza di narratore con Diaz. Non so dire fino in fondo il perché, ma sento che hanno qualcosa in comune. Oltre alla casualità di essere stati realizzati contemporaneamente, parallelamente, entrambi raccontano episodi collettivi che rappresentano una porzione di avvenimenti storico-politici più grandi e complessi. Ma entrambi nell’essere la “pars pro toto” tentano di restituire il senso del tutto attraverso l’esperienza di una molteplicità di persone. Come Diaz, La nave dolce è un film che mi si è imposto, mi ha costretto a superare lo schema narrativo in tre atti, prendendo a prestito strutture più ampie dalla tragedia e dalla narrativa classica. I due film sono una sfida radicale ai miei limiti di narratore, devo ammetterlo. Infatti sono due “mostri” che mi hanno fatto soffrire e gioire come non mi era mai accaduto prima. E come Diaz, La nave dolce è frutto di un grande lavoro collettivo, reso possibile dalla determinazione e dalla passione della Indigo Film e della Apulia Film Commission.
Daniele Vicari in questi anni si è affermato nel mondo del cinema italiano con le sue storie estremamente reali: nel suo curriculum troviamo “Uomini e lupi”, “Velocità massima”, “Il mio paese” e “Il mio passato è una terra straniera”. Grazie a “Diaz“, che ha fatto molto scalpore in Italia, ha ottenuto il Premio del Pubblico al Festival di Berlino insieme a “Parada” e “Xingu”, nel 2003 e nel 2007 ha vinto due David di Donatello. Non ci resta che vedere che reazioni susciterà a Venezia con “La nave dolce“, intanto vi rimandiamo al trailer, buona visione!
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