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“La nave dolce”: la recensione

Già regista di “Diaz“, Daniele Vicari ci propone in questo periodo il suo ultimo progetto, “La nave dolce“. Realizzato in parte prima ed in parte dopo il succitato “Diaz“, che contribuì a denunciare uno degli avvenimenti più bui della nostra storia recente (la mattanza degli studenti della scuola Diaz da parte delle forze di polizia), “La nave dolce” ci riporta indietro all’epoca di quello che è ricordato come il primo sbarco di massa di clandestini, ma che in realtà è il primo grande respingimento di massa, l’8 Agosto 1991.

E’ su questo punto che ruota infatti la parte più importante del docu-film, che grazie all’intervento di testimoni presenti all’epoca degli avvenimenti, di filmati dell’epoca e di un montaggio molto incalzante, ci racconta i fatti di quello che fu un caso senza precedenti. Insieme ai racconti di chi su quella nave ha compiuto quel viaggio, quasi in preda ad un istinto naturale migratorio per sfuggire alla fame, all’oppressione ed alla mancanza di libertà, Daniele Vicari ci porta in un contesto particolare dove, come appare chiaro fin da subito, la storia reale fu molto diversa da come il senso comune l’ha lungamente riportata.

La locandina de “La nave dolce”

Il lavoro di Vicari non accusa alcun momento di stanca, neanche quando (con grande merito) sottolinea anche i retroscena politici ed organizzativi, che mostrarono non solo l’Italia completamente impreparata ad un evento del genere, ma anche la totale mancanza di capacità di operare da parte dello Stato, che in compenso giudicò intollerabile la mancanza di obbedienza del potere locale, che invece si era mosso per consentire alle decine di migliaia di persone sbarcate un trattamento umano e dignitoso. La cura nella scelta del materiale d’archivio ed un montaggio che in alcuni punti è degno di un film d’azione ed in altri di un delicato racconto, è un’altra grande vittoria, sia stilistica che funzionale, che merita particolare attenzione. Almeno quanto le testimonianze, a tratti emozionanti, dei testimoni che parlano direttamente al pubblico con la semplicità disarmante di chi non racconta una storia, ma la propria storia.

Riportiamo alcuni stralci della conferenza stampa del 30 Ottobre alla quale sono intervenuti diversi collaboratori e lo stesso Daniele Vicari che ha esternato le sue impressioni:

Ricordo vividamente l’emozione di visionare il materiale d’archivio. Gli operatori delle televisioni notai, col passare dei giorni dell’emergenza stringevano sempre di più le inquadrature, avvicinandosi sempre di più, come a restituire umanità a quell’evento tramite visi, mani e sguardi, che solo pochi giorni prima erano ripresi in lontananza, persi nel mare brulicante di migliaia di corpi. Quell’evento rappresenta la “perdita dell’innocenza di un popolo” che ha conosciuto la fine del sogno sbirciato dagli apparecchi televisivi, dai quali l’Italia sembrava ai loro occhi un paradiso. Ma è un concetto che vale anche per chi l’ha vissuto dall’altra parte, dando inizio, se vogliamo, a quella che è l’Italia contemporanea.

Un’altra immagine promozionale de “La nave dolce”

Fra i testimoni che hanno collaborato al film è intervenuto anche il celebre Kledi Kadiu, che su quella nave era presente, che ha rafforzato quanto espresso nel film, parlando di quell’esperienza:

Non è stato premeditato. Attratti da quanto visto in tv e stritolati da quanto vivevamo, era arrivato il momento di partire e complice l’incoscienza, partimmo. Sono contento (fra virgolette) di aver fatto parte di quello che è senza dubbio un evento storico.

Ed il regista ha poi avuto modo di aggiungere:

Ritengo che il cinema documentaristico italiano abbia le carte in regola per arrivare dove il cinema di finzione spesso di questi tempi non è in grado di fare.

Assolutamente d’accordo con il regista, vista la qualità del lavoro, ricordiamo che la pellicola è in uscita nelle sale l’8 Novembre. “La nave dolce“, ultimo film di Daniele Vicari è un’opera interessantissima e delicata, che trova nella sua capacità di riportare dei fatti avvenuti venti anni fa, la sua forza maggiore. Specie mostrando la radice di quello che sarà l’Italia nel ventennio successivo. Da vedere assolutamente.

Voto:

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Andrea Lupia
Scrittore, disegnatore, attore e poeta lo-fi.
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