Siamo arrivati al giro di boa di questa Mostra del Cinema di Venezia 2012. Quest’oggi sono stati presentati due film del concorso, tra cui spicca la nuova pellicola di Terrence Malick, vale a dire “To the Wonder” con Ben Affleck, Rachel McAdams e Olga Kurylenko.
Dopo aver visitato il Monte Saint Michel – noto come una delle meraviglie della Francia (da qui il “Wonder” del titolo) – Marina (Olga Kurylenko) e Neil (Ben Affleck) sono all’apice della loro storia d’amore. Arrivati in Oklahoma, per loro iniziano i problemi. Marina fa la conoscenza di un prete in crisi di vocazione, mentre Neil riallaccia il rapporto con una sua amica d’infanzia, Jane (Rachel McAdams).
Malick prosegue il percorso di decostruzione narrativa in senso classico intrapreso in film come “La sottile linea rossa”, “The New World” e il recente “The Tree of Life”. Proprio con il film premiato lo scorso anno a Cannes “To the Wonder” ha i maggiori punti in comune, sia per la componente autobiografica molto forte in esso presente che per una scelta stilistica e visiva spesso e volentieri radicale, che fa di “To the Wonder” un film ermetico, ellittico, molto faticoso, ma al tempo stesso affascinante.
E nonostante una certa dose di manierismo faccia capolino di tanto in tanto, “To the Wonder” riesce a colpire sia per la sua potenza e per la sua ricchezza visiva, sia per il profondo senso di fatalismo e disperazione che sembra irradiare ciascuno dei personaggi del film, con particolare riferimento al prete interpretato da Javier Bardem. Voto: 8
Come prevedibile, dato il carattere estremamente schivo del regista, Terrence Malick non è a Venezia (anche se diversi rumor lo danno presente in Laguna e segretamente nascosto). Oltre a lui assenti d’eccezione Ben Affleck, Rachel McAdams e Javier Bardem. La sola Olga Kurylenko è arrivata a Venezia per presentare il film.
La proiezione stampa ha riservato diversi applausi, ma altrettanti fischi al nuovo film di Malick, opera destinata a dividere radicalmente.
Altro film del concorso veneziano presentato quest’oggi è “Fill the Void”, film d’esordio della regista israeliana di Rama Burshtein.
Shira è la figlia più giovane di una famiglia ebrea ortodossa di Tel Aviv. Promessa sposa ad un giovane della sua stessa età e della stessa estrazione sociale, Shira è felice ed eccitata per il sogno che si sta avverando. Durante la festività del Purim, la sorella maggiore Esther, muore di parto mettendo al mondo il suo primogenito. L’angoscia e il dolore che colpisce la famiglia fa sì che il matrimonio di Shira venga messo in secondo piano.
Tutto cambia quando a Yochay, il marito di Esther, viene proposto di unirsi ad una vedova belga. Yochay ritiene che sia troppo presto, pur sapendo che prima o poi dovrà prendere seriamente in considerazione l’ipotesi di sposarsi nuovamente. Quando la suocera scopre che Yochay potrebbe lasciare il paese con il suo unico nipote, propone un’unione tra Shira e il vedovo. Shira dovrà dunque scegliere se ascoltare il suo cuore o seguire la volontà della famiglia…
Dolente e rarefatto, scandito da tempi estremamente dilatati, il film di Rama Burshtein ha tutti i pregi e i difetti dell’opera prima. La regista mostra un certo coraggio nella scelta di un argomento delicato e di una lente di osservazione della realtà a metà tra il melodrammatico e il grottesco. Al tempo stesso però non sempre riesce a gestire con il necessario polso il materiale drammaturgico di cui dispone, perdendosi in lungaggini e ridondanze che vanificano quanto di buono fatto in precedenza. Promossa comunque, ma con riserva. Voto: 6